Psicologia del trading, gli errori più comuni

David Pascucci

29/09/2022

L’aspetto psicologico è fondamentale nel trading, vediamo insieme gli errori più comuni

Psicologia del trading, gli errori più comuni

Il trading è un’attività che richiede molta disciplina, metodo e soprattutto autocontrollo, in sostanza è paragonabile a una professione di alto profilo dove la performance finale è strettamente legata al risultato, un’enorme fonte di stress per chi non è abituato a questa logica lavorativa.

Moltissimi si ritrovano, dopo un’enorme mole di studio, tante ore passate davanti al monitor e tanto studio riguardo la disciplina, a dover fronteggiare situazioni in cui si sa molto sul lavoro da svolgere, ma che alla fine non porta al risultato sperato, ossia fare soldi. L’ossessione di fare soldi, la fretta, la mancanza di disciplina, sono solamente alcuni degli errori più comuni in questo lavoro, problemi che se risolti possono portare al successo in questo lavoro.

L’aspetto psicologico nel trading

Il nostro cervello è il centro di controllo delle nostre azioni. Un insano uso del cervello porta inevitabilmente a recare danni a sé stessi e al prossimo, che si possono evitare semplicemente utilizzando degli accorgimenti specifici per ogni “disturbo”, ovvero una situazione di fastidio psicologico continua nel tempo.

Nel caso del trading, l’errore che il trader commette, sia in fase di apprendimento, sia a livello operativo, arreca un vero e proprio disturbo quando si tratta di dover “aggiustare il tiro” nella propria operatività. La differenza tra un trader di successo e un trader in fase di apprendimento è proprio la gestione di questi aspetti.

Facciamo un esempio: a parità di ore di lavoro sui grafici, a parità di studio di tecniche sia di gestione del rischio che di gestione del capitale e a parità di quoziente intellettivo, il trader che ha il miglior “Mindset” è quello che avrà inevitabilmente successo.

Vediamo quali sono gli errori più comuni.

Pensare di saper fare, l’effetto Dunning Kruger

L’effetto Dunning-Kruger è quella distorsione cognitiva che porta un soggetto a sopravvalutare le proprie abilità e competenze senza avere dati alla mano che le provino. Questo atteggiamento, riscontrabile in molti ambiti della vita, è assolutamente deleterio in quanto alimenta una falsa fiducia in sé che porta a una inevitabile rovina. Socrate diceva che il saggio è colui che «sa di non sapere» e alimenta il germe del dubbio, che è per natura curioso e portato ad aggiornarsi e migliorare, un atteggiamento classico dei “vincenti”.

Attenzione, però: l’eccesso di curiosità può portare a non fare mai nulla e all’immobilità nel trading, pertanto serve il giusto compromesso tra frequente aggiornamento e pratica. In sostanza, colui che pensa di saper fare non arriverà mai a un risultato buono se non nel breve termine, risultando supponente e nel lungo periodo anche “perdente” proprio perché costruisce la sua personalità su un bias cognitivo.

Nel trading, l’errore frequente è proprio quello di pensare di aver capito tutto. In questo ambito è proprio il dubbio a essere fonte di successo, il dubbio alimenta quello spirito di ricerca della soluzione che un soggetto troppo sicuro di sé non avrà mai. Il trading è un’attività in continuo aggiornamento, sia a livello tecnico che operativo, pertanto come in ogni attività professionale, non si “arriva mai”. Essere consapevoli di quanto si fa è il primo passo per evitare questo disturbo, un problema ricorrente, anche se a piccole dosi, soprattutto nelle prime fasi di apprendimento come trader.

Autosabotaggio

L’autosabotaggio è molto ricorrente e facilmente riconducibile ai trader che hanno un ottimo bagaglio tecnico, teorico e pratico. È puramente psicologico e deriva principalmente dalla fretta che il trader ha nel vedere la realizzazione dei suoi risultati lavorativi. Capita spesso, anche ai professionisti, di cadere in queste trappole psicologiche, dalla natura prettamente emotiva.

Immaginate che dopo mesi/anni di lavoro, dove si perdono soldi e tempo, si inizi a guadagnare. Poi, dopo qualche mese di guadagno, arriva un periodo dove si perdono soldi e a un certo punto quasi non ci si riconosce più. Il trader si è letteralmente perso, inizia a dubitare delle proprie capacità e alimenta un circolo vizioso insano, che incide direttamente sulla propria qualità della vita.

Il trader professionista, non solo non ricade in queste fasi, ma soprattutto riconosce emotivamente il loro arrivo, in quanto le ha già vissute in passato, e prende delle contromisure ben precise. Il trader è sulla buona strada per il successo finale solamente se inizia a vedere i danni che porta quest’atteggiament. Le contromisure adottate, alcune standard altre no, saranno fondamentali nel futuro nell’affrontare questi periodi che, in alcuni casi, sono inevitabili.

Overtrading e dipendenza da dopamina

Il trading può essere un’attività caratterizzata da scariche di adrenalina e dopamina. Le sostanze sprigionate nel nostro cervello dopo un trade ottimo, un lauto guadagno o una previsione azzeccata, sono sostanze che creano una sorta di dipendenza, che risulterà deleteria nel lungo periodo e porterà al fallimento.

La dipendenza dalla dopamina fa sì che il trader non operi più con un metodo o un piano di gestione del rischio, bensì in base alla propria emotività. Complice di questa situazione sono sicuramente i vari cliché creati sulla figura del trader, ossia una persona molto attiva e che reagisce al fatto di “avere ragione” come uno scommettitore che esulta dopo aver vinto dei soldi.

Questo è un enorme problema che risulta presente, sia nelle fasi iniziali dell’apprendimento, sia nelle fasi intermedie, dovuto principalmente a un errato approccio a questa attività. Il cambiamento di approccio al trading è sicuramente una chiave per risolvere questo problema, in altri casi potrebbe addirittura essere chiamato in causa un professionista per risolvere un disagio che potrebbe sfociare facilmente nella ludopatia.

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