La Procura di Milano ha chiesto un anno e un mese per il sindaco di Milano Beppe Sala, accusato di falso nell’ambito del processo sull’Expo 2015
Un anno e un mese di detenzione per il sindaco di Milano Beppe Sala. Questa è la condanna chiesta dal sostituto pg Massimo Gaballo nell’ambito del processo su un appalto per l’Expo 2015. Il primo cittadino, allora amministratore delegato dell’Esposizione universale, avrebbe retrodatato nel 2012 due verbali per non rallentarne i lavori. L’accusa è di falso ideologico e materiale, mentre è caduta quella di abuso d’ufficio.
Milano, Beppe Sala sotto processo per falso ideologico
Nel maggio 2012, due membri su cinque della commissione di gara per l’assegnazione dell’appalto per la cosiddetta ‘Piastra dei servizi’ risultarono incompatibili con l’incarico. Secondo l’accusa, Beppe Sala e il manager di Expo Angelo Paris avrebbero scoperto tale incompatibilità il 31 maggio 2012, quando la commissione si era già riunita una prima volta il 18 maggio. I due avrebbero quindi provveduto a sostituire i due componenti retrodatando due verbali di 13 giorni.
Per la Procura, sulla base delle conversazioni intercettate, la scoperta del problema “mandò in fibrillazione tutti”, perché gli atti di nomina potevano essere impugnati “rallentando un già drammatico ritardo che poteva mettere in forse l’evento”. L’appalto è stato poi vinto dalla società Mantovani con un maxi ribasso.
Expo, chiesto un anno e un mese per il sindaco di Milano
In totale per la vicenda Expo sono state chieste quattro condanne: un anno e un mese a Sala, un anno e nove mesi per Paris (per lui rimane il tentato abuso d’ufficio), otto mesi all’ex presidente della Mantovani e due anni per l’ex dg di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni, accusato di turbativa d’asta.
Beppe Sala, nel corso del suo interrogatorio, ha affermato di non essere stato consapevole della retrodatazione. Ma per il magistrato il primo cittadino di Milano “non è credibile”, e i fatti contestati sono già provati “al di là di ogni ragionevole dubbio”. La difesa di Sala si sarebbe soffermata, secondo il pg, sulla minimizzazione del problema, laddove in realtà rischiava di pregiudicare l’Expo o comunque provocare “l’annullamento della gara” e quindi, infine, di “perdere tempo prezioso”.
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