La pandemia ha travolto la Germania anche sul fronte debito pubblico, aumentato con i piani di aiuti contro la crisi. Il Paese è a un bivio: allentare l’austerità o tornare subito al rigore?
Germania sempre più frastornata dagli effetti pandemia: sul bilancio statale pesa un livello di debito pubblico assai elevato per il Paese del rigore finanziario.
Proprio in seguito all’enorme spesa affrontata per arginare la crisi Covid con stimoli e aiuti a famiglie, imprese e lavoratori, lo Stato tedesco si è visto costretto a violare, temporaneamente, il vincolo costituzionale sull’indebitamento.
E a dare il via a un dibattito politico, oltre che economico, proprio sul freno imposto in Costituzione ai prestiti di Stato: è ancora valido tale sistema di rigore o occorre pensare un meccanismo di maggiore flessibilità?
Tradotto il quesito significa che anche l’austera Germania deve fare i conti con una difficoltà economica senza precedenti e affrontare il bivio del debito pubblico: più spesa contro il tracollo nazionale o austerità per avere conti in ordine?
Germania: è scontro sul debito pubblico, che succede?
Martedì 26 gennaio i conservatori hanno respinto un appello per allentare i limiti di emissione del debito imposti dalla Costituzione della Germania.
Un fatto importante, che testimonia i cambiamenti imposti dalla pandemia anche nella granitica nazione tedesca, celebre per il suo inflessibile sistema di conti pubblici in ordine. E, soprattutto, per il basso impatto del debito sul PIL, a differenza di rapporti sproporzionati come quello italiano.
Tutto è iniziato con la proposta del responsabile della Cancelleria, secondo il quale Berlino non sarà in grado di aderire alle rigide regole fiscali per alcuni anni. Il cosiddetto freno all’indebitamento del Paese, sancito dalla Costituzione, dovrebbe essere quindi modificato per consentire più prestiti e contribuire a compensare l’impatto della crisi sulla più grande economia europea.
Il freno - progettato per impedire prestiti superiori allo 0,35% della produzione economica - era stato già sospeso per il 2020 e il 2021, con il Governo Merkel che ha messo a disposizione decine di miliardi di euro per aiutare le imprese colpite dalla pandemia.
I commenti di Helge Braun, in un articolo per il quotidiano economico Handelsblatt, sono stati il segno più chiaro che il Governo sta cercando un margine di manovra per spendere più liberamente risorse statali anche con una crisi da coronavirus superata. Limitare il freno per qualche altro anno, quindi, sarebbe auspicabile.
Berlino ha acquisito un nuovo debito netto di 130,5 miliardi di euro (158,3 miliardi di dollari) nel 2020, il più alto indebitamento annuo nella sua storia del dopoguerra, e il ministro delle finanze Olaf Scholz prevede di aumentarlo fino a 180 miliardi di euro quest’anno.
Ma la miccia accesa dal membro di Governo della Merkel si è trasformata presto in un dibattito infuocato su uno dei pilastri della storia tedesca: la sostenibilità dei conti pubblici. Un tabù da superare?
Il debito è ancora un tabù in Germania
Il coro è quasi unanime contro la proposta di allentamento dei limiti all’indebitamento di Stato. La Germania si conferma leader del rigore stando alle dichiarazioni politiche sulla questione spesa pubblica.
Eckhardt Rehberg, portavoce per il bilancio della coalizione CDU/CSU, ha parlato chiaro, la sostenibilità delle finanze non si tocca:
“È ingannevole presumere che gli attuali tassi di interesse bassi o negativi siano permanenti. Se i tassi di interesse aumentano di nuovo, un debito elevato significa rischi elevati per i bilanci futuri.”
Christian Ploss, leader della CDU nello stato di Amburgo, ha convenuto che la regola non deve essere allentata: “La CDU è il partito della prudenza fiscale ... e questo dovrebbe rimanere tale.”
Stessa cautela dal ministro delle finanze Olaf Scholz, candidato cancelliere socialdemocratico, che ha affermato che il Governo mira a ripristinare i limiti di prestito nel 2022, chiarendo anche che ci sono buchi di bilancio per i prossimi anni che dovranno essere colmati.
Scettico anche il ministro dell’Economia Peter Altmaier, membro del partito CDU della Merkel, che non vede funzionale l’allentamento. Alexander Dobrindt, della CDU bavarese, ha detto che alleggerire i vincoli darebbe un cattivo esempio agli altri Stati dell’Unione europea.
Unica apertura da Sven-Christian Kindler, capo legislatore del bilancio del partito all’opposizione dei Verdi: ha accolto con favore la proposta di Braun, dicendo che una riforma per aumentare gli investimenti pubblici era attesa da tempo.
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