Il Financial Times lancia l’allarme: «La Cina pronta a fornire armi alla Russia». La replica Usa: «Ne pagherete le conseguenze». Quali sono i rischi? Intervista a Riccardo Alcaro, analista dello Iai.
Ventesimo giorno di guerra. Continuano i bombardamenti russi sulle città ucraine, colpiti anche un ospedale e diverse scuole nella regione del Lugansk. Secondo l’Onu, le vittime civili sono almeno 636, tra cui 46 bambini. Ma il bilancio potrebbe essere molto più alto. Anche il numero dei rifugiati continua a salire, sfiorando la soglia dei 3 milioni.
Oggi, ennesimo round di negoziati tra le due delegazioni in videoconferenza, ma una soluzione sembra ancora lontana. Vladimir Putin non arretra e Volodymyr Zelensky invoca l’intervento occidentale.
Intanto, è la Cina a destare preoccupazione. Ieri l’incontro a Roma tra il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan e il capo della Commissione esteri cinese YangJ Jiechi. Il Financial Times lancia l’allarme «Pechino pronta a fornire armi a Mosca» e gli Usa avvertono: «Ne pagherete le conseguenze». Ma cosa sta accadendo? Xi Jinping potrebbe davvero appoggiare Putin? Ne abbiamo parlato con Riccardo Alcaro, coordinatore ricerche dell’Istituto Affari Internazionali (Iai).
Pechino potrebbe davvero appoggiare la Russia? Quali sarebbero i rischi?
La Cina potrebbe tecnicamente, ma non è una decisione che non avrebbe conseguenze. Pechino sta ancora definendo la sua politica riguardo la guerra in Ucraina. Gli Usa hanno utilizzato questo vertice per far capire alla Cina quali azioni a sostegno di Mosca considererebbero intollerabili. Sia nel senso di aggirare le sanzioni, sia in senso militare. Per intollerabili intendo che farebbero scattare la risposta americana e europea. Per quanto riguarda la notizia del presunto appoggio militare di Pechino alla Russia, è una news fatta uscire ad arte dagli Usa per fare pressione sulla Cina. Qualora l’aiuto cinese dovesse superare le soglie critiche. Non è chiaro infatti se le dichiarazioni di Pechino risalgano a prima dello scoppio della guerra.
Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Pechino ha rilanciato le accuse di Mosca sui laboratori per attività militari biologiche gestite dagli Usa in Ucraina.
All’inizio del conflitto la Cina non ha compiuto dei passi rassicuranti. Ha sposato la narrativa russa della guerra secondo cui la colpa sarebbe della Nato e la fake news sulle armi chimiche americane in Ucraina. Ma qualche giorno fa un tweet della rappresentanza cinese all’Onu intitolato «Fake news» ha accostato Colin Powell che accusò l’Iraq di possedere armi di distruzione di massa per giustificare l’intervento americano alla notizia delle armi chimiche in Ucraina. Dalla Cina dunque segnali contraddittori. C’è sicuramente un’affinità ideologica tra Xi e Putin. Ma il passo della Russia sarebbe stato troppo lungo e Pechino sta valutando le conseguenze. In ogni caso, la Cina non romperà con la Russia. E la Russia non è isolata come si crede. È isolata dal blocco occidentale. Ma sono tanti i paesi non allineati che non romperanno i rapporti tra cui Cina, India, Israele, Sudafrica e Brasile.
Cosa accadrebbe se la Cina fornisse armi alla Russia?
Se la Cina superasse le soglie critiche ci sarà una rappresaglia americana sul fronte economico (finanziaria o commerciale). Il tipo di rappresaglia contro la Cina non sarebbe militare. Ci sono due scenari in cui la Nato potrebbe intervenire. Nel primo caso, l’Alleanza Atlantica viene colpita dalla Russia con l’uccisione di personale Nato o bombardamenti sui confini. In questo caso scatta l’articolo 5 e parte l’intervento. Nel secondo caso è la Nato ad attaccare per prima. Questo potrebbe accadere se i leader occidentali, soprattutto il presidente Biden, arrivassero a considerare la pressione insopportabile. Ad esempio se la campagna militare russa si stabilizzasse con razzi, aviazione (ancora poco utilizzata) e bombardamenti contro le città ucraine. Si tratta della stessa tattica utilizzata dalla Russia in Siria, dove gli ostacoli militari e civili sono stati ridotti in macerie. La Russia sta già bombardando le città. Se la situazione non dovesse cambiare nelle prossime 2-3 settimane, si farebbe strada l’ipotesi dell’intervento.
C’è il rischio di una guerra nucleare?
La Russia è una potenza nucleare, ma anche la Nato. La deterrenza funziona da tutte e due le parti. L’amministrazione Biden si è irrigidita con la Russia, non ritiene più la soluzione diplomatica percorribile. Biden sosterrà l’Ucraina finché Putin non sarà sconfitto e non si accontenterà di una vittoria di Pirro. Gli americani sono convinti che sapranno gestire l’escalation.
Oggi sono ripresi i negoziati. I premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia sono a Kiev per incontrare Zelensky. A che punto siamo? Il presidente ucraino parla di un accordo entro maggio.
Finora i russi non hanno aperto. L’unica cosa su cui hanno compiuto un passo indietro è stata sulla dichiarazione di «de-nazificazione dell’Ucraina», ovvero il rovesciamento del regime. Zelensky può ritenere che si arrivi a un tipo di pace non credo di lungo periodo. I negoziatori ucraini hanno riferito che i russi per la prima volta non si sono presentati con un ultimatum.
Qual è adesso l’obiettivo di Putin? Resa incondizionata di Zelensky o si può trattare?
Putin sta realizzando che la vittoria per conquista militare non è possibile, ma lo è quella per prostrazione militare. Con bombardamento massiccio delle città. Questo si tramuterebbe in una pace imposta all’Ucraina. Neutralità e amputazioni territoriali è il minimo a cui aspira Putin. Dall’altra parte Zelensky spinge per un intervento da fuori, l’Ucraina è allo stremo. I paesi occidentali hanno il lusso di poter fare valutazioni più ciniche.
Continuano le sanzioni occidentali contro la Russia. Qual è l’obiettivo, golpe interno?
Data l’indisponibilità di Putin ad arretrare, le sanzioni da mezzo si sono trasformate in un fine. Il malcontento interno può generare un cambio di governo. Ma storicamente le sanzioni hanno generato pochissimi cambi di governo, mentre sono state più utili per i tavoli negoziali. Solo che Putin non vuole sedersi a quel tavolo. A meno che alla fine la Russia non accetti di ripagare tutte le riparazioni di guerra, le sanzioni occidentali saranno mantenute. E ci troveremo di fronte a un decennio di difesa e deterrenza dalla Russia, con zero relazioni economiche. Una seconda guerra fredda.
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