Continua il lavoro diplomatico tra Cina ed Europa, affinché vengano definite le linee strategiche per collaborare. Ma per ora un equilibrio tra le due potenze non c’è e il clima rimane molto teso.
L’Europa sta cercando di ridisegnare i propri rapporti con la Cina, in un contesto globale sempre più complesso e con diverse ragioni di attrito con il dragone.
In questa cornice, Dombrovskis, commissario commerciale del blocco, è in visita di quattro giorni in Cina alla ricerca di legami economici più equilibrati con l’Ue.
È arrivato poco più di una settimana dopo che la Commissione europea aveva dichiarato che avrebbe indagato se imporre tariffe punitive per proteggere i produttori europei dalle importazioni cinesi di veicoli elettrici più economici che, secondo loro, beneficiano di sussidi statali.
Il viaggio è progettato per rinnovare il dialogo con il dragone dopo la pandemia di Covid-19, con entrambe le parti che cercano di allentare le tensioni su questioni che vanno dagli investimenti esteri, al commercio e alla geopolitica, nonché alle critiche occidentali sui legami più stretti di Pechino con Mosca in seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.
Perché i rapporti con la Cina sono un problema per l’Europa
Secondo il capo negoziatore commerciale dell’Ue, l’Unione Europea ha una relazione commerciale “molto squilibrata” con la Cina, citando un deficit nello scambio di merci di quasi 400 miliardi di euro con la potenza asiatica.
Il blocco Ue, in sostanza, rivendica il bisogno di proteggersi in situazioni in cui la sua apertura viene abusata e di vedere ampliato l’accesso al mercato cinese per le società straniere.
Jorge Toledo, ambasciatore dell’Ue in Cina, ha dichiarato questa settimana a Pechino che quello tra le due aree è “deficit è il più alto nella storia dell’umanità”, mentre la Camera di commercio europea ha presentato oltre 1.000 raccomandazioni al governo cinese per risolvere le sfide che le sue imprese devono affrontare.
Anche se sta cercando di ridurre la propria vulnerabilità quando si tratta di “prodotti strategici”, ciò non significa che l’Ue si stia disimpegnando dalla Cina, con la quale ha un commercio molto importante. Il grande dilemma europeo sta tutto qui: in che modo riequilibrare i suoi rapporti - irrinunciabili - con il dragone senza cadere nella trappola della sleale concorrenza e senza infastidire troppo gli Usa? In sostanza, come concretizzare la strategia del derisking, tutta altra cosa dal disaccoppiamento?
“Vogliamo mantenere [una] relazione commerciale con la Cina, è importante, è il nostro secondo partner commerciale” ha detto Dombrovskis. “Ma dobbiamo affrontare alcuni aspetti di questa relazione”.
Il capo del commercio dell’Ue ha messo in guardia per esempio su nuove aree di rischio nelle relazioni con la Cina. In un’intervista al Financial Times a Shanghai ha citato come preoccupazioni le implicazioni della legge antispionaggio in Cina e i flussi di dati, nonché l’accesso al mercato per le società straniere nel continente.
I suoi commenti fanno seguito alle lamentele delle aziende straniere sull’ambiente operativo nel continente, dove una maggiore attenzione alla sicurezza nazionale include proprio restrizioni sui flussi di dati e una legge anti-spionaggio dalla formulazione ampia.
La Camera di commercio europea in Cina questa settimana ha citato un “ambiente imprenditoriale più politicizzato” e “l’ambiguità nelle leggi nuove o aggiornate”, che secondo lei hanno colpito la fiducia.
Le aziende straniere sono anche sotto pressione affinché “riducano i rischi” delle esposizioni verso la Cina continentale in un contesto di deterioramento delle relazioni Usa-Cina e di un maggiore controllo delle catene di approvvigionamento a Washington.
Quale relazione è possibile tra Pechino e Bruxelles?
Il dialogo economico e commerciale di lunedì tra Dombrovskis e il vice premier cinese He Lifeng, il decimo incontro di questo tipo dal 2008, sarà una “cartina di tornasole” per le due parti, ha detto giovedì il tabloid nazionalista cinese Global Times.
Gli ultimi motivi di attrito riguardano, per esempio, la possibile introduzione di tariffe contro il settore delle auto elettriche del dragone.
Dombrovskis ha detto a Reuters a margine del vertice che “un sostanziale lavoro tecnico” ha preceduto l’indagine dell’Ue sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese e che cercheranno di coinvolgere sia le autorità cinesi che l’industria nell’indagine.
“Siamo aperti alla concorrenza, anche nel settore dei veicoli elettrici, ma la concorrenza deve essere leale” ha affermato.
La Cina ha criticato l’indagine definendola protezionistica e la Camera di commercio cinese presso l’Ue ha affermato che il vantaggio del settore non è dovuto ai sussidi.
Alla domanda se l’Europa stia guardando ad altri settori, Dombrovskis ha aggiunto: “ci sono diverse aree in cui stiamo esaminando possibili fattori irritanti e barriere commerciali, e in realtà questo è uno degli argomenti che solleverò anche con le mie controparti cinesi. Da un lato dobbiamo discutere su come portare avanti le nostre relazioni, ma dobbiamo anche essere in grado di discutere se ci sono alcune questioni o barriere commerciali da affrontare”.
Il necessario equilibrio tra Ue e Cina passa da qui. Costruirlo non sarà facile, ma resta un nodo che Bruxelles deve riuscire a sciogliere per la sua economia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA