Guerra commerciale USA-Cina: siamo all’inizio di una nuova normalità

Riccardo Designori

14 Giugno 2019 - 16:44

Il tema dei dazi è uno dei maggiori driver che interessa in questa fase storica i mercati finanziari internazionali. Money.it ha intervistato Stephane Klecha, fondatore e Managing Partner di Klecha & Co. per approfondire il suo pensiero su questo tema che vede contrapposte USA e Cina

Guerra commerciale USA-Cina: siamo all’inizio di una nuova normalità

Negli ultimi giorni USA e Messico sembrano aver trovato un accordo sul fronte dei dazi e della guerra commerciale che vede contrapposti gli Stati Uniti d’America a un numero crescente di Paesi. Il focus e l’attenzione internazionale sono tuttavia ancora rivolti agli equilibri che andranno trovati tra la prima potenza economica mondiale e la Cina. Per fare chiarezza su come potrebbero evolversi i negoziati tra i due Paesi e capire i tipi di ricadute che si potrebbero verificare a livello internazionale, Money.it ha intervistato Stephane Klecha, fondatore e Managing Partner di Klecha & Co., banca d’investimenti privata internazionale specializzata nell’assistenza e consulenza finanziaria per aziende dei comparti IT, software e IoT.

Dottor Klecha, come giudica la guerra in atto tra Cina e Stati Uniti?

Indubbiamente molto accesa, con gli USA che con il Presidente Trump si stanno muovendo in modo aggressivo e con la Cina che sta rispondendo con altrettanta fermezza. La reputo più una guerra tecnologica che commerciale. Credo che gran parte di queste tensioni siano legate al fatto che l’ex impero celeste abbia deciso di diventare leader mondiale in diversi ambiti, in primis quelli tecnologici e dei big data, e questo non possa far piacere all’America.

Dove si può trovare dunque un punto di equilibrio?

Non è facile capirlo. Credo che una soluzione veloce e totalmente amichevole è difficile che si verifichi. Diciamo che qualora si trovasse, si tratterebbe maggiormente di una tregua piuttosto che di un armistizio. Anche perchè quella che si è venuta a palesare negli ultimi mesi è una situazione che in realtà è montata nel corso degli ultimi anni.

Visto che si tratta di una guerra tecnologica piuttosto che commerciale, la Cina non potrebbe puntare ad acquisire alcune delle principali aziende USA?

No, non credo che questa sia una strada percorribile, almeno per tutte quelle aziende strategiche come possono esserlo in questo momento quelle Tech e legate al sistema informativo. Se la Cina dovesse provare un take-over è molto probabile aspettarsi un blocco da parte degli Stati Uniti, così come già successo nel recente passato.

Molte tensioni si sono palesate dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Nel 2020 in America vi saranno le Presidenziali, ritiene che la Cina possa influenzarle?

Bisogna capire se il gioco valga la candela ma sì, in linea di principio potrebbe assolutamente provarci. Indubbiamente molto dipenderà dalla posizione di Trump e da come verrà giudicato il suo operato dagli americani. Senza dimenticare una cosa: così come accaduto a George W. Bush alle Presidenziali del 2004, è davvero difficile che un Governo venga sostituito nel mezzo di un conflitto.

I mercati nelle ultime settimane sono stati tuttavia molto nervosi. Il calo dai massimi del 2019 è imputabile a questi scontri?

Sì, sono un effetto diretto dello scontro in corso. Quello in atto è un momento di grande discontinuità. Siamo all’inizio di un ciclo in cui, con l’uso sempre più pervasivo della tecnologia, si stanno definendo nuovi equilibri economici e geopolitici globali. Da anni in cui a dominare è stata una globalizzazione forsennata ci stiamo proiettando verso una de-globalizzazione. In questo nuovo contesto geopolitico è probabile che molte aziende dovranno re-inventare la propria catena di approvvigionamento e i propri mercati così come gli investitori dovranno fattorizzare nuovi rischi e nuove opportunità.

E l’Europa? Che ruolo potrà avere in questo contesto?

Quello dell’Europa è un tema cruciale. La peculiarità del Vecchio Continente è che diversi Paesi hanno legami forti sia con gli Stati Uniti che con la Cina. L’Unione Europea è la zona economica più ricca a livello mondiale e grazie alla propria forza può giocare una carta bellissima: quella di non farsi imporre le scelte di altri, siano USA o Cina. Se rimane unita, l’Europe può controllare il suo destino e imporre le sue regole.

L’emblema di questa guerra è rappresentato da Huawei. Come vede il futuro per la società cinese?

La decisione di bloccare gli aggiornamenti di Android, seppur per il momento posticipata, darà molto fastidio nel breve termine a Huawei. Questo porterà il colosso cinese a sviluppare velocemente un suo sistema, rispondendo così in modo concreto alle sfide. Più in generale si pone per tutti gli operatori la questione dell’affidamento che uno possa fare sull’altra parte. Questa avrà conseguenze nel breve termine in quanto ognuno cercherà soluzioni nella sua zona di appartenenza, ecco perché parliamo di deglobalizzazione.

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