Febbre oro anche con Trump, Goldman Sachs dice “Go for gold”. Spinta tassi Fed c’è ancora

Laura Naka Antonelli

18 Novembre 2024 - 17:10

La view di Goldman Sachs sui prezzi dell’oro, che oggi tornano a scattare dopo boom di buy YTD.

Febbre oro anche con Trump, Goldman Sachs dice “Go for gold”. Spinta tassi Fed c’è ancora

Continuate a comprare oro, il bene rifugio per eccellenza non vi deluderà. Parola degli analisti di Goldman Sachs guidati da Daan Struyven che, a dispetto dei sell che hanno colpito il metallo prezioso dalla vittoria di Donald Trump alle Elezioni USA, hanno scritto una nota dal titolo che dice tutto: “Go for gold”. Gli esperti hanno confermato il target price sull’oro di 3.000 dollari all’oncia per il dicembre del 2025.

Il motivo? A loro avviso la domanda più alta da parte delle banche centrali di tutto il mondo, ma anche per gli ulteriori tagli dei tassi che la Fed di Jerome Powell continuerà ad annunciare.

Per quanto riguarda lo shopping di oro atteso dalle banche centrali, Goldman Sachs ha parlato di un assist strutturale.

La corsa all’oro di questo 2024, insomma, non solo non è finita ma avrebbe spazio per andare ancora avanti, dopo la parentesi di ribassi successiva alla notizia dell’esito dell’Election Day, che ha incoronato Donald Trump prossimo presidente degli Stati Uniti. Nei giorni immediatamente successivi al voto, i prezzi dell’oro hanno scontato soprattutto la prospettiva di una crescita del PIL USA e, di conseguenza, dell’inflazione, più sostenuta rispetto a quanto atteso in precedenza, e dunque il rischio di riduzioni dei tassi sui fed funds inferiori rispetto alle scommesse dei mercati: è bastata questa narrativa a dare un ulteriore impulso al dollaro e agli asset di rischio, a dispetto delle quotazioni dell’oro.

Ma Goldman Sachs non si fida di chi ha iniziato a presentare scenari meno bullish sull’oro, guardando anche al rischio che con Trump si assisti a una ennesima escalation delle tensioni geopolitiche soprattutto tra Stati Uniti e Iran.

Gli analisti hanno scritto infatti in una nota che la nuova amministrazione di Donald Trump “alimenta ulteriormente i rischi che incombono sull’offerta (di petrolio) dell’Iran”.

Se il presidente eletto, una volta salito alla Casa Bianca, dovesse decidere di imporre nuove sanzioni contro Teheran, la geopolitica potrebbe infatti tornare a confermarsi un market mover a beneficio dei prezzi del metallo. Tra l’altro, “un possibile rafforzamento del sostegno USA a favore di Israele potrebbe aumentare la probabilità di difficoltà per gli asset petroliferi dell’Iran”. Dal canto loro, le banche centrali, soprattutto quelle che detengono ampie riserve di titoli di Stato USA, ovvero Treasury - potrebbero acquistare maggiori quantità del metallo prezioso.

Nel frattempo, le quotazioni del contratto spot sull’oro viaggiano attorno a $2.589 l’oncia, dopo aver testato il massimo assoluto al di sopra di $2.790 il mese scorso.

L’ottimismo che Goldman Sachs ha espresso nei confronti dell’oro ha riportato i buy sul bene rifugio, reduce dalla settimana peggiore dal 2021, dopo che diversi trader, guardando al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, hanno deciso di prendere le distanze dall’investimento, tornando a preferire il rischio. La prospettiva di una seconda amministrazione USA a guida Donald Trump ha alimentato infatti l’immediata propensione al rischio da parte della comunità globale degli investitori, che hanno iniziato a pregustare un contesto più business friendly, dunque più favorevole al mondo delle aziende e della Corporate America.

Il presidente eletto è noto, d’altronde, per aver difeso più volte la deregulation, e dunque per avere rimarcato più volte la necessità di liberare Wall Street e diversi settori dell’economia americana dai freni imposti da norme a suo avviso troppo rigide, varate dalle varie autorità di vigilanza e di regolamentazione.

A risvegliare i prezzi dell’oro anche le scommesse dei trader su quelle che saranno le prossime mosse della Fed: tagli ulteriori dei tassi tendono infatti a rendere meno appetibili agli occhi degli investitori i cosiddetti asset con rendimenti, a vantaggio di asset privi di rendimento, come per l’appunto l’oro.

Vero è che con Trump prossimo presidente anche l’outlook di tagli importanti ai tassi da parte della Fed è stato messo in discussione. Le parole proferite dallo stesso timoniere della banca centrale americana Jerome Powell, la scorsa settimana, non sono state di aiuto, come ha confermato la reazione di Wall Street. Dall’altro lato, in attesa di sentire diversi esponenti della Fed nel corso dei prossimi giorni, qualcuno ha già riproposto la probabilità che i tagli dei tassi si confermino comunque importanti: come ha fatto Austan Goolsbee, presidente della Fed di Chicago, che ha sottolineato che, fino a quando l’inflazione continuerà a scendere verso l’obiettivo della banca centrale, pari al 2%, i tassi continueranno a scendere “in modo significativo” nel corso dei prossimi 12-18 mesi. Inoltre, la stessa presidente della Fed di Boston Susan Collins ha detto di ritenere che un ennesimo taglio a dicembre rimane sul tavolo.

Evidente l’assist di Goldman Sachs ai prezzi dell’oro, con il contratto spot che è tornato a superare la soglia di $2.600, estendendo i guadagni dall’inizio dell’anno a +26%. La febbre sull’oro, evidentemente, ha ancora spazio per continuare.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.