L’arresto lampo della terrorista curdo-siriana nasconde una pericolosa lotta intestina fra corpi intermedi dello Stato in vista delle elezioni generali di giugno. Fra equilibri Nato e nuove alleanze
Missione compiuta. Chiunque abbia organizzato l’attentato rudimentale di Istanbul, infatti, aveva in mente soltanto una finalità: garantirsi che Recep Erdogan salisse sull’aereo che lo portava al G-20 di Bali con bene in mente i fantasmi del golpe dell’agosto 2016. La dinamica dell’accaduto, infatti, esclude una grande organizzazione. E l’arresto-lampo della terrorista curdo-siriana si configura immediatamente come un sorta di teorema Valpreda del Bosforo, un agire in base alla logica cotto e mangiato del capro espiatorio.
Chiunque conosca la storia dell’Irlanda del Nord, ad esempio, sa che quando l’Ira necessitava di una risposta rapida all’esercito britannico e i tempi non consentivano di organizzare un’autobomba, l’opzione preferita era appunto colpire obiettivi civili frequentati da militari e poliziotti come i bar e i pub, abbandonando al loro interno una borsa carica di esplosivo e mimetizzandosi nel caos delle ordinazioni. Il restare impalata in favore di telecamera della presunta terrorista subito prima e dopo lo scoppio, poi, tradisce un’impreparazione assoluta.
Cui prodest, però, questo messaggio, questo recapitare un memo relativo al tintinnar di sciabole sempre presente nel Paese? Proprio la lotta intestina che sta divorando in maniera sempre più feroce i corpi intermedi dello Stato turco, fra esercito che opera da storico bastione della laicità dello Stato e forze di polizia e di intelligence fortemente permeabili a pulsioni confessionali. Nel mezzo, l’ambivalenza storica della presidenza Erdogan, capace di conciliare l’appartenenza alla Nato con spericolate collaborazioni militari con la Russia. Sullo fondo, le elezioni generali del prossimo 18 giugno. Nel centenario della nascita della Turchia moderna come delineata dal Trattato di Losanna. Presidenziali e legislative assieme. In piena deriva weimariana dell’inflazione e con un quadro geopolitico mondiale esplosivo. [...]
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