Per chi ha cartelle esattoriali non pagate il rischio concreto è quello di vedersi applicare un fermo amministrativo all’auto. Chi lo rischia nel 2025? Vediamo cosa succede.
Il fermo amministrativo è, a differenza di quello che si può pensare una misura cautelare e non un atto esecutivo di esecuzione forzata. Il fermo auto, infatti, è messo in atto dall’Agenzia delle entrate per avere una garanzia a pagamento del debito ed è disposto nei confronti di chi ha pendenze con l’amministrazione tributaria (ad esempio quando non si pagano sanzioni per violazioni del Codice della Strada o cartelle esattoriali notificate dall’agente di riscossione).
Il veicolo non può essere utilizzato finché non si estingue il debito. La violazione del divieto di circolazione per il veicolo sottoposto a fermo amministrativo prevede severe sanzioni che possono portare alla confisca del veicolo e al ritiro della patente. La confisca del veicolo avviene anche se l’auto in questione non è di proprietà di chi la sta utilizzando, a meno che il proprietario non dimostri che è stata posta in circolazione contra la sua volontà.
Cosa rischia chi è debitore e quando il mancato pagamento sfocia nel fermo amministrativo?
Chi rischia il fermo amministrativo nel 2025?
Se trascorsi 60 giorni dalla ricezione della cartella esattoriale il pagamento non è stato effettuato, rateizzato o nessun provvedimento ha sospeso o cancellato il debito, l’Agenzia delle Entrate Riscossione in osservanza a quanto previsto dalla normativa italiana può intervenire al fine di recuperare le somme dovute ai creditori con il fermo amministrativo, l’ipoteca o il pignoramento dei beni.
Volendo fornire una spiegazione più chiara, il fermo amministrativo sull’auto serve per fornire una garanzia sulle somme non pagate dal debitore.
Ma come funziona nello specifico, chi rischia nel 2024 e come si può agire per ottenerne la sospensione o la cancellazione definitiva? Vediamo subito di dare una risposta esauriente ai diversi quesiti.
Fermo amministrativo 2025, in cosa consiste e quando avviene
Proviamo a semplificare ancora di più il concetto. Il fermo amministrativo dell’auto scatta nel momento in cui il proprietario del veicolo “bloccato” non ha provveduto a pagare un debito. In questo caso l’ente incaricato alla riscossione del credito invia una cartella esattorialeal debitore e quest’ultimo ha 60 giorni di tempo, a partire dalla data di arrivo della notifica, per procedere al pagamento delle somme dovute.
Per mettere il soggetto inadempiente nelle condizioni di pagare il debito è data facoltà allo stesso di richiedere la rateizzazione di quanto dovuto. Se il debito non viene pagato, o la rateizzazione non viene onorata, al debitore arriva la notifica di un preavviso di fermo, vale a dire una comunicazione che riporta:
- l’ammontare in cifre del debito;
- l’anno di riferimento del debito;
- la tipologia di debito;
- il numero identificativo della cartella esattoriale;
- la data di arrivo della notifica.
Lo scopo del preavviso di fermo è quello di invitare il debitore a regolarizzare la sua posizione. Se entro 30 giorni da questo preavviso il debitore non ha provveduto al pagamento, non ha richiesto il versamento a rate delle somme dovute, o non c’è stato alcun provvedimento di sgravio (cancellazione del debito) o sospensione, il fermo amministrativo diventa definitivamente esecutivo e l’Agenzia delle Entrate Riscossione procede alla sua iscrizione del Pubblico Registro Automobilistico (PRA).
Fermo amministrativo auto, cosa non si può fare
Oltre a essere disciplinato dal Fisco, il fermo amministrativo auto trova spazio nel Codice della Strada, per la precisione all’articolo 214 che stabilisce cosa non può fare il proprietario dell’auto “bloccata”.
Sono diversi i divieti previsti dal Codice della Strada in questa fattispecie. Il proprietario, al quale viene sottratto il documento di circolazione, non può utilizzare l’auto e deve custodirla a proprie spese in un luogo non di pubblico passaggio. Il veicolo sottoposto a fermo non può essere lasciato in sosta in luoghi pubblici ed è necessario custodirlo in un’area privata (garage o cortile, ad esempio).
Inoltre, per tutto il periodo del fermo amministrativo opera il divieto di rottamare, esportare all’estero e parcheggiare l’auto sul suolo pubblico. In più, il mezzo non può essere radiato.
Fermo amministrativo, chi rischia nel 2025
Rischia il fermo amministrativo chi ha un debito non pagato. Nel 2025, così come per gli anni passati, va sottolineato che il fermo scatta anche in presenza di debiti di lieve entità.
Contrariamente a quanto previsto quando l’agente di riscossione era Equitalia Spa, che con una normativa interna (che non ha effetto di legge) prevedeva dei limiti del debito per far scattare il fermo, con l’avvento dell’Agenzia delle Entrate Riscossione tale limite si considera superato. Anche la Corte di Cassazione si è espressa a tal riguardo affermando che il fermo, non essendoci limiti di legge previsti per l’applicazione, può scattare per debiti di qualsiasi entità.
Fino a qualche anno fa, con l’Equitalia, invece, era previsto il seguente limite:
- per i debiti da 800 a 2.000 euro il fermo amministrativo scatta su una sola auto;
- per i debiti superiori a 2.000 euro ma sotto i 10.000 euro possono essere sottoposti a fermo amministrativo massimo 10 veicoli;
- per i debiti di oltre 10.000 euro su tutti i veicoli in possesso del debitore.
Al riguardo va fatta una piccola premessa: per i debiti maturati e non pagati di importo inferiore a 10.000 euro vanno inviati due solleciti di pagamento, il primo dei quali trascorsi 120 giorni dall’arrivo del preavviso.
Cosa rischia chi circola con un’auto sotto fermo amministrativo: le sanzioni
Come già detto, un’auto sotto fermo amministrativo non può assolutamente circolare. Chi contravviene a tale divieto rischia una sanzione amministrativa per nulla bonaria. Nello specifico, il “trasgressore” dovrà pagare una sanzione variabile nell’importo da un minimo di 1.984 euro a un massimo di 7.937 euro.
Ma c’è di più. A questa salatissima multa vanno ad aggiungersi altre sanzioni amministrative definite accessorie: la revoca della carta di circolazione (patente) e la confisca del veicolo.
Chi poi si rifiuta di osservare le disposizioni in materia di trasporto e custodia del veicolo prescritte dalla polizia si espone al rischio di dover pagare una multa sì meno salata di quella vista sopra, ma comunque molto importante: si va da un minimo di 774 euro a un massimo di 3.105 euro.
A questa sanzione se ne aggiunge un’altra a carattere accessorio, quella che sancisce la sospensione della patente per un periodo di tempo minimo di un mese, massimo di tre.
L’auto sottoposta al fermo amministrativo, inoltre, non può essere portata all’estero e non può essere cancellata dal Pubblico Registro. Il proprietario, però, può decidere di vendere l’auto sottoposta a fermo, se lo desidera, ma anche chi l’acquista avrà il divieto di circolare. L’automobile, infatti, è posta a garanzia del debito Se quest’ultimo non viene pagato l’ente di riscossione potrà provvedere alla vendita del veicolo per recuperare le somme dovute.
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