Guerra nucleare, il piano di sicurezza dell’Italia: «Al chiuso per due giorni con le finestre sbarrate»

Redazione

25/03/2022

Guerra nucleare? Le indicazioni del piano di sicurezza italiano: «Riparo al chiuso per due giorni, finestre sbarrate e iodio». Entriamo nel dettaglio.

Guerra nucleare, il piano di sicurezza dell’Italia: «Al chiuso per due giorni con le finestre sbarrate»

Guerra nucleare? Arriva la reazione dell’Italia alla minaccia atomica scaturita dalla guerra in Ucraina. Si tratta del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari con consigli pratici in caso di disastro ambientale dovuto al conflitto in corso.

Il nuovo piano di sicurezza firmato dal capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio si divide in tre fasi. Ma in cosa consiste esattamente?. Previsto anche un Piano nazionale di sicurezza civile. Entriamo nel dettaglio.

Piano per la gestione delle emergenze nucleari

È stata resa nota la bozza, firmata dal governo Draghi, del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. Nel testo, si trovano consigli pratici in caso di disastro ambientale dovuto alla guerra in Ucraina.

Tra le misure indicate, il «riparo al chiuso» con il consiglio alla popolazione di «restare nelle abitazioni con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione e condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo. Con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni».

Nel nuovo Piano di sicurezza si parla anche di «iodoprofilassi», monitoraggio della contaminazione personale, controllo della filiera produttiva (con l’indicazione di eventuali restrizioni al commercio di determinati prodotti agroalimentari) e limitazione all’importazione di beni e derrate alimentari.

Le tre fasi del piano

La bozza del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari prevede tre fasi diverse, in base all’evoluzione dello scenario incidentale considerato.

Non solo. Il piano è tarato su diversi tipi di incidente con differenze tra un impianto posto entro 200 chilometri dai confini nazionali, uno oltre quella distanza oppure per un incidente in territorio extraeuropeo.

Nell’ultima delle tre fasi, definita «di transizione», scattano le azioni di rimedio e di bonifica dei territori contaminati e la gestione dei materiali contaminati prodotti durante l’emergenza nucleare.

Boom di vendite di pillole allo iodio contro le radiazioni

Negli ultimi giorni, boom di ricerche di pillole di iodio per proteggersi o addirittura prevenire le radiazioni di un’eventuale esplosione di una centrale nucleare. In Italia, il Veneto è tra le regioni dove si registra il più alto numero di ricerche. Ma gli esperti mettono in guardia: «Evitare il fai-da-te».

In alcuni paesi europei, come Belgio e Francia, è scattata una vera e propria corsa alle farmacie a caccia delle famigerate pasticche di ioduro di potassio (KI). L’Italia sta verificando le sue scorte, mentre Protezione civile e ministero della Salute hanno attivato una ricognizione delle riserve.

Ma gli esperti lanciano l’allarme. «Il fai-da-te è da evitare. È molto importante assumere le compresse allo iodio in dosi opportune e non come preventivo in assenza di radioattività», spiega Sebastiano Venturi, medico esperto di igiene pubblica. Dunque, il medico sconsiglia assolutamente di assumere in maniera preventiva (ovvero in assenza di radioattività) le pasticche allo ioduro di potassio, perché potrebbe essere pericoloso.

Piano nazionale di difesa civile

Il Piano nazionale di difesa civile contiene strategie di prevenzione e pianificazioni mirate al soccorso in caso di attacco nucleare. Ma quali sono le contromisure da adottare per garantire la sicurezza dei cittadini in caso di attacco?

In sostanza, sono le stesse previste dai piani in caso di emergenze radiologiche e nucleari: l’utilizzo dello iodio stabile per far sì che lo iodio radioattivo non si fissi alla tiroide. C’è poi il riparo al chiuso, ovvero l’obbligo di rimanere dentro casa con porte e finestre chiuse in modo da non respirare l’aria contaminata. Nel caso i valori di radioattività siano troppo alti è previsto l’allontanamento della popolazione con protocolli ben definiti.

Non solo. Nel caso in cui la bomba dovesse esplodere in territori vicini all’Italia, è prevista la misurazione dei livelli di radiazione nell’aria, nell’acqua e anche negli alimenti, per stabilire il livello di contaminazione e definire gli interventi. Ad esempio il divieto di acquisto e vendita di determinati prodotti alimentari.

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