Il Fisco ha già notificato 10 milioni di cartelle esattoriali, ma secondo Ruffini (Agenzia Entrate) entro dicembre arriveranno altri 5 milioni gli atti sospesi per il Covid.
Si tratta del 70% delle cartelle esattoriali relative ad atti del 2020 e 2021, sospesi e non inviati a causa della pandemia, a cui vanno aggiunti quelli relativi al 2022.
La macchina del Fisco è ripartita a pieno regime nel settembre 2021 e ha già notificato 10 milioni di atti e cartelle. Secondo Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, entro fine anno, agli italiani sanno recapitati complessivamente 15 milioni di cartelle.
Cartelle esattoriali in arrivo
L’Agenzia delle Entrate ha messo a punto con il ministero dell’Economia una bozza di convenzione previsionale per il triennio 2022-2024 per programmare la riscossione dei debiti degli italiani nei prossimi anni.
Dopo lo stop durato quasi due anni a causa della pandemia, l’invio degli atti è ripartito a fine 2021 e la bozza di convenzione stabilisce che almeno il 70% delle cartelle sospese, relative agli anni 2020 e 2021, siano recapitate ai destinatari entro fine anno. Per lo Stato si stima una riscossione complessiva di 9,375 miliardi di euro per il 2022.
Il restante 30% delle cartelle sospese saranno inviate nel 2023, ma non dimentichiamo che ogni mese l’Agenzia Riscossioni riceve nuovi atti da notificare dalle Entrate e da altri Enti. In totale per il 2023 la stima è di almeno 11,414 miliardi di euro e quasi 12 miliardi di euro per il 2024 - si legge nella bozza - parte dei quali derivanti dalla rottamazione e dal saldo e stralcio varati nel periodo emergenziale.
Cartelle esattoriali annullate per un vizio
La lotta all’evasione e alla riscossione si scontra però con una questione spinosa che l’Agenzia Riscossione deve ancora risolvere. L’ex Equitalia ha infatti inviato migliaia di cartelle esattoriali da indirizzi Pec sbagliati, non contenuti negli indirizzi pubblici come prescrive l’art. 3-bis Legge 53/1994.
La legge prevede infatti che le notifiche telematiche possono essere fatte soltanto da un indirizzo di posta elettronica certificato che compare negli elenchi pubblici. Circostanza confermata anche dalla Cassazione, con la sentenza n. 17346/2016, la quale prevede la necessità che anche l’indirizzo pec del mittente sia inserito negli elenchi pubblici. In caso contrario il contribuente può contestare il vizio della nullità insanabile della notifica.
Dei tantissimi ricorsi che i contribuenti hanno già presentato alle Commissioni tributarie, il 50% ha visto annullare le cartelle (e il debito da pagare). Le restanti Commissioni hanno escluso la nullità degli atti rispolverando l’art. 26 del decreto del Presidente della Repubblica (602/1973) che limita al solo indirizzo pec del destinatario la presenza negli elenchi pubblici (Inipec, Reginda e Ipe). Ma non hanno considerato la Cassazione.
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Prospettive per i contribuenti
Le ultime statistiche dell’Agenzia hanno fatto emergere un dato allarmante: quasi un contribuente su due non paga le cartelle esattoriali, nemmeno dopo aver aderito alla rateazione.
Una questione annosa che ha spinto la politica italiana a includere nel programma elettorale la possibilità di una nuova rottamazione o lo stralcio di vecchie cartelle non esigibili.
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