In Germania si cominciano già a razionare luce e acqua calda. E l’Italia ha un piano?

Mauro Bottarelli

10 Luglio 2022 - 06:30

Per il presidente delle imprese immobiliari «la pace sociale è in grave pericolo», Illuminazione ridotta in molte città, docce all’alba e un piano draconiano per l’inverno con termosifoni a 17 gradi

In Germania si cominciano già a razionare luce e acqua calda. E l’Italia ha un piano?

In situazioni come quelle attuali, occorre oggettivamente andare con i piedi di piombo quando si tratta di fonti da cui attingere informazioni. Ma quando a dedicare un allarmato servizio sulle restrizioni energetiche già in vigore in Germania ci pensa il Financial Times, difficilmente si può pensare a propaganda putiniana per smontare il mito delle sanzioni. Il problema è reale, Talmente reale da essere sintetizzato in maniera drammatica da Axel Gedaschko, numero uno della GdW, l’associazione delle imprese immobiliari tedesche: La pace sociale nel Paese oggi è in grave pericolo.

Poco da stare allegri. Non fosse altro per almeno un paio di variabili. Primo, le proiezioni relative ai prezzi del gas a 1 anno in Germania sono drammatiche. Secondo, lunedì Nordstream cesserà del tutto il trasporto dei flussi verso l’Europa fino al 21 luglio per lavori di manutenzione. E lo stesso quotidiano della City non ha difficoltà nel riferire quale sia il sentore generale che circola a Berlino: probabilmente, il 22 luglio non riaprirà. A quel punto, la previsione di Ursula Von der Leyen sarà divenuta realtà; stop totale del gas dalla Russia per l’Europa, Il tutto con le alternative reali di approvvigionamento che appaiono tali solo sulla carta e, soprattutto, gli stoccaggi a metà del guado per raggiungere entro il 1 novembre quel 90% che garantirebbe un inverno relativamente tranquillo.

Ma in Germania già si ragiona come se quella che comincerà fra pochi mesi fosse una stagione di dickensiana privazione dei mezzi. Il principale gruppo immobiliare tedesco, Vonovia, ha già annunciato che abbasserà la temperatura dei riscaldamenti centralizzati dei suoi condominii a 17 gradi dalle 11 di sera alle 6 del mattino, una misura che dovrebbe garantire un risparmio dell’8% sui costi energetici. Ma c’è chi non attende l’arrivo delle brume. Un’associazione di proprietari della città sassone di Dippoldiswalde, al confine con la Repubblica Ceca, ha già imposto razionamenti dell’acqua calda, stabilendo orari in cui i residenti possono fare la doccia: dalle 4 alle 8 del mattino, dalle 11 di mattina alle 13 e dalle 17 alle 21. Come abbiamo deciso e annunciato alla nostra riunione generale, è necessario fin da ora risparmiare in vista dell’inverno, si legge su un volantino affisso in tutti i palazzi di proprietà. Parliamo della Germania del 2022. E non del 1922.

E ancora. Helmut Dedy, presidente della Deutscher Städtetag (il corrispettivo tedesco dell’Anci), ha reso noto che la sua associazione ha già diramato direttive di massima a tutte le città grandi e medie per tagliare fin da subito i consumi energetici, in modo che quanto verrà risparmiato in estate sarà disponibile per avere case riscaldate in inverno. Ogni kilowatt/ora che viene salvato dallo spreco finisce negli stoccaggi. E la questione appare decisamente urgente, poiché Dedy sta girando l’intero Paese come una trottola per incontrare gli amministratori locali e sensibilizzarli su alcuni suggerimenti da mettere in pratica fin da subito: spegnere i semafori di notte, chiudere l’acqua calda negli edifici pubblici, nei musei e nei centri sportivi, abbassare il livello de condizionatori ed eliminare l’illuminazione di monumenti e palazzi storici. Praticamente, uno stato di emergenza bellico. Preventivo e permanente.

E che nel distretto di Lahn-Dill, nei pressi di Francoforte, hanno preso decisamente sul serio fin da subito: acqua calda chiusa nelle 86 scuole e nei 60 licei del comprensorio, una mossa che dovrebbe garantire un risparmio di circa 100.000 euro. Mentre a Dusseldorf l’amministrazione ha deciso la chiusura del Münster-Therme, un enorme complesso di piscine e Spa, a Berlino l’acqua delle piscine all’aperto è più fredda di 2 gradi centigradi e a Colonia l’illuminazione stradale è ridotta del 70% dalle 11 di sera all’alba. E la corsa all’acquisto alternativo da parte dei cittadini impauriti ha già fatto schizzare alle stelle il prezzo di pellet e carbone.

Il tutto in un contesto che ha visto la guerra in Ucraina far aumentare i prezzi dell’energia per i consumatori tedeschi fra il 71% e il 200%, un aggravio che si traduce in un costo annuale fra i 1.000 e i 2.700 euro in più per un nucleo familiare di un singolo e di oltre 3.800 euro per quattro persone rispetto al 2021. Insomma, la Germania è già in emergenza. E sta operando a tutti i livelli come se la chiusura di Nordstream che avverrà fra poche ore dovesse realmente essere definitiva. Per questo, la pace sociale appare in grave pericolo. Una domanda sorge spontanea, al netto della dipendenza del nostro Paese dal gas russo: dobbiamo pensare che siano i tedeschi come al solito eccessivamente allarmisti e votati alla precauzione o noi italiani rischiamo un brusco impatto con la realtà nel pieno di un estate rovente?

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