Il caso della nave Diciotti porta in primo piano la situazione dell’Eritrea: sono profughi o migranti chi sta scappando dal paese africano?
La vicenda della nave Diciotti, che ora ha sbarcato tutte le persone a bordo ma che nei giorni scorsi aveva creato una crisi politica tanto che il ministro Salvini aveva minacciato le dimissioni, ha riacceso i fari sull’Eritrea.
Prima che la nave della nostra Guardia Costiera sbarcasse a Catania i migranti soccorsi giorni prima, molto infatti si era parlato degli ospiti a bordo della Ubaldo Diciotti che erano a grande maggioranza di nazionalità eritrea.
Ma perché in tanti scappano dall’Eritrea? Cerchiamo allora di vedere quale sia la situazione nella nostra ex colonia, per cercare di capire il motivo per cui a riguardo degli eritrei spesso si parla di profughi e non di migranti.
La guerra in Eritrea
L’Eritrea non è un paese come gli altri per l’Italia. Durante la nostra prima guerra coloniale, furono infatti conquistati nel lontano 1885 dopo una guerra con l’Etiopia i territori che ora grossomodo formano la nazione africana.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, fino al 1952 l’Etiopia fu un protettorato britannico con le Nazioni Unite che poi sancirono l’annessione all’Impero di Etiopia lasciando comunque al territorio una certa autonomia.
Nacque però il FLE (Fronte di Liberazione Eritreo), che dette vita a una guerriglia al fine di ottenere l’indipendenza dall’Etiopia. Quando nel 1973 poi si formò anche una seconda frangia, il FPLE (Fronte di Liberazione Popolo Eritreo) di ispirazione marxista, si arrivò anche a una guerra civile che vide vittorioso il FPLE.
Seguirono anni di dura guerra tra il Fronte di Liberazione Popolo Eritreo e l’Etiopia, che ebbe la propria fine soltanto nel 1991 con il successo del FPLE. Due anni più tardi, il voto favorevole del 97% degli eritrei in un Referendum determinò l’ufficialità dell’indipendenza.
Al potere così salì Isaias Afewerki che in maniera ininterrotta è ancora in carica come presidente. Purtroppo in questi anni gli scontri con l’Etiopia per il controllo di alcune città di confine non sono mai terminati.
Profughi o migranti?
Attualmente l’Eritrea è uno stato in perenne conflitto militare con le nazioni vicine e governato un dittatore in carica al 1993. Non è un caso che il paese africano sia stato inserito a causa del regime di Afewerki da un rapporto di Freedom House tra i 12 peggiori paesi al mondo.
L’Eritrea quindi è un paese poverissimo, militarizzato e dove sono minime le libertà personali. Non è un caso che in molti hanno paragonato la nazione a una sorta di Corea del Nord posizionata nel Corno d’Africa.
Gli eritrei quindi come possono, è vietato per legge lasciare il paese, scappano e lo fanno per mancanza di prospettive, di libertà e anche per cercare di evitare il servizio militare obbligatorio (uomini e donne a partire dai 17 anni), che spesso viene esteso in maniera indefinita diventando quasi una sorta di lavori forzati.
In più ci sono le sistematiche violazioni di diritti umani denunciate anche dall’Onu, tanto che si parla di esecuzioni sommarie senza processo, sparizioni e torture. Per gli oppositori poi c’è il carcere in quelli che possono essere paragonati a dei gulag.
Per questi motivi negli ultimi anni si è stimato che siano 4.000 al mese gli eritrei che scappano dal proprio paese, iniziando così un viaggio verso l’Europa che può durare anche alcuni anni.
Anche a bordo della nave Diciotti la grande maggioranza delle persone a bordo proveniva dall’Eritrea (ben 130), ma per loro da sempre l’Italia viene considerato come un paese di passaggio visto che la maggior parte delle richieste di protezione internazionale vengono presentate in merito ad altri paesi europei.
Solitamente quindi agli eritrei viene riconosciuto il diritto di asilo politico, con una media in Europa dell’87% delle domande accettate. Negli ultimi anni però sia il Regno Unito che la Danimarca hanno diminuito drasticamente il numero, ritenendo che la situazione in Eritrea fosse migliorata.
Per la grande totalità dei casi, quando si parla di eritrei che lasciano il proprio paese si tratta comunque di profughi (che scappano in seguito a guerre, persecuzioni e cataclismi) e non di migranti (che si spostano per cause economiche).
© RIPRODUZIONE RISERVATA