Febbre “spaccaossa” autoctona in Italia: ecco perché adesso i casi possono aumentare

Luna Luciano

01/09/2023

Dengue, la febbre spaccaossa è approdata in Italia e si contano già sei casi autoctoni, ma potrebbero presto aumentare, ecco perché.

Febbre “spaccaossa” autoctona in Italia: ecco perché adesso i casi possono aumentare

Aumentano i casi di Dengue in Italia, ma gli ultimi casi registrati non sono correlati a viaggi in zone endemiche per l’infezione. Sono infatti 6 i casi autoctoni in Italia della febbre spaccaossa - chiamata così per l’intenso dolore che provoca.

Cinque pazienti sono di Castiglione d’Adda (Lombardia) mentre un altro è stato individuato nel Lazio, ma il ministero della Salute non esclude nuovi casi di trasmissione indigena.

Questi pazienti hanno dunque contratto in Italia la malattia infettiva, trasmessa da morso di zanzara Aedes. Questi si aggiungono ai 79 casi segnalati correlati però a viaggi in zone endemiche.

Come si legge in una circolare del ministero della Salute che fornisce nuove indicazioni sul potenziamento dei sistemi di sorveglianza, il primo caso riguarda un uomo di 73 anni di Castiglione d’Adda in provincia di Lodi che il 3 agosto ha cominciato a soffrire di dolori articolari, dolori muscolari, rush cutaneo e febbre sopra i 39 gradi e non aveva mai viaggiato all’estero. Il secondo caso, invece, riguarda un uomo di 42 anni residente a Roma con uguali sintomi a partire dal 2 agosto e nemmeno lui aveva viaggiato. Gli altri quattro casi sono stati segnalati il 28 agosto, e sempre a Castiglione d’Adda.

Ma il ministero non esclude un possibile aumento dei casi autoctoni, così come non lo escludono gli scienziati, convinti che negli anni l’incidenza della Dengue aumenterà. Di seguito le ragioni e tutto quello che serve sapere riguardo il virus.

Dengue, cos’è e come si trasmette la febbre spaccaossa

La Dengue è una malattia infettiva causata da quattro varianti dello stesso virus che non si trasmette in modo diretto tra persone - benché l’uomo è il principale ospite del virus - ma solo attraverso le punture di zanzare che hanno precedentemente punto una persona positiva al virus.

La zanzara più efficace nella trasmissione è la zanzara Aedes aegypti, tipica delle regioni tropicali e quindi non presente in Italia, ma anche la zanzara tigre (Aedes albopictus), presente in Italia dal 1990, può contribuire al contagio.

La Dengue, conosciuta come febbre spaccaossa, presenta un quadro sintomatologico ben preciso. I sintomi solitamente compaiono dopo una settimana dalla puntura e sono:

  • febbre alta;
  • forti mal di testa acuti;
  • dolori muscolari;
  • nausea;
  • vomito.

Solo in casi estremi (compresi tra l’1-5%) possono verificarsi difficoltà respiratorie e insufficienza multiorgano, in alcuni casi fatale. Infatti, il virus presenta un tasso di mortalità molto basso, circa l’1% dei casi, che però sale al 40% quando la malattia si complica nella forma emorragica.

In circa il 75% dei casi la malattia è asintomatica e passa inosservata alla prima infezione, mentre una seconda può scatenare pesanti reazioni immunitarie che possono sfociare in emorragie.

Febbre “spaccaossa” autoctona in Italia: perché i casi possono aumentare

La trasmissione della malattia, avvenendo tramite puntura di zanzara, può essere bloccata più facilmente. Nonostante, però, al momento sembra difficile che la malattia si diffonda in modo massiccio grazie alla sorveglianza da parte della autorità sanitarie in Europa, non è escluso che si verifichino ulteriori casi autoctoni in Italia e negli altri Paesi dove sono stati registrati focolai indigeni.

Infatti come si può leggere nella circolare del ministero della Salute, nonsi escludono ulteriori casi di Dengue, in particolare nelle aree che hanno osservato casi autoctoni, o secondari a casi importati da Paesi con circolazione virale. In ogni caso il Ministero rassicura i cittadini: “tutti i pazienti stanno meglio e sono state avviate le profilassi e le disinfestazioni nei luoghi coinvolti”.

In ogni caso gli scienziati non escludono l’aumento di casi di Dengue. Se infatti negli anni passati i casi registrati in Europa erano “importanti”, già nel 2020 erano stati segnalati 11 casi autoctoni in Italia, mentre la Francia lo scorso anno aveva segnalato tre focolai di febbre dengue a trasmissione indigena. Dati che confermano che la malattia si sta diffondendo in aree del globo prima “vergini”.

E questo aumento, per gli scienziati deriva dall’emergenza climatica. Sempre più esperti sono convinti che i focolai di dengue diventeranno sempre più frequenti a causa della tropicalizzazione del clima mediterraneo. A causa delle condizioni meteorologiche estreme con frequenti rovesci e clima umido la Dengue potrebbe diffondersi più velocemente, come già sta avvenendo.

Secondo l’Oms, infatti, l’incidenza di dengue nel mondo è aumentata di 30 volte negli ultimi 50 anni. Come scrive anche il Corriere della Sera “più della metà della popolazione è a rischio e si prevede che a causa dei cambiamenti climatici un altro miliardo di persone sarà esposta alla malattia”.

Dengue, esiste una cura per la febbre spaccaossa?

Non esistono ancora cure per la febbre spaccaossa ma al momento sono disponibili due vaccini contro la malattia.

Il primo è raccomandato per chi è già stato esposto al virus e vive in zone endemiche, altrimenti comporterebbe un aumento del rischio di malattia grave in chi non ha contratto il virus.

Il secondo, invece, è un vaccino tetravalente, diretto contro i quattro diversi sierotipi del virus Dengue e indicato per i viaggiatori. Approvato dall’Ema, il vaccino ha completato l’iter di autorizzazioni anche in Italia e sarà presto disponibile nei centri vaccinali per chi viaggia all’estero in zone dove la malattia è endemica.

Ancora in Honduras è nato un nuovo progetto per contrastare la diffusione del virus, che rappresenta un grave problema di salute pubblica. Il progetto prevede di infettare la zanzara Aedes aegypti, vettore del virus, con il batterio naturale Wolbachia, in modo da ridurne la capacità di trasmissione.

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