Il gigante russo notifica a un cliente europeo l’esenzione incolpevole dagli obblighi contrattuali. Ovvero, venerdì Nordstream non ripartirà. E la siccità del Reno minaccia una crisi senza precedenti
La giornata aveva inviato segnali contrastanti. Da un lato, come ampiamente preventivabile, Mario Draghi confermava da Algeri i 4 miliardi di metri cubi di gas in più ottenuti per quest’anno e prospettava - senza alcun particolare, a dire il vero - ulteriori, sostanziali aumenti di esportazioni algerine verso il nostro Paese negli anni a venire. Insomma, un successo lungo la strada dell’affrancamento da Mosca.
Il problema è che in contemporanea, Gazprom assestava un uno-due di quelli letali. Dopo aver confermato esportazioni record di gas verso la Cina, di fatto sbugiardando la narrativa e svelando la natura drammaticamente a doppio taglio delle sanzioni europee, il gigante energetico russo non prenotava alcuna extra-capacity di trasporto attraverso l’Ucraina per tutto il mese di agosto. Quindi con Nordstream ancora chiusa per manutenzione fino a giovedì, Gazprom inviava un segnale chiaro anche rispetto alla pipeline alternativa Yamal-Europe: a fronte di una capacità massima di transito di 77,2 milioni di metri cubi al giorno attraverso lo snodo di Sudzha, per tutto il prossimo mese il gestore russo si è limitato a confermare i 42 milioni di metri a settimana del periodo post-sanzioni. Insomma, flussi pericolosamente al minimo.
E fin qui, la giornata pareva appunto in pareggio fra ottimismo e pessimismo. Ma ecco che mentre Mario Draghi prendeva la parola ad Algeri in conferenza stampa. Reuters batteva la notizia di una lettera datata 14 luglio e inviata a un cliente europeo (quasi certamente tedesco e primario, pare proprio Uniper) con la quale Gazprom anticipava la deadline del 21 luglio e invocava la clausola di force majeure, ovvero il preavviso di inadempienza contrattuale incolpevole e basata su causa di forza maggiore. Tradotto, al netto della turbina arrivata in Germania dal Canada ieri e attesa in Russia per fine settimana, di fatto Gazprom anticipa che venerdì Nordstream non riaprirà. Quindi, i flussi verso l’Europa saranno quelli limitati della Yamal-Europe. E destinati a restare tali fino a settembre, almeno. Certo, tutto può cambiare. Il gigante russo può infatti prenotare extra-capacity su base quotidiana, intervenendo alle aste ad hoc ma sarebbe un assoluta novità, poiché la prassi è quella di prenotazioni su base mensile.
Ed ecco che una notizia del genere viene subito prezzata come ferale dai mercati, non fosse altro per quanto ammesso nel fine settimana dal vice-presidente del Consiglio di sorveglianza di Uniper: da una settimana, l’azienda sta garantendo l’ordinaria erogazione di gas drenandolo dagli stoccaggi per evitare di svenarsi sullo spot market e preservare liquidità. Poiché, sempre a detta del management, se lo Stato non interviene subito con il salvataggio da 10 miliardi euro, l’insolvenza è questione di giorni e non di settimane. Ed ecco che UBS ha immediatamente incorporato a livello di mercato un worst case scenario immediato di stop pressoché totale dei flussi: a detta della banca svizzera, il rischio per l’Europa si sostanzierà in un calo di corporate earnings del 15%, una sell-off sullo Stoxx 600 destinata a superare il 20%, un euro a 90 centesimi sul dollaro e il rendimento del Bund decennale a 0%.
Signori, l’Apocalisse è (quasi) servita. E ben più grave di quella climatica dell’omonima ondata di calore che sta incendiando il Vecchio Continente. La quale, però, rischia paradossalmente di piantare il proverbiale chiodo nella bara della recessione Ue, come mostrano queste due immagini,
la prima delle quali mostra il corso del fiume Reno e il suo fondamentale contributo all’approvvigionamento energetico del Nord Europa, partendo dall’hub cosiddetto ARA (Amsterdam-Rotterdam-Anversa) e fino in Svizzera per un corso di 1.300 chilometri, il cui nodo strategico è in Germania nel sito di Kaub. La seconda immagine parla da sola: il livello di siccità che ha colpito il Reno è tale da permettere una capacità di carico al 30% del totale massimo, stando a dati odierni dalla società di brokeraggio marittimo Riverlake. Ovvero, al massimo 800 tonnellate da Kaub in poi verso Sud.
E se quella tratta fluviale è fondamentale per un serie di commodities, appare esiziale per diesel e combustibile da riscaldamento. Detto fatto, se Avenergy Suisse ha confermato come già oggi la Svizzera stia cominciando a fare i conti con carenze sistemiche a livello di approvvigionamento energetico dalla porta del Nord Europa, il combinato di Reno in secca e difficoltà logistiche della ferrovie tedesche sta già ripercuotendosi sull’operatività stessa di molte fabbriche. Due centrali di fondamentale importanza per le industrie energivore tedesche come quelle di Mannheim e Karlsruhe, gestite rispettivamente dalla Grosskraftwerk Mannheim e della EnBW, hanno confermato la difficoltà nel reperimento di carbone per uso industriale. Di più, l’ultimo report di S&P’s Global Commodity Insights prevede che nei prossimi mesi la Germania potrà contare solo sul 65% di capacity legata al carbone. C’è da sperare che Gazprom bluffi. Altrimenti, a Palazzo Chigi potrà insediarsi anche Batman per l’eventuale dopo-Draghi. Sarà comunque un disastro.
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