I fedeli di Matteo Renzi denunciano l’assenza di rappresentanza della Toscana nella nuova squadra di governo
Matteo Renzi, senza parlare in prima persona, lancia un chiaro segnale al Conte bis: io ho fatto il governo, io posso farlo cadere. Il casus belli è la formazione del nuovo governo, conclusa la quale gli esponenti di spicco dell’area renziana del Partito Democratico hanno gridato al complotto contro la Toscana, Regione d’appartenenza dell’ex segretario dem.
Il toto-sottosegretari si è concluso senza che nemmeno un toscano rientrasse nella squadra di governo - è la tesi - per colpire Renzi, escludendolo dai giochi di potere. Una vera e propria rivolta - con tanto di (non troppo) velate minacce contro l’attuale dirigenza del partito. Ma è davvero andata così?
Renziani in rivolta contro Zingaretti
21 ministri, 43 fra sottosegretari e viceministri, e nessun toscano. Sarà un caso? I renziani hanno pochi dubbi: “Qualcuno a livello nazionale dovrà spiegare ai tanti militanti ed elettori toscani il motivo, ad oggi incomprensibile, per il quale la Toscana non sia stata considerata degna di avere un rappresentate ai massimi livelli, o se ci sia una purga Renzi che ancora oggi la Toscana deve pagare”, ha detto Simona Bonafè, segretaria regionale del Partito Democratico.
Rincara la dose Maria Elena Boschi, con la medesima teoria del complotto: “Spero non sia semplicemente un modo per colpire Renzi e il nostro gruppo perché non credo che sia giusto né che se lo meritino i cittadini toscani”. E poi ha aggiunto l’ex ministra: “Ho votato convintamente la fiducia al governo e credo che possa fare bene, tra questo e pensare a un matrimonio d’amore ce ne corre”.
Ancora più deciso il tono di Dario Nardella, che ha sostituito Renzi a Palazzo Vecchio: “Se questa esautorazione è una vendetta contro la vecchia maggioranza del partito o contro Renzi lo si dica con chiarezza altrimenti si dia una spiegazione seria e politica di questa decisione”.
La teoria del complotto dei renziani
Che in tutta la corposa squadra di governo non si sia trovato posto per un cittadino della Toscana, regione importante non solo per la sua ricchezza ma anche per il suo ruolo nella storia d’Italia, in effetti può sembrare curioso. E non è escluso che al segretario Nicola Zingaretti possa pesare lo strapotere che Renzi dimostra di avere ancora oggi sul partito. Tanto che è stato proprio il fiorentino ad aprire per primo al Movimento 5 Stelle per la formazione di un nuovo governo, quando l’attuale segretario già pensava alle elezioni.
Viene difficile, però, pensare a un complotto contro i renziani, quando i renziani al governo sono otto. I ministri sono ben tre: Lorenzo Guerini, alla Difesa, la fedelissima Teresa Bellanova all’Agricoltura ed Elena Bonetti alla Famiglia e Pari Opportunità, il Ministero che fu di Boschi e che è molto importante per il PD in questo momento dopo il caso sugli affidi illeciti. A questi vanno aggiunti poi 5 sottosegretari.
Ma non finisce qui. Dai vertici del partito fanno sapere che “nei nomi proposti dall’area renziana non è mai comparso un toscano”. Anche Zingaretti è intervenuto, fra lo stupito e il frastornato: “Assicuro che non c’è nessun tipo di discriminazione politica, non era questo e non è mai stato questo l’obiettivo di nessuno”. Possibile allora che a Renzi (che intanto sui social è stato buono buono) serva solo una miccia per preparare la scissione?
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