Europa, il prezzo del gas può ancora salire per 4 motivi. Cosa aspettarsi?

Violetta Silvestri

25/06/2024

Il prezzo del gas in Europa si mantiene su livelli confortanti, ma 4 fattori possono ancora mettere a rischio stoccaggi e forniture future. Cosa aspettarsi?

Europa, il prezzo del gas può ancora salire per 4 motivi. Cosa aspettarsi?

Il prezzo del gas in Europa si attesta intorno ai 35 euro per megawattora nel benchmark olandese di riferimento.

Gli ampi livelli di stoccaggio garantiscono una certa tranquillità ai Paesi europei e mantengono quindi i futures su livelli poco preoccupanti, visto che i timori sull’offerta appaiono smorzati.

Tuttavia, le insidie sono dietro l’angolo in vista dell’inverno prossimo e considerando tutti i fattori in grado di influenzare gli approvvigionamenti dell’Europa. La regione ha continuato a mostrare una certa vulnerabilità a eventi esterni, mettendo costantemente a rischio la sicurezza energetica.

La dipendenza europea dalle forniture globali per ricostituire le scorte di gas la rende suscettibile a interruzioni della fornitura, con stop anche brevi in ​​Norvegia che hanno già portato a picchi di prezzo. La concorrenza con l’Asia per i carichi di gas naturale liquefatto (Gnl) potrebbe inoltre complicare ulteriormente gli sforzi dell’Europa per accumulare scorte prima dell’inverno.

Il fattore Russia, infine, è ancora determinante per i rifornimenti di alcuni Paesi europei e alcuni cambiamenti nelle forniture in arrivo potrebbero provocare shock al prezzo del gas, anche se di breve durata.

4 motivi per temere un balzo del prezzo del gas in Europa

“Data la dipendenza dell’Ue dal gas estero, non potrà mai accontentarsi della sicurezza dell’approvvigionamento. E i consumatori non hanno alcuna garanzia di accessibilità in caso di grave carenza futura,” questo è solo l’ultimo avvertimento sulla fragilità europea in tema energetico e, nello specifico, di accesso al gas necessario per famiglie e industrie.

Il monito è di João Leão, membro della Corte dei Conti europea che ha presentato un rapporto sulle sfide future dell’Europa in ambito energetico.

Nonostante la crisi che ha fatto impennare i prezzi del gas sia un passato ricordo, l’ottimismo sulla “osannata” resilienza dei Paesi Ue nel costruire strategie alternative per acquistare gas al di fuori della Russia rimane molto cauto.

Diversi sono i campanelli di allarme che suonano in Europa sulla sicurezza energetica futura. Raccogliendo analisi, dati e riflessioni si possono individuare almeno 4 fattori di rischio.

1. Stoccaggio Ue solido, ma più lento

In un report, l’analista di ING Warren Patterson fa notare che le buone notizie sugli stoccaggi europei solidi necessitano di una lettura prudente.

Le riserve di gas nell’Ue rimangono a un livello soddisfacente del 75%, ben al di sopra della media quinquennale del 65%. Come fa notare l’esperto, “con iniezioni nette in media di 250 milioni di metri cubi al giorno dall’inizio di maggio fino al 18 giugno, l’Ue è ancora sulla buona strada per raggiungere lo stoccaggio completo prima del 1° novembre, supponendo che le iniezioni nette rimangano attorno a livelli simili.”

Tuttavia, il raggiungimento di questo obiettivo di stoccaggio dipenderà molto dalle importazioni di Gnl che hanno subito delle pressioni negli ultimi mesi e anche dall’evoluzione dei flussi dei gasdotti russi durante l’estate, tutt’altro che certa.

In sostanza, “date le preoccupazioni sull’offerta, insieme a una grande quantità di denaro speculativo nel mercato, potrebbe essere più difficile per TTF scendere alle nostre previsioni per il terzo trimestre per quest’anno di EUR 25/MWh”, ha affermato Patterson.

2. Russia fattore destabilizzante

Nonostante l’evidente sostituzione della Russia come fornitore di gas con altri partner, Mosca continua a giocare un ruolo non marginale nell’approvvigionamento energetico di alcuni Paesi Ue. E proprio il Paese russo potrebbe nuovamente portare problemi al mercato europeo.

Esiste il rischio che l’Ucraina non proroghi l’accordo di transito con Gazprom, che scade alla fine di quest’anno. Ciò lascerebbe l’Ue alla ricerca di circa 15 miliardi di metri cubi di fornitura annuale alternativa. In caso di perdita, ciò avrà un impatto sul bilancio dal 1° gennaio 2025. Sono in corso sforzi per mantenere il flusso di gas attraverso l’Ucraina (che fornisce alcuni Paesi come l’Austria).

3. Gazprom sotto pressione

Si teme che Gazprom interrompa i rimanenti flussi verso l’Europa. Il colosso russo potrebbe bloccare i flussi verso l’Austria dopo che un caso giudiziario ha stabilito che i pagamenti a Gazprom per le consegne di gas potrebbero essere bloccati.

Ciò fa seguito ad alcune controversie legali in corso nei tribunali europei relative alla mancata fornitura di gas da parte di Gazprom. Recentemente i tribunali europei hanno stabilito che Gazprom deve risarcire i danni a Uniper (società tedesca) per la mancata fornitura di gas. Se Gazprom si rifiutasse di pagare, gli acquirenti in Europa che ancora ricevono il gas russo dalla società russa potrebbero vedere i loro pagamenti dovuti a Gazprom essere reindirizzati come risarcimento dei danni. A quel punto potrebbe scattare la ritorsione del colosso del gas russo con uno stop alle forniture.

4. Gnl verso l’Asia

L’esperto di materie prime ING Patterson ha notato che le importazioni europee di gas a maggio sono diminuite leggermente, scendendo del 2% su base mensile verso i 23 miliardi di metri cubi, anche se i flussi su base annua sono scesi di un più significativo 10%.

Il calo dei flussi nel mese di maggio è stato guidato dal Nord Africa e dal Gnl. I minori carichi di gas naturale liquefatto sono stati un ​​fattore chiave da non sottovalutare. Il Gnl spot asiatico continua a essere scambiato a un buon premio rispetto al mercato europeo sulla scia della forte domanda.

La domanda asiatica ha infatti registrato buoni risultati quest’anno, con importazioni cumulative nei primi cinque mesi dell’anno in crescita del 10% su base annua. Questo aumento è stato guidato in gran parte dalla Cina, dal ritorno di acquirenti sensibili ai prezzi e dal clima caldo in alcune parti dell’Asia, che ha aumentato la domanda per le esigenze di raffreddamento.

Di conseguenza, i carichi spot dirottati verso l’Asia sono in crescita, così come la competizione con l’Europa. I minori flussi di Gnl sono stati determinanti per il rallentamento dello stoccaggio nell’Ue, e le spedizioni di gas naturale liquefatto a maggio sono diminuite di oltre il 25% su base annua.

Con maggiore competizione per il Gnl che vede l’Asia vincente, l’offerta per l’Europa potrebbe risentirne.

Le previsioni sul prezzo del gas in Europa

Il gas TTF è aumentato di 1,96 EUR/MWh o del 6,04% dall’inizio del 2024, secondo la negoziazione su un contratto per differenza (CFD) che segue il mercato di riferimento per questa materia prima. Si prevede che il TTF del gas naturale dell’UE verrà scambiato a 35,46 EUR/MWh entro la fine di questo trimestre, secondo i modelli macro globali di Trading Economics.

Secondo Patterson il benchmark olandese riferimento per il prezzo del gas in Europa oscillerà sui 30 euro per megawattora nel secondo trimestre per poi essere stimato a 25 euro nel terzo e in salita a 35 euro per megawattora a fine anno.

Cristian Signoretto, presidente dell’associazione europea del gas Eurogas stima che intorno al 2026-2027, nuove riserve di Gnl, in particolare dal Qatar e dagli Stati Uniti, entreranno nel mercato portando più equilibrio e meno volatilità nei prezzi.

Signoretto prevede che i prezzi del gas si aggireranno intorno ai 30-35 euro/MWh nella seconda metà del 2024. Il mercato rimarrebbe “stretto” nel 2025, ma entro il 2027 potrebbe “allentarsi”, potenzialmente ritornando ai prezzi visti l’ultima volta prima che la Russia invadesse l’Ucraina nel 2022.

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