L’euro dollaro è in calo, spinto al ribasso soprattutto dalla forza del biglietto verde. Tutti i fattori da monitorare per analizzare la diminuzione della coppia EUR/USD.
Euro dollaro sotto pressione, incalzato da diversi fattori che favoriscono soprattutto l’apprezzamento del biglietto verde.
La coppia è scambiata al di sotto di 1,0800 dopo che i dati provenienti dalla Germania hanno mostrato che le vendite al dettaglio sono diminuite dell’1,9% su base mensile a febbraio.
Inoltre, la ripresa della domanda di dollari Usa sta ulteriormente influenzando il ribasso dell’EUR/USD. Spinto sia dalle opinioni contrastate della Fed che dalla forza sia dell’economia americana che del mercato azionario, il biglietto verde continua ad apprezzarsi, pronto per il suo miglior trimestre dalla fine del 2022.
Al contrario, la valuta comunitaria non sembra poter beneficiare di elementi favorevoli a guadagni. L’euro dollaro registra quindi un calo, con i riflettori del Forex accesi più che mai sui dati macro Usa e sulle aspettative riguardanti i tagli ai tassi.
Perché l’EUR/USD scende? Tutti i fattori da monitorare
I commenti aggressivi del governatore della Fed Christopher Waller nella notte di mercoledì 27 marzo hanno alimentato la speculazione secondo cui la banca centrale americana non ha fretta di allentare la politica monetaria e rimarrà indietro rispetto agli altri importanti decisori dei tassi quando finalmente si tratterà di invertire la rotta (con la diminuzione del costo del denaro).
Il mercato sta quindi frenando le scommesse sulla tempistica dei tagli dei tassi e questo contribuito a portare l’euro sotto 1,08 per dollaro per la prima volta in un mese.
Sebbene il miglioramento della propensione al rischio abbia reso difficile per il biglietto verde trovare domanda, la dichiarazione di Waller ha aiutato la valuta a rimanere resiliente contro i suoi rivali e a limitare il rialzo dell’EUR/USD. Nel dettaglio, l’indice del dollaro giovedì è stato spinto quasi ai massimi di sei settimane e la valuta Usa ha guadagnato su euro, sterlina, franco svizzero, corona svedese, yuan cinese e dollaro australiano.
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Inoltre, negli ultimi giorni di marzo sono in arrivo novità che potrebbero estendere la corsa del 3% del biglietto verde rispetto alle principali valute degli ultimi tre mesi (l’apprezzamento più forte dal terzo trimestre del 2022). Il parametro di inflazione preferito dalla Fed è previsto venerdì, insieme a un discorso di Girolamo Powell e i due eventi hanno la potenziale capacità di impattare sulla coppia.
Sul fronte Eurozona, invece, motivi di spinta per la moneta unica mancano. In Germania le vendite al dettaglio sono diminuite dell’1,9% su base mensile a febbraio. Questo valore ha fatto seguito alla contrazione dello 0,4% registrata a gennaio ed è stato peggiore delle aspettative del mercato che prevedevano un aumento dello 0,3%, rendendo difficile per l’euro riprendere forza.
Con i dati che mostrano anche prestiti bancari della zona euro stagnanti il mese scorso, il membro del consiglio della Bce Fabio Panetta è stato l’ultimo a segnalare una svolta nel ciclo dei tassi. “I rischi per la stabilità dei prezzi sono diminuiti e si stanno materializzando le condizioni per avviare un allentamento monetario”, ha affermato. Tagli ai tassi significano un indebolimento della valuta.
L’euro dollaro potrebbe restare ancora fermo sotto la soglia di 1,08 dopo la lettura dell’inflazione Usa venerdì 29 marzo. Secondo gli strateghi ING, infatti, “i dati sull’inflazione core PCE di febbraio per gli Stati Uniti, sono previsti a vischioso 0,3% su base mensile. Sotto il supporto a 1,0800, potremmo vedere il cambio EUR/USD dirigersi verso 1,0780 e forse 1,0750. Tuttavia, la volatilità del cambio EUR/USD a un mese inferiore al 5% suggerisce che le condizioni di trading continueranno a essere vischiose.”
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