Esplode la ’guerra’ dell’oro, forzieri di Londra sotto attacco

Laura Naka Antonelli

10 Febbraio 2025 - 15:32

Ansia Donald Trump fa ’vincere’ l’oro. Tutti in fila davanti alla Bank of England, da banche centrali a investitori a banche commerciali. Il caso Italia ’oro alla Patria’.

Esplode la ’guerra’ dell’oro, forzieri di Londra sotto attacco

Ansia Donald Trump, a Londra tutti in fila per ritirare i lingotti dalla Bank of England. È da un po’ di settimane che si leggono titoli del genere sulla stampa internazionale. “Bank of England suffers exodus of gold bullion”, è il titolo del quotidiano UK The Telegraph. “The world’s second-largest gold storage suddenly has very long lines to withdraw bars”: è l’alert sfornato dalla CNN.

Inevitabili le conseguenze sui prezzi: la febbre scatenata dell’oro ha portato i prezzi del bene rifugio per eccellenza a schizzare ripetutamente al rialzo. Neanche la solidità del dollaro è riuscita a mitigare la corsa sfrenata delle quotazioni, tanto che oggi i prezzi del contratto spot dell’oro hanno testato un nuovo record a $2.892 l’oncia circa, così come i contratti futures con scadenza ad aprile sono balzati a $2.916 l’oncia circa.

L’obiettivo a quota $3.000 l’oncia non è mai stato così vicino, mentre la fila dei trader, commercianti, investitori di fronte alla Bank of England, banca centrale del Regno Unito, si fa più lunga. Il motivo porta il nome di Donald Trump. La paura per i dazi che il presidente americano ha lanciato, continua a lanciare e sta per lanciare sta facendo venire così tanto i brividi al mondo intero - che dà ormai per assodato l’avvento di una guerra commerciale a 360 gradi - che a beneficiarne non può che essere l’oro, con i prezzi che continuano a stracciare nuovi record.

Dazi Trump sull’oro? Scatta la corsa ai lingotti della Bank of England

Tra i vari spettri che aleggiano a New York c’è il worst case scenario di una amministrazione Trump che potrebbe arrivare a imporre dazi anche sulle importazioni di oro, eventualità che fa saltare sulla sedia i trader USA.

La tensione è talmente alle stelle che i prezzi del metallo scambiati sul Comex di New York sono ormai ben più alti rispetto al prezzo cash dei lingotti di Londra. La conseguenza è che gli investitori stanno facendo letteralmente la fila, bussando alla porta della Banca centrale del Regno Unito per fare incetta dei suoi lingotti, al fine di riportarli negli Stati Uniti. Si parla di tempi di attesi per vedersi consegnare i lingotti che, dai pochi giorni del passato, si sono allungati fino a oltre un mese.

A conferma della febbre dell’oro made in USA, un articolo di Reuters ha riportato che, nel corso degli ultimi due mesi, sono state 12,2 milioni le once di oro che sono approdate nei magazzini del Comex.

Tutto, a fronte dei forzieri della Bank of England che si stanno svuotando: è stato lo stesso Dave Ramsden, vicegovernatore della banca centrale, ad ammettere che la BoE è inondata di richieste, mentre a New York, le scorte viaggiano ormai a livelli che si sono visti l’ultima volta all’inizio della pandemia Covid-19, nel 2020, quando le scorte accumulate balzarono a $82 miliardi.

Dalle Elezioni USA del 5 novembre 2024, che hanno certificato la vittoria di Donald Trump, l’ansia è stata tale da far schizzare le scorte sul Comex di New York di ben l’88%. C’è chi sostiene, ha reso noto il quotidiano della City, che la quantità di lingotti che stanno facendo il loro ingresso negli USA potrebbe essere anche più alta rispetto ai numeri ufficiali del Comex, in quanto si mormora di quantità che si starebbero dirigendo anche nei caveau privati di proprietà di HSBC e di JPMorgan. Bocche cucite dai due colossi finanziari. Va ricordato che la Bank of England è la seconda banca centrale del mondo, soltanto dietro alla New York Federal Reserve, a custodire lingotti d’oro. Nei suoi caveau, sono presenti più di 400.000 lingotti d’oro.

Fenomeno London Gold Exodus, che dice la Bank of England

C’è poi chi decide di prendere a prestito i lingotti, invece di acquistarli, come le banche commerciali e i gioiellieri e produttori industriali: e anche qui le richieste a Londra sono tali che, stando a quanto ha reso noto il World Gold Council, i tassi di interesse da pagare per avere in prestito i lingotti per un arco temporale di una settimana sono volati del 10% circa su base annua, contro il 2-3% precedente.

Di recente, il governatore della Bank of England Andrew Bailey ha cercato di minimizzare la portata del fenomeno, che sta tanto preoccupando Londra, alle prese con quello che è stato ormai battezzato il “London Gold Exodus”, ovvero l’esodo dell’oro da Londra. Il banchiere centrale ha fatto notare che il fenomeno sarebbe stato più preoccupante se si fosse verificato 10 anni fa, ai tempi del Gold Standard.

Ma non è così, ha spiegato Bailey, interpellato dalla stessa Commissione del Tesoro del Regno Unito. Inoltre “Londra rimane il principale mercato per l’oro (per quanto riguarda le transazioni di oro fisico”. Il che significa, secondo il numero uno della Bank of England che “se operi nel mercato e vuoi scambiare o utilizzare il tuo oro, davvero devi essere a Londra”.

Le riserve di oro detenute dalla Bank of England Le riserve di oro detenute dalla Bank of England Riserve di oro in mano alla Bank of England. Boom della domanda di lingotti, che 'espatriano' con direzione New York. Fonte Bank of England.

Banche centrali affamate del bene rifugio per eccellenza

Protagoniste della forsennata domanda di oro, va ricordato, sono proprio le banche centrali, come è emerso dal recente rapporto diffuso dal World Gold Council, che ha reso noto che la domanda mondiale del bene rifugio per eccellenza, nel corso del 2024, ha segnato un nuovo record, attestandosi a 4,974 tonnellate, rispetto alle 4,899 tonnellate del 2023, incluse le transazioni sui mercati over-the-counter (OTC).

Nel commentare il trend Shaokai Fan, responsabile globale della divisione di banche centrali presso l’istituzione, ha reso noto che, “nel 2024, la domanda globale oro ha testato nuovi record sia trimestrali che su base annua, sostenita dall’aumento delle incertezze geopolitiche ed economiche”.

Il WGC ha definito l’appetito delle istituzioni “insaziabile”, parlando di una “pietra miliare significativa” che è stata raggiunta, visto che l’acquisto avvenuto da parte delle banche centrali è stato superiore alle 1000 tonnellate per il terzo anno consecutivo. In evidenza la banca nazionale della Polonia, che è stata la principale acquirente netta tra le banche centrali, aumentando le proprie riserve di 90 tonnellate.

A fronte degli acquisti delle banche centrali, nel corso del 2024 le operazioni di investimento nell’oro sono salite su base annua del 25% al record degli ultimi 4 anni a 1.180 tonnellate, sulla scia soprattutto del boom di buy lanciato dagli ETF.

Intanto, se nel Regno Unito monta la preoccupazione per l’oro, che continua a ’espatriare’ negli Stati Uniti, l’ipotesi è che in Italia l’attenzione tra i promotori dello slogan Oro alla Patria sia piuttosto alta. Non sono passati poi tanti anni da quando alcuni sostenitori del piano iniziarono ad affrontare la questione.

Bankitalia, quanto oro nei suoi forzieri. Un bel po’ proprio a Londra

Qualche informazione sull’oro italiano arriva direttamente da Bankitalia, che spiega innanzitutto che “l’oro dell’Istituto è custodito prevalentemente nei caveau della Banca d’Italia e in parte presso alcune banche centrali ”, aggiungendo che “tale scelta deriva, oltre che da ragioni storiche, legate ai luoghi in cui l’oro fu acquistato, anche da una strategia di diversificazione finalizzata alla minimizzazione dei rischi e dei costi. Infatti, un quantitativo delle riserve viene custodito in prossimità delle principali piazze dove viene negoziato l’oro al fine di avere la possibilità, in caso di necessità, di poter vendere rapidamente e di minimizzare i costi legati al trasporto del metallo”.

Ancora, si legge nel sito di Palazzo Koch, “al momento, l’attuale allocazione geografica delle riserve risulta adeguata e, pertanto, non sono previste ricollocazioni di oro. Il principale mercato dell’oro fisico è rappresentato dalla piazza di Londra, dove avvengono gli scambi di oro da parte dei membri della London Bullion Market Association (LBMA) e dove viene definito due volte al giorno il prezzo ufficiale dell’oro, cui fanno riferimento gran parte dei contratti legati all’oro a livello internazionale”.

Bankitalia riporta che “le riserve auree italiane ammontano a 2.452 tonnellate - delle quali 4,1 tonnellate sotto forma di moneta (si tratta di 871.713 pezzi di moneta il c.d. oro monetato) e le rimanenti sotto forma di lingotti - dopo che nel 1999 sono state conferite alla BCE - 141 tonnellate”.

“La maggior parte dei lingotti è di tipo tradizionale a forma prismatica, ma diversi esemplari presentano la forma di parallelepipedo o mattone, di tipo americano, e di panetto di tipo inglese. Il peso dei singoli lingotti va da un minimo di 4,2 a un massimo di 19,7 kg, con un peso medio di poco superiore ai 12,5 kg. Il titolo medio dei lingotti, ossia la percentuale media di oro fino usata nella lega, è di 996,2 e in numerosi casi si ha un titolo di 999,99. Presso la Sede della Banca d’Italia in Via Nazionale 91 sono custodite 1.100 tonnellate di oro di proprietà dell’Istituto, comprendenti anche la totalità dell’oro ’monetato’, insieme a una quota (100 tonnellate) delle riserve conferite alla BCE.”

Bankitalia, ecco dove sono presenti le riserve dell'oro Bankitalia, ecco dove sono presenti le riserve dell’oro Diverse le tonnellate dell'oro di Bankitalia presenti nei forzieri della Bank of England. Fonte Banitalia.

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