Da Blackstone a KKR, tutti i giganti occidentali del private equity vogliono investire in Giappone. Ecco dove e perché.
Il Giappone fa gola ai giganti occidentali del private equity, pronti a dirottare nel Paese asiatico svariati miliardi di dollari di investimenti. La loro presenza è presumibilmente destinata ad aumentare ancora negli anni a venire a causa di un contesto favorevole, in primis lo yen debole.
Blackstone, per esempio, ha fatto sapere che punterà a stringere accordi a Tokyo e dintorni fino al 2027 per un valore di 1,5 trilioni di yen (9,6 miliardi di dollari). Si tratta di una cifra piuttosto elevata, confermata dal presidente della società statunitense Jonathan Gray a Nikkei Asian Review, e pari all’importo totale investito dalla stessa Blackstone in Giappone da quando ha iniziato ad operare in loco, nel 2007, suddivisa in tre anni.
“Ci sono una serie di fattori che hanno accelerato la crescita dell’economia giapponese così come le opportunità di investimento”, ha detto Gray. Tra questi troviamo il ritorno dell’inflazione nell’economia giapponese, la forza del mercato azionario e le politiche del governo Kishida. Queste riforme, ha spiegato lo stesso Gray, avrebbero “incoraggiato i singoli giapponesi a passare da risparmiatori ad investitori, cosa che riteniamo molto importante”, nonché “le aziende a concentrarsi sul rendimento del capitale proprio e a considerare la vendita delle divisioni non core”. [...]
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