La decisione è giunta ieri, alla luce delle valutazioni espresse dal gruppo di esperti incaricato dal Consiglio federale.
I patrimoni russi congelati dalle autorità svizzere per via delle sanzioni internazionali, possono essere utilizzati per la ricostruzione dell’Ucraina?
Secondo la Confederazione, no. A sancirlo ufficialmente ieri è stato il Consiglio federale, alla luce delle considerazioni emerse dallo studio condotto dal gruppo di esperti diretto dall’Ufficio di giustizia. Il responso dei tecnici ha stabilito infatti, che confiscare i valori patrimoniali privati russi violerebbe la Costituzione e l’ordinamento giuridico elvetico.
Condanna alla guerra
La presa di posizione non sposta di un millimetro la dura condanna che la Svizzera ha espresso - e continua a ribadire - nei confronti del governo di Mosca. «Attaccando l’Ucraina - si legge nella nota diffusa dal Consiglio federale di Berna - la Russia ha violato il diritto internazionale ed è in via di principio obbligata a risarcire i danni che ha provocato». Da qui però, alla possibilità di utilizzare i fondi russi attualmente congelati in Svizzera a favore della ricostruzione dell’Ucraina, il passo è enorme.
La tutela della proprietà
L’analisi del gruppo di esperti ha stabilito che il diritto svizzero «non rende ammissibile l’espropriazione di proprietà privata di provenienza legale, senza indennizzo». La confisca di valori patrimoniali privati congelati violerebbe quindi la Costituzione federale, l’ordinamento giuridico e gli impegni internazionali della Svizzera.
7,5 miliardi
Secondo quanto riportato da Moneymag.ch, il patrimonio complessiovo dei russi bloccato in Svizzera ammonta a 7,5 miliardi di franchi (circa 7,59 miliardi di euro), dato aggiornato al 25 novembre 2022. Una somma enorme, costituita per lo più da immobili appartenenti a cittadini, imprese od organizzazioni soggette alle sanzioni disposte dall’Unione europea. Provvedimenti, a cui il Consiglio federale ha stabilito di associarsi. Giusto per avere un termine di paragone con il nostro Paese, in Italia dallo scoppio della guerra sono state sequestrate ville e barche di proprietà di cittadini russi per un valore di circa 900 milioni di euro.
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