La Fed spinge i mercati, ma i rischi non sono finiti

Violetta Silvestri

28/07/2022

Dopo aver aumentato di altri 75 pb il tasso di riferimento, la Fed ha rassicurato che l’azione aggressiva potrebbe essere al termine. I mercati festeggiano tale prudenza, ma i timori restano.

La Fed spinge i mercati, ma i rischi non sono finiti

Le azioni globali guadagnano sulla scia del secondo aumento di 0,75 punti percentuali del tasso di interesse della Federal Reserve in due mesi.

Le speranze che il ritmo di inasprimento della politica monetaria possa presto rallentare ha incoraggiato il sentiment degli investitori.

Il balzo del tasso sui fondi federali a un intervallo compreso tra il 2,25 e il 2,5 per cento era ampiamente previsto, ma i titoli hanno guadagnato in seguito ai commenti di Jay Powell, secondo cui la banca centrale statunitense resta aperta alla possibilità di rialzi minori dei tassi.

Il tono sulla necessità di frenare l’inflazione è rimasto aggressivo da parte del presidente Fed. Tuttavia, non sono state fornite indicazioni sull’entità del prossimo aumento dei tassi e, ha commentato, a un certo punto “sarà opportuno rallentare.”

A Wall Street e in Asia, le azioni hanno beneficiato di questo messaggio più prudente sui prossimi interventi sul costo dei finanziamenti. Lo yen si è rafforzato di circa l’1% rispetto al dollaro in seguito alla decisione della Fed. Il petrolio è avanzato oltre i 98 dollari al barile. Oro e Bitcoin sono aumentati.

Mercati festeggiano il tono cauto Fed: con quali timori?

Le azioni dell’Asia-Pacifico hanno scambiato per lo più in rialzo durante la notte e, mentre si scrive, gli indici restano in territorio positivo, seguendo l’ampio rally di Wall Street in seguito alla decisione, che ha portato il tasso dei fondi Fed al livello più alto da dicembre 2018.

Intanto, però, i futures sulle azioni statunitensi sono stati leggermente inferiori all’inizio degli scambi pre-mercato, con il titolo di Meta-Facebook in calo dopo i risultati trimestrali deludenti.

Stamane i commenti su cosa realmente aspettarsi dai mercati si intrecciano, poiché la linea meno aggressiva della Federal Reserve, al momento solo a parole, potrebbe non essere completamente soddisfatta. In più, restano le incognite recessione e crisi energetica europea.

L’ex presidente della Fed di New York Bill Dudley ha affermato che i mercati stanno sottovalutando fino a che punto si spingerà la Fed per domare l’inflazione decennale. I prossimi dati chiave sono la crescita degli Stati Uniti e una lettura delle pressioni sui costi.

Altri strateghi hanno affermato che il suggerimento di Powell secondo cui le decisioni di politica monetaria sarebbero dipendenti dai dati indicava una minore probabilità di ampi rialzi dei tassi in futuro.

“Ciò implica aumenti meno drammatici nei prossimi tre incontri [della Fed] rispetto agli ultimi due”, ha affermato Tai Hui, market strategist di JPMorgan Asset Management, aggiungendo che “le recenti letture su inflazione e dinamiche del mercato del lavoro...segnalano attualmente la necessità di un approccio più cauto nel prossimo anno”.

L’incertezza, comunque, non è del tutto dissolta. L’attenzione ora si sposta sui dati del Pil statunitense per il secondo trimestre, dove un’altra lettura negativa soddisferebbe la definizione tecnica di recessione.

In Eurozona, inoltre, la moneta unica ha ancora una crisi energetica da affrontare, con il FMI che ha avvertito come un taglio completo del gas russo all’Europa entro la fine del 2022 potrebbe portare a una crescita economica praticamente nulla il prossimo anno.

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