Mentre infuria la battaglia nella striscia di Gaza, la comunità internazionale si interroga sul futuro della Palestina e su quando possa finire la guerra tra Israele e Hamas.
Come finirà la guerra tra Israele e Hamas? Una domanda questa che il mondo intero si sta ponendo dallo scorso 7 ottobre, funesta data dell’attacco dei miliziani palestinesi allo Stato ebraico che ha causato la durissima reazione di Tel Aviv che ora ha invaso con le truppe di terra la striscia di Gaza.
Per prima cosa ci si potrebbe domandare quando finirà la guerra tra Israele e Hamas; per l’ex capo di stato maggiore israeliano Aviv Kochavi ci potrebbero volere anche alcuni mesi prima che l’esercito israeliano porti a conclusione la sua operazione.
In questo lasso di tempo però il conflitto in Palestina potrebbe allargarsi coinvolgendo anche altri Paesi, vedi Libano o Iran, tanto che fin da subito sono stati evidenziati i rischi non solo di una guerra regionale, ma anche mondiale vista la massiccia presenza americana nell’area.
Nonostante l’imponente e organizzata azione del 7 ottobre, non c’è paragone tra la potenza militare di Israele e quella di Hamas, con il governo israeliano che si è detto intenzionato a “schiacciare” una volta per tutte il nemico di sempre.
Anche in caso di una guerra totale anche con Hezbollah, che ha una potenza militare superiore ad Hamas, una vittoria di Israele non sembrerebbe essere in discussione considerando anche il supporto statunitense.
La domanda di conseguenza è cosa succederà alla Palestina una volta che Israele avrà sconfitto Hamas: nonostante le tante voci e la ridda di ipotesi, anche a Tel Aviv non sembrerebbero avere le idee molto chiare a riguardo.
Palestina: come e quando finirà la guerra tra Israele e Hamas
Per capire quale possa essere l’epilogo della guerra tra Israele e Hamas, bisogna prima fare chiarezza su chi sia al momento al “governo” in Cisgiordania e chi invece nella striscia di Gaza.
Dopo le storiche elezioni del 2006 vinte da Hamas, nella striscia di Gaza è l’organizzazione paramilitare palestinese a dettare legge: da allora non sono state indette altre votazioni e l’Onu riconosce questo territorio come facente parte della Palestina.
In Cisgiordania invece a capo c’è l’Autorità Nazionale Palestinese del presidente Abu Mazen, il cui mandato è scaduto nel 2009 ma da allora la comunità internazionale se ne è guardata bene da spingere per nuove elezioni visto il fondato timore di una vittoria di Hamas.
Una volta terminata la guerra, secondo il consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan “Gaza e la Cisgiordania devono essere sotto un controllo unificato e probabilmente sarà l’Autorità nazionale palestinese a governare il tutto”, salvo però poi ammettere che “il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda”.
Sul futuro della Palestina Benjamin Netanyahu non si è mai voluto sbilanciare, sottolineando come prima si dovrà concludere la guerra e poi ci sarà modo di pensare al destino della striscia di Gaza.
Nel frattempo sempre più palestinesi stanno abbandonando la striscia di Gaza mentre i coloni avrebbero preso il possesso di diverse terreni appartenenti ad agricoltori palestinesi in Cisgiordania.
Alcune voci parlano di come Israele sia pronto a rioccupare la striscia di Gaza, motivo per cui sarebbe necessario “cacciare” più palestinesi possibile per mantenere una forte maggioranza di popolazione israeliana all’interno dello Stato ebraico rispetto a quella araba.
Anche l’Occidente sembrerebbe brancolare nel buio, visto che l’unica soluzione auspicata dagli Stati Uniti sarebbe quella di affidarsi ancora a un leader come Abu Mazen in là con l’età e non particolarmente amato dai suoi.
Un po’ come in Ucraina, anche per quanto riguarda la guerra tra Israele e Hamas il futuro appare essere tutto da scrivere, dato che per sentirsi “sicuri” gli israeliani dopo i miliziani palestinesi dovranno sbarazzarsi anche di Hezbollah: il sentore è che per la pace in Terra Santa si dovrà attendere ancora diverso tempo.
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