I legami commerciali tra Germania e Cina sono ancora forti: perché è un problema e come può Berlino - e così l’Ue - sganciarsi dal dragone per compiacere una politica estera guidata dagli Usa?
I numeri non mentono e svelano quanto ancora il legame commerciale tra Cina e Germania sia forte: lo scorso anno gli scambi tra i due Paesi hanno raggiunto un livello record.
In questo modo, la nazione asiatica risulta il partner commerciale più importante della Germania per il settimo anno consecutivo, nonostante gli avvertimenti politici di Berlino sull’eccessiva dipendenza.
La questione non è di poco conto e investe non soltanto la strategia economica tedesca, ma tutta l’impostazione della politica estera europea.
Indebolire i legami con la Cina, infatti, è uno dei temi cruciali di questi ultimi anni, soprattutto da quando la guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia hanno obbligato l’Europa in primis a ripensare tutte le forniture energetiche.
Aggiungendo la pressione Usa nel voler isolare il dragone, reo di pratiche politiche e commerciali aggressive e non concorrenziali - con la crisi del pallone spia a testimoniare il clima teso - la Germania e tutta l’Ue si trovano alle strette: come fare a meno della Cina?
Intanto, il legame commerciale tra Berlino e Pechino è solido.
Germania-Cina: i numeri di un commercio cruciale
Nel 2022, merci per un valore di circa 298 miliardi di euro sono state scambiate tra i due Paesi, in aumento di circa il 21% rispetto al 2021, secondo i dati dell’ufficio statistico tedesco resi disponibili per la prima volta a Reuters.
L’anno scorso, la Germania ha importato beni dal dragone per un valore di 191 miliardi di euro, un terzo in più rispetto al 2021. Le esportazioni di merci tedesche in Cina sono aumentate solo del 3,1% a circa 107 miliardi di euro.
Nel complesso, la Germania aveva un deficit commerciale con la Cina di circa 84 miliardi di euro, come evidente nel grafico:
L’interdipendenza dei due Paesi comincia a impensierire politici e analisti tedeschi, date le loro opinioni nettamente diverse sulle libertà sociali e politiche.
Il problema principale è la dipendenza della Germania dalla Cina per le materie prime critiche, necessarie per la transizione verso energia e trasporti più puliti, ha detto a Reuters Lukas Menkhoff, capo del dipartimento di economia globale presso l’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW).
La Germania importa circa due terzi dei cosiddetti metalli delle terre rare dalla Cina. Questi sono indispensabili nelle batterie, nei semiconduttori e nelle auto elettriche.
“La guerra della Russia contro l’Ucraina ci ha drammaticamente mostrato come la dipendenza dalle materie prime possa essere utilizzata come leva politica dai regimi autocratici”, ha detto Menkhoff. “Se la Cina dovesse attaccare Taiwan, l’economia tedesca potrebbe incontrare problemi di approvvigionamento.”
Politicamente, oltre alla risposta sommessa della Cina all’aggressione russa, la questione di Taiwan è fonte di crescente preoccupazione per il governo tedesco. È stato uno dei principali argomenti di discussione durante la visita del cancelliere al presidente Xi Jinping lo scorso novembre.
Intanto, Scholz sta cercando altri partner commerciali proprio per allentare un legame che si fa rischioso. Non solo, ci sono alcune avvisaglie di come i rapporti stanno cambiando.
Le relazioni bilaterali tra i due paesi sono state segnate anche da una serie di accordi bloccati sugli investimenti interni. A novembre, la città tedesca di Duisburg ha citato i legami della Cina con la Russia come motivo per far scadere un memorandum d’intesa per un progetto infrastrutturale di “città intelligente” con Huawei.
Allo stesso modo, mentre l’impresa statale cinese Cosco inizialmente intendeva acquisire una quota del 35% in un terminal nel porto di Amburgo, un compromesso all’interno della coalizione di governo tedesca ha portato a limitare la quota di Cosco a un massimo del 25. Due mesi dopo, l’accordo non è ancora risolto e potrebbe fallire.
In generale, ridurre in modo significativo la dipendenza economica dalla Cina non sarà facile, ma qualsiasi nuova strategia mirerà sicuramente a ridurre lo squilibrio commerciale e a creare condizioni di parità per le imprese e il lavoro tedeschi (ed europei) secondo alcuni osservatori.
Le preoccupazioni tedesche per il loro legame con i cinesi riguardano un po’ tutta l’Europa. Per Taylor Pearce è economista presso l’OMFIF: “se considerata insieme alla mossa degli Stati Uniti verso il friendshoring - la ricerca di partner con valori condivisi -, oltre alla mossa più aggressiva per impedire l’accesso della Cina ai semiconduttori alla fine dello scorso anno, è più probabile che la rivalutazione della politica economica ed estera della Germania nei confronti della Cina sia un presagio di un maggiore scisma nelle relazioni economiche internazionali.”
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