I giovani che lavorano e vivono a casa dei genitori devono contribuire alle spese?

Ilena D’Errico

12 Luglio 2024 - 20:39

I figli che vivono in casa con i genitori e lavorano devono contribuire alle spese. Non soltanto c’è un certo dovere legale di cui tenere conto, ma questo è fondamentale per la loro crescita.

I giovani che lavorano e vivono a casa dei genitori devono contribuire alle spese?

Secondo la consulente finanziaria Vinessa Orsbourne (della Become Wealth) i giovani che vivono a casa dei genitori dovrebbero contribuire alle spese, allo scopo di prepararsi all’indipendenza e alla gestione dell’economia familiare che, altrimenti, non arriverà. L’esperta consiglia in proposito di discutere apertamente in famiglia, non appena i figli maggiorenni hanno terminato gli studi o comunque quando hanno un lavoro stabile.

Più che concentrarsi sulla necessità vera e propria del contributo economico per far fronte alle esigenze familiari, la budgeting specialist sottolinea l’importanza dell’insegnamento e dell’educazione che acquisisce così la prole. I genitori, secondo quanto chiarito dall’esperta, potrebbero anche mettere da parte il denaro ricevuto dai figli per restituirlo in caso di bisogno.

L’analisi parte dai dati relativi ai giovani neozelandesi, che negli ultimi periodi - complice l’alto costo della vita - tendono a rimanere nel nido molto più a lungo rispetto al passato. Anche in Italia da questo punto di vista non troviamo informazioni rassicuranti; anzi, secondo i dati del 2023 gli italiani sono tra i peggiori d’Europa, non raggiungendo l’indipendenza prima dei 30 anni (in media).

Ovviamente i consigli dell’esperta non variano a seconda della nazionalità, quindi anche i genitori italiani dovrebbero chiedere alla prole un contributo per vitto e alloggio. Al di là dell’educazione finanziaria, però, i figli non dovrebbero dimenticare l’esistenza di obblighi legali in merito. Ecco cosa c’è da tenere a mente.

I figli che vivono a casa devono contribuire alle spese?

Si è abituati a pensare del dovere di mantenimento che ricade sui genitori, peraltro anche per periodi prolungati, al fine di sostenere i figli nel migliore dei modi possibili. In realtà, la legge è chiara nel definire che anche i figli sono tenuti a contribuire ai bisogni familiari. Secondo la normativa, infatti, i figli che vivono a casa dei genitori sono tenuti a partecipare al mantenimento della famiglia come possono, dunque sempre in proporzione alle proprie capacità e sostanze.

Il figlio che non lavora potrebbe per esempio impegnarsi personalmente, occupandosi delle faccende domestiche e delle commissioni. Al contrario, se la prole ha reddito dovrebbe dare un contributo in denaro, sempre in relazione alla propria disponibilità e senza compromettere il raggiungimento dell’autosufficienza.

Sui figli indipendenti che non convivono con i genitori, invece, può ricadere soltanto un obbligo alimentare. Ciò soltanto se i genitori versano in stato di bisogno e in assenza di tutti gli altri soggetti obbligati in via prioritaria (compresi i coniugi in via reciproca), ma comunque nel limite delle proprie possibilità economiche e pensando alle esigenze primarie di vita.

Contribuire alle spese aiuta i giovani ad andare via di casa?

Indipendentemente dagli aspetti legali del caso, contribuire alle spese di casa potrebbe aiutare a raggiungere l’indipendenza in tempi più rapidi e soprattutto in modo consapevole. Analizzando nello specifico la situazione della Nuova Zelanda, la consulente finanziaria Vinessa Orsbourne ha consigliato questo approccio in particolare ai figli più giovani, che non si sentono pronti economicamente ad andare via di casa.

Ci sono però anche esempi diversi di figli che vivono a casa con i genitori, ad esempio quando questi ultimi sono anziani e hanno bisogno di assistenza e specialmente per chi ha un genitore solo, ma anche di famiglie che optano per questa soluzione in modo consapevole al fine di ottimizzare le risorse economiche. In questi ultimi casi, però, cambiano le motivazioni per cui i figli vivono (ancora oppure di nuovo) con i genitori e soprattutto il fatto che diano già un contributo di qualche tipo.

Per coloro che, invece, hanno terminato gli studi e hanno un lavoro ma temono di abbandonare la sicurezza delle mura familiari sarebbe utile cominciare a contribuire anche economicamente, quanto meno per prepararsi alla futura gestione delle finanze. Indubbiamente, c’è un problema di natura economica che limita fortemente le famiglie, con costi sempre più proibitivi e redditi in continua decrescita. Ciononostante, proprio questa ripartizione delle spese dovrebbe essere di insegnamento e responsabilizzazione, oltre che utile almeno per un primo periodo a non sobbarcarsi costi eccessivi.

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