Ue: via libera al controllo di 6 Big tech. Chi sono e perché c’è la stretta

Violetta Silvestri

06/09/2023

L’Ue ha indicato le 6 Big tech che dovranno rispettare nuove norme severe contro l’abuso di potere. Chi sono i colossi sotto controllo e in cosa consiste la stretta comunitaria.

Ue: via libera al controllo di 6 Big tech. Chi sono e perché c’è la stretta

L’Unione europea sempre più severa contro le Big tech: sono 6 i colossi nel mirino del Digital Markets Act, ora costretti a rispettare una serie di standard comunitari al fine di rispettare gli utenti delle piattaforme e di evitare abusi di potere.

Nel dettaglio, l’Ue ha imposto vincoli più severi ad Apple, Amazon, Alphabet, proprietaria di Google, Meta Platforms, ByteDance e Microsoft nominandoli “gatekeeper” digitali ai sensi del Digital Markets Act. L’elenco è stato reso noto il 6 settembre.

Come specificato dalla nota ufficiale, “alcune grandi piattaforme online fungono da gatekeeper dei mercati digitali, ovvero ne controllano l’accesso” e per questo deve esserci la garanzia che operino in modo corretto.

In sostanza, i 6 colossi designati hanno ora sei mesi per conformarsi all’elenco completo di cose da fare e da non fare ai sensi del Digital Markets Act, offrendo più scelta e più libertà agli utenti finali e a quelli aziendali dei servizi dei cosiddetti controllori del web.

L’Unione europea sta quindi mostrando il pugno duro nei confronti dei colossi di internet, con una legislazione esclusiva. Cosa significa per le 6 Big tech la stretta Ue?

Nuove regole Ue per le Big tech: cosa cambia e quali colossi sono colpiti

L’Unione europea ha sciolto i dubbi: nella lista ufficiale pubblicata dalla Commissione, le piattaforme che hanno la capacità di controllare il mercato digitale secondo i criteri del Digital Markets Act sono Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft.

I 6 colossi sono quelli che rispondono a caratteristiche ben precise e individuate dall’Ue: fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’Ue negli ultimi tre anni; valutazione di mercato superiore ai 75 miliardi di euro; almeno 45 milioni di utenti finali mensili e 10 mila utenti aziendali stabiliti nell’Ue; controllo di uno o più servizi di piattaforma di base in almeno tre Paesi membri dell’Unione.

Come spiegato nel sito ufficiale, la normativa sui mercati digitali stabilisce una serie di criteri oggettivi e molto precisi per definire le piattaforme online di grandi dimensioni che esercitano una funzione di controllo dell’accesso, vale a dire di gatekeeper.

A questo punto, per i giganti del web scattano obblighi e doveri secondo la normativa Ue, tra i quali spiccano:

  • consentire agli utenti commerciali di promuovere la loro offerta e concludere contratti con clienti al di fuori della piattaforma;
  • non riservare ai propri servizi e prodotti un trattamento favorevole in termini di classificazione rispetto a servizi o prodotti analoghi offerti da terzi sulla loro piattaforma;
  • consentire agli utenti di disinstallare applicazioni o software preinstallati, se lo desiderano;
  • evitare di tenere traccia per motivi pubblicitari degli utenti finali al di fuori dei servizi essenziali della piattaforma, senza previo consenso dei diretti interessati

Nel caso in cui un gatekeeper non rispetti tali misure, la Commissione può imporre sanzioni fino al 10% del fatturato totale mondiale dell’azienda, che può arrivare fino al 20% in caso di violazione ripetuta. Se il mancato rispetto è sistematico, l’Ue ha inoltre il potere di adottare rimedi aggiuntivi, come obbligare a vendere un’impresa o parti di essa o vietare alla piattaforma di acquisire servizi aggiuntivi legati alla non conformità sistemica.

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