I tassi di interesse da record sono ancora un allarme mondiale, ecco perché

Violetta Silvestri

14 Dicembre 2023 - 11:02

Tassi di interesse saliti ai massimi storici minacciano la stabilità finanziaria mondiale, anche se i mercati scontano tagli al costo del denaro. Perché c’è allarme per il 2024?

I tassi di interesse da record sono ancora un allarme mondiale, ecco perché

Mentre i mercati festeggiano la prospettiva di tassi di interesse in calo nel 2024, il costo del denaro da record minaccia seriamente la stabilità finanziaria mondiale.

Nel dettaglio, l’allerta su una profonda crisi del debito è arrivata dal rapporto della Banca mondiale sui Paesi in via di sviluppo. Questi hanno pagato la cifra record di 443,5 miliardi di dollari l’anno scorso per onorare il proprio debito pubblico a fronte dell’impennata dei tassi di interesse globali dal 2022 al 2023.

E lo scenario per l’anno in corso e il 2024 è visto in peggioramento. Il costo del servizio del debito per le 24 nazioni più povere del mondo potrebbe aumentare fino al 39% nel 2023 e nel 2024. La questione è cruciale e di portata mondiale. Nazioni impoverite, appesantite da un indebitamento insostenibile, a rischio default rendono ancora più fragile il contesto economico globale nel quale tutti, anche i Paesi più ricchi e sviluppati, sono inclusi.

Il bilancio della politica monetaria aggressiva delle principali banche centrali, Fed e Bce soprattutto, può ancora riservare brutte sorprese a livello di stabilità finanziaria e sociale.

La bomba dei tassi di interesse da record sta per esplodere

I livelli record di debito e gli alti tassi di interesse hanno portato molti Paesi sulla strada della crisi: questo è l’ultimo allarme lanciato da Indermit Gill, capo economista del Gruppo della Banca Mondiale e vicepresidente senior per l’economia dello sviluppo.

Il tono di massima allerta è giustificato da queste parole aggiuntive: “Ogni trimestre in cui i tassi di interesse rimangono elevati fa sì che sempre più Paesi in via di sviluppo si trovino...di fronte alla difficile scelta tra il pagamento del servizio del debito pubblico o l’investimento nella sanità pubblica, nell’istruzione e nelle infrastrutture”.

Sottolineando la gravità della situazione, la Banca Mondiale ha affermato che negli ultimi tre anni si sono verificati 18 default sovrani in 10 paesi in via di sviluppo, più del totale dei 20 anni precedenti messi insieme. L’elenco include, tra gli altri, fallimenti in Ghana, Sri Lanka e Zambia.

Il punto cruciale è che l’aumento dei tassi di interesse a livello globale e il rafforzamento del dollaro statunitense hanno reso più costoso per le nazioni indebitate onorare i propri prestiti. Più di un terzo del debito estero dei Paesi in via di sviluppo comporta tassi di interesse variabili che sono vulnerabili a fluttuazioni improvvise.

Lo scenario cupo del 2024: cosa può accadere?

Le previsioni raccontano uno scenario cupo per i prossimi mesi e anni, con 24 delle economie a più basso reddito del mondo destinate a spendere un totale di 21,5 miliardi di dollari per finanziare il proprio debito pubblico estero quest’anno e il prossimo, man mano che scadono i rimborsi obbligazionari e si fa sentire l’impatto dei tassi di interesse più elevati.

La Banca Mondiale prevede che entro la fine del 2024, l’attività economica nelle nazioni a basso e medio reddito sarà inferiore del 5% ai livelli pre-pandemici, con una crescita nel periodo 2020-24 che si stima sarà la media quinquennale più debole dalla metà degli anni 90.

Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, il debito pubblico lordo medio dei Paesi emergenti e a reddito medio supererà il 78% del Pil entro il 2028, rispetto a poco più del 53% di dieci anni prima. 

Alcuni degli Stati più poveri del mondo si trovano inoltre ad affrontare un onere aggiuntivo poiché devono ripagare il debito accumulato dopo la sospensione del servizio del debito decisa dal G20 nel 2020 e nel 2021, i cui costi esatti, ha affermato la Banca Mondiale, non saranno noti fino al 2024.

In questa cornice, il quadro del prossimo futuro non è roseo. Da evidenziare, tra gli altri dati scoraggianti, che nel 2022, i nuovi prestiti esteri ai Paesi sovrani dei mercati emergenti sono scesi al livello più basso dell’ultimo decennio.

I creditori privati ​​hanno inoltre ricevuto 185 miliardi di dollari in più in rimborsi rispetto a quelli erogati in prestiti: è la prima volta dal 2015 che i creditori privati ​​hanno ricevuto più fondi di quelli che hanno investito nei paesi in via di sviluppo.

La fragilità delle nazioni più povere è un brutto presagio per tutta l’economia mondiale. Paesi frustrati da un debito insostenibile e da pagamenti di interessi troppo elevati possono facilmente sfociare in disordini sociali, proteste contro i governanti, insurrezioni dei civili. Per questo il conto dei tassi di interesse elevati rischia di essere ancora molto salato, mentre le Borse si rallegrano dei tagli al costo del denaro.

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