Su quali misure economiche (e non) si potrebbe basare un’alleanza di governo fra pentastellati e dem?
Dopo l’iniziale strappo di Matteo Salvini che ha aperto la crisi di governo, il cerino è tornato in mano al Movimento 5 Stelle. Se da un lato il leader della Lega pare aver offerto Palazzo Chigi a Luigi Di Maio pur di ricucire, dall’altro una parte consistente del Partito Democratico è favorevole a un esecutivo con i pentastellati. Il primo fautore di questa opzione è l’ex segretario dem Matteo Renzi, che in aperta polemica con Nicola Zingaretti vorrebbe formare un governo “no tax” per disinnescare l’aumento dell’Iva.
L’ex ministro Graziano Delrio ha già dato la sua proposta per un esecutivo “alla tedesca”, che si baserebbe su un patto molto simile al contratto su cui si era basata l’alleanza 5 Stelle-Lega. Rispetto a quest’ultimo, in linea di principio il nuovo patto Movimento-PD si fonderebbe su pochi punti programmatici che avvantaggerebbero entrambe le forze politiche in vista di elezioni non troppo lontane. Ma quali sono questi punti, e quanto sarebbe facile attuarli?
I punti di un’alleanza 5 Stelle-PD
Il nodo principale da affrontare per PD e Movimento 5 Stelle sarebbe la Finanziaria 2020, la cui approvazione sarebbe resa molto difficile da eventuali elezioni in autunno. Insieme a questa viene il disinnesco dell’aumento dell’Iva e - secondo le ricostruzioni di numerosi quotidiani - la riduzione del cuneo fiscale per il lavoro dipendente.
Queste potrebbero essere accompagnate da una qualche forma di salario minimo legale, una misura da tempo propugnata da Di Maio. Si tratta di politiche economiche piuttosto costose, soprattutto dopo il varo di quota 100 e reddito di cittadinanza.
La loro approvazione prevede dunque una qualche forma di finanziamento, anche perché entrambe affermano di voler rispettare i vincoli europei. Questa potrebbe essere rappresentata da un’imposta patrimoniale, a partire - secondo Il Foglio - dalla revoca dell’abolizione Imu sulla prima casa. Un’altra misura, infine, sarebbe la riduzione del numero dei parlamentari, cui si affiancherebbe anche una nuova legge elettorale.
Scontro fra Conte e Salvini su immigrazione
Altri punti di convergenza sembrano essere un maggiore impegno ecologico relativo alla politica industriale e quello dell’immigrazione. Proprio su quest’ultimo punto, infatti, c’è stato maggior dibattito, sia fra ex maggioranza di governo e opposizione sia (in questi ultimi giorni) fra Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Il primo, in una lettera aperta, ha accusato il secondo di essere ossessionato dai migranti, mentre i ministri Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli si sono rifiutati di firmare il decreto del Viminale sul divieto di sbarco della nave Ong Open Arms.
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