Generali, si allarga il patto anti-Donnet: Mediobanca sempre più vicina

Mauro Speranza

20 Settembre 2021 - 12:23

L’adesione da parte di Fondazione Crt e l’aumento del capitale detenuto da Caltagirone in Generali portano il patto anti-Donnet vicino alla quota di Mediobanca.

Generali, si allarga il patto anti-Donnet: Mediobanca sempre più vicina

Nuove operazioni all’interno del patto tra soci divenuto ufficiale nei giorni scorsi tra Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, con il fronte del no alla conferma dell’ad Philippe Donnet che si allarga giorno dopo giorno.

Nelle ultime ore si è registrata l’adesione di Fondazione Crt e, a seguito delle ultimi acquisti dei soci, il totale detenuto dal patto nel capitale di Generali arriva al 12,334%.
Il prossimo appuntamento è fissato per il 27 settembre, giorno della riunione del consiglio di amministrazione che molto probabilmente presenterà una sua lista in vista dell’assemblea dei soci prevista per aprile 2022.

Il patto aumenta la sua quota in Generali

Diventa ufficiale l’adesione di Fondazione Crt al patto parasociale di consultazione fra il Gruppo Caltagirone e la Delfin, holding detenuta da Del Delvecchio.

L’Ente torinese porta in dote il suo 1,232% del capitale col fine di “partecipare attivamente al piano industriale e all’elaborazione di una politica di maggiore sviluppo e creazione di valore del gruppo”, spiegava all’Ansa il presidente, Giovanni Quaglia, il quale ha poi aggiunto di “voler costruire e non distruggere”.

Caltagirone sale ancora

L’ufficialità dell’ingresso di Fondazione Crt arriva poche ore dopo il nuovo aumento della quota detenuta da Caltagirone in Generali.
Secondo un internal dealing, in data 15 settembre l’imprenditore romano ha acquistato complessivamente 530 mila azioni attraverso le sue società Gamma Srl, Fgc e Pantheon 2000.

A questo punto, la quota detenuta da Caltagirone nella compagnia assicurativa di Trieste è salita al 6,16% del capitale dal precedente 6,13%.
Per quanto riguarda la quota totale detenuta dal patto, inoltre, questa risulta salita al 12,334% del capitale di Generali, avvicinandosi al 12,9% posseduto dai suoi avversari di Mediobanca.

Uno scenario a tre liste

Dopo le ultime mosse, si attende ora la riunione del consiglio di amministrazione di Generali, prevista per lunedì 27 settembre, che probabilmente porterà alla stesura di una lista da parte dello stesso cda da presentare all’assemblea dei soci di aprile.
Dopo lo scontro arrivato la settimana scorsa nella riunione informale conclusasi con una maggioranza di 8 voti su 12 convocati a favore della conferma di Donnet, in settimana potrebbe esserci un comitato nomine chiamato a esaminare il ruolo del presidente Gabriele Galateri di Genola.

Vista la spaccatura netta tra i pattisti e il cda, uno degli scenari possibili sarà la presentazione di ulteriori due liste, compresa quella capeggiata dalla coppia Caltagirone-Del Vecchio a cui se ne potrebbe anche aggiungere un’altra di Assogestioni.
Secondo gli analisti di Equita, con lo scenario della presentazione di tre liste distinte, in sede di assemblea gli investitori istituzionali avranno un ruolo determinante, visto il 40% del capitale da loro detenuto.
Gli esperti della sim milanese sottolineano la forza del manager francese visti i risultati ottenuti: non solo ritiene di aver portato a termine, in sintonia con le linee guida approvate dall’intero cda, due piani strategici, ma è pronto anche a rimarcare quello che è stato fatto.

Nel corso del mandato del francese, sottolineano da Equita, Generali ha avuto un total return per gli azionisti pari al 103%, superiore a quello delle altre compagnie assicurative (la seconda è Zurich, col 99%), mentre il titolo è salito del 57% rispetto al 20% dello Stoxx 600 Assicurazioni. Risultati definiti “buoni” da Equita, con Generali che resta sulla buona strada per raggiungere i livelli pre-Covid nel 2021.
Il rinnovo di Donnet, concludono gli analisti, “sarebbe una buona notizia per il gruppo e resta lo scenario più probabile, mentre la sostituzione del francese sarebbe non giustificata e logicamente percepita male dagli investitori”.

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