Giorgia Meloni e l’ossessione del nemico tedesco

Violetta Silvestri

05/05/2020

Giorgia Meloni attacca nuovamente la Germania sulla questione della sentenza conto il QE della Banca Centrale Europea. Una vera ossessione del nemico tedesco, quella della leader di Fratelli d’Italia. Che, sul tema, attacca duro non senza generalizzare.

Giorgia Meloni e l’ossessione del nemico tedesco

Giorgia Meloni ha trovato un nuovo argomento per scagliarsi con durezza contro la Germania. E, di conseguenza, contro l’Unione Europea.

La questione della sentenza della Corte suprema tedesca contro il QE, strumento di politica monetaria espansiva utilizzato dalla BCE, ha dato un facile motivo alla leader di Fratelli d’Italia per gridare “vergogna” a Berlino.

La deputata ha ribadito con forza che l’Italia non può accettare i diktat provenienti dal nazionalismo della Germania, rimettendo in campo anche la mai sopita battaglia al MES. E lasciandosi trasportare da alcune generalizzazioni sull’argomento.

Mentre il ministro Gualtieri ha tranquillizzato il Paese sulla vicenda della corte tedesca contro la politica monetaria della BCE di acquisto di titoli di Stato, affermando che non avrà impatto, la Meloni ha acceso il fuoco delle polemiche. Nuove e gravi minacce, infatti, starebbero per scagliarsi sulla nostra nazione.

Corte tedesca contro BCE? Inaccettabile per la Meloni

Parole al veleno quelle scritte dalla Meloni su Facebook per commentare la notizia della pronuncia tedesca sulla BCE: inaccettabile che le sorti dell’Italia e dell’intera Europa siano decise in totale autonomia dalla Germania attraverso la sua Corte Costituzionale”

Con questo incipit la leader di Fratelli d’Italia è tornata a criticare con determinazione il nemico principale dell’Unione Europea e, di riflesso, della nostra nazione: la Germania.

La questione sta monopolizzando dibattiti e interessi economico-politici di tutta Europa ed è senz’altro di una certa rilevanza. Non se ne conoscono ancora gli effetti, visto che la stessa Corte ha dato alla BCE 3 mesi di tempo per argomentare vantaggi e svantaggi del programma di acquisto di titoli di Stato in nome della proporzionalità (che non ci sarebbe secondo il rilievo tedesco).

Giorgia Meloni, però, ha ostentato sicurezza nel pronunciare la sua visione al riguardo: “La Corte Costituzionale tedesca richiama la BCE contro il piano di sostegno all’economia per fronteggiare la crisi causata dal Coronavirus.”

Così ha messo in guardia la deputata gli italiani. Cadendo, però, nella trappola della generalizzazione e, quindi, dell’inesattezza. La sentenza tedesca, infatti, non si riferisce al PEPP, il programma pandemico che prevede acquisti di titoli di Stato anche junk (spazzatura) per far fronte all’emergenza.

Il piano europeo per l’epidemia, quindi, sarebbe salvo da qualsiasi sentenza (almeno stando alle indicazioni del momento). Una precisazione che la Meloni non ha voluto sottolineare, puntando piuttosto sull’affondo duro:

La BCE non è proprietà tedesca, è anche dell’Italia, visto che ne possediamo il 14%. In questa fase di emergenza la BCE deve fare quello che fanno tutte le banche centrali del mondo: immettere liquidità e acquistare illimitatamente titoli di Stato, altrimenti non sappiamo cosa farcene di questa BCE e di questa Unione Europea.”

Meloni, il nemico tedesco e lo spettro del MES

Se il nemico tedesco è ormai una sorta di ossessione per la Meloni, lo stesso può dirsi del MES. Che, non a caso, è tornato di attualità anche in questa polemica sulla sentenza della Germania contro la BCE.

La deputata della destra italiana non ha esitato ad affermare che:

“La trappola che la Germania, con i suoi vassalli, sta preparando è molto chiara: senza un intervento imponente della BCE che acquista titoli di Stato, l’Italia (come altri Stati membri) sarà costretta a far ricorso al MES, il famigerato Fondo Salva Stati, aprendo così le porte alla Troika e al commissariamento della nostra Nazione.”

Conclusioni drammatiche quelle della Meloni che appaiono quanto meno azzardate, al momento. La battaglia contro l’Europa è sempre aperta da parte della leader di Fratelli d’Italia. Anche a costo di forzare i fatti.

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