Il Franco svizzero si confermerà un porto sicuro

Mattia Prando

22/07/2019

Secondo Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy di Swissquote, il Franco svizzero dovrebbe beneficiare di un contesto di politiche monetarie accomodanti

Il Franco svizzero si confermerà un porto sicuro

Il prossimo 31 luglio, la Federal Reserve dovrebbe tagliare il costo del denaro di 25 punti base, iniziando un nuovo ciclo di espansione monetaria. Oltre all’istituto centrale statunitense poi, anche la Banca Centrale Europea e la Bank of Japan hanno ripreso a parlare di una politica accomodante, con l’istituto guidato da Mario Draghi che potrebbe rimettere in campo un nuovo programma di immissione di liquidità e ulteriori diminuzioni dei tassi di interesse.

Questo perché, a dispetto di numerosi interventi non convenzionali, l’inflazione resta bassa, e la crescita ha ricominciato a dar segni di rallentamento.

Il ruolo della Banca Nazionale Svizzera

Secondo Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy di Swissquote, nel caso in cui la grandezza o il timing delle prossime misure accomodanti dovessero sorprendere gli operatori, la Banca Nazionale Svizzera potrebbe valutare ulteriori misure espansive.

L’esperto sostiene che, sebbene il quadro macroeconomico non risulti pericoloso come quello di gennaio 2015 (data in cui la SNB ha improvvisamente dichiarato di non essere più intenzionata a mantenere il tasso fisso tra Euro e Franco), le condizioni di base sono simili. Con nuove iniezioni di liquidità da parte della BCE infatti, si potrebbero verificare nuovi flussi di capitale in Svizzera.

In questo quadro, “la BNS potrebbe portare i suoi tassi di interesse in territorio ulteriormente negativo”, sostiene Rosenstreich. Il bilancio della banca centrale svizzera porta quindi a pensare che l’aumento dell’esposizione valutaria non sia più un fatto scontato.

“Il mancato intervento – ad ogni livello - della banca centrale svizzera nel corso della crisi dei titoli di Stato italiani lo scorso anno indicherebbe che la sua capacità di azione è inibita da tassi di interesse negativi” sottolinea l’esperto.

Franco svizzero si confermerà un porto sicuro

All’inizio della crisi subprime, le riserve della Banca Nazionale Svizzera rappresentavano il 15% del Pil. Dopo poco più di una decina d’anni invece, questo dato è salito al 120%: “questo ci lascia credere che Berna ora sia nella posizione di dover accettare un maggiore apprezzamento del Franco”, sostiene Peter Rosenstreich.

L’ Head of Market Strategy di Swissquote crede inoltre che la domanda di valuta elvetica resterà elevata, in quanto si è spesso dimostrata in grado di superare le altre monete del G10 sia durante cicli ribassisti della Fed che nel corso delle recessioni. La richiesta di Franchi è così forte perché tra le maggiori economie globali, la Svizzera è il Paese che presenta il maggiore avanzo di bilancio in relazione al Pil.

“La permanenza dei capitali all’interno della Confederazione elvetica in passato ha rappresentato un problema reale per la banca centrale ed è improbabile che con il rallentamento economico in corso e con le principali banche centrali pronte ad allentare che il settore privato inizierà ad esportare investimenti”, chiosa l’esperto.

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