Una promettente startup per veicoli elettrici dichiara bancarotta, ennesima vittima dell’illusione dell’elettrico.
Un’altra vittima inciampa e cade nella trappola dell’elettrico che non decolla. Si tratta della promettente Nikola, una startup automobilistica un tempo apprezzata dagli analisti di Wall Street e dagli investitori.
L’azienda ha presentato istanza di protezione fallimentare dopo non essere riuscita a trovare un acquirente o a raccogliere fondi aggiuntivi per continuare con la sua produzione.
Si tratta solo dell’ultimo produttore di veicoli elettrici costretto a chiudere dopo aver dovuto fare i conti con una domanda tiepida, un rapido consumo di liquidità e difficoltà di finanziamento. La drastica decisione conclude un percorso impegnativo, caratterizzato da diversi cambi di leadership, crollo del valore delle azioni e accuse di vendite allo scoperto.
Nikola, che ha iniziato producendo autocarri alimentati a batteria e ha poi virato verso camion elettrici che utilizzano l’idrogeno, ha affermato a fine febbraio di aver deciso di avviare un processo di vendita per massimizzare il valore e garantire una chiusura ordinata. L’azienda continuerà a svolgere alcune operazioni di supporto ai camion sul campo e alcune operazioni di rifornimento di idrogeno fino alla fine di marzo.
Perché Nikola è in fallimento? Storia di una promessa mancata
Una parabola discendente rappresenta la storia di Nikola.
La promettente startup ha annunciato l’avvio del processo di asta e vendita dei suoi asset a fine febbraio, in attesa dell’approvazione del tribunale. La società ha affermato di avere circa 47 milioni di dollari in contanti per finanziare le sue attività di bancarotta, implementare il processo di vendita e uscire dal Chapter 11.
“Come altre aziende nel settore dei veicoli elettrici, abbiamo dovuto affrontare vari fattori di mercato e macroeconomici che hanno avuto un impatto sulla nostra capacità di operare”, ha affermato Steve Girsky, CEO di Nikola, in un comunicato. “Purtroppo, i nostri sforzi non sono stati sufficienti a superare queste sfide significative e il Consiglio ha stabilito che il Capitolo 11 rappresenta il miglior percorso possibile in base alle circostanze per l’azienda e i suoi azionisti”.
Le procedure di gara proposte, se approvate dal tribunale, consentirebbero alle parti interessate di presentare offerte vincolanti per acquisire i beni di Nikola, acquistati liberi da debiti e da determinate passività di Nikola.
La presentazione dell’istanza segna la fine della caduta in disgrazia durata anni dell’azienda con sede a Phoenix. Al suo apice nel 2020, Nikola era valutata più di Ford Motor a 30 miliardi di dollari. La firma di un accordo multimiliardario con la General Motors l’aveva fatta decollare, tanto da essere considerata all’apice delle startup automobilistiche.
Nikola ha consegnato il suo primo veicolo a dicembre 2021. Una serie di incendi che hanno coinvolto i suoi camion elettrici nel 2023 hanno portato al richiamo di tutti i suoi veicoli e hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza. L’azienda ha incrementato la produzione dei suoi camion alimentati a idrogeno nel 2024, ma ha comunque perso centinaia di migliaia di dollari per ogni veicolo venduto, poiché gli operatori delle flotte erano riluttanti a investire nell’adozione di camion elettrici a causa degli elevati costi di finanziamento.
“Solo le difficoltà che hanno dovuto affrontare, più la crescente concorrenza, le sfide operative e gli alti costi per l’industria dei veicoli elettrici nel suo complesso. Penso che tutto questo sia venuto insieme”, ha affermato Sarah Foss, responsabile legale presso la società di analisi del credito e della ristrutturazione del debito.
In realtà, la caduta dell’azienda si è consumata nel corso degli anni anche innescata da scandali e bugie che hanno coinvolto il suo fondatore ed ex presidente e CEO, Trevor Milton. Il dirigente è stato condannato per frode telematica e sui titoli nel 2022 per aver tratto in inganno gli investitori sulle operazioni di Nikola e sulla tecnologia a zero emissioni.
Le controversie sono state rese pubbliche per la prima volta dal venditore allo scoperto Hindenburg Research dopo l’accordo con GM, che prevedeva l’acquisizione da parte della casa automobilistica di Detroit di una quota di 2 miliardi di dollari nella startup.
Il veterano del settore Stephen Girsky, analista presso Morgan Stanley e dirigente presso General Motors, ha assunto poi la carica di amministratore delegato dell’azienda nell’agosto 2023. È stato quindi il quarto CEO dell’azienda in altrettanti anni.
Fu attraverso la sua società di acquisizioni per scopi speciali, la VectoIQ Acquisition Corp, che rese pubblica Nikola. Girsky ha aiutato Nikola a progredire, inclusa la produzione di camion a zero emissioni, ma il capitale dell’azienda è diminuito.
Nikola ha avvisato gli investitori nella conference call del terzo trimestre che la società aveva abbastanza liquidità solo per sostenere la sua attività fino al primo trimestre del 2025, ma non oltre.
Settore elettrico sotto pressione
La storia del fallimento di Nikola racconta di un settore elettrico in crisi.
Le startup di veicoli elettrici che sono diventate pubbliche durante la pandemia, promettendo di rivoluzionare il settore, come Fisker, Proterra e Lordstown Motors, hanno dichiarato bancarotta negli ultimi anni, poiché i finanziamenti per le loro attività ad alta intensità di capitale si sono esauriti a causa degli elevati tassi di interesse e della domanda in calo.
Tesla, pioniere dei veicoli elettrici guidato da Elon Musk ha segnalato il suo primo calo delle vendite annuali nel 2024, poiché gli elevati costi di finanziamento e una gamma di prodotti obsoleta hanno ridotto la domanda, nonostante offerte e incentivi.
In generale, si assiste a un arretramento nello sviluppo industriale del settore. Dagli USA guidati da Trump, molto tiepido nei confronti della transizione green, all’UE critica e divisa sui piani più audaci dello sviluppo elettrico, il sentiment è di frenare il comparto, già fiaccato da una domanda fragile.
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