Tra le riflessioni innescate dal fallimento della banca della Silicon Valley, c’è quella sul valore del capitalismo Usa, che sarebbe stato tradito. L’economia Usa è ancora pienamente capitalistica?
Mentre i mercati ancora tremano dinanzi scossi dal fallimento di Silicon Valley Bank, c’è chi tira le somme su quanto accaduto negli Stati Uniti e sentenzia: il capitalismo Made in Usa sta morendo.
Interpellato da Financial Times, Ken Griffin, fondatore dell’hedge fund Citadel, ha affermato che il pacchetto di salvataggio della banca svelato dai regolatori statunitensi mostra che il capitalismo americano sta “crollando davanti ai nostri occhi”.
Una pessima notizia secondo l’investitore, che innesca interessanti riflessioni su quanto le più entusiaste esaltazioni delle dinamiche capitalistiche possano impattare con la realtà finanziaria e con la necessità di un intervento, anche se minimo, delle istituzioni statali.
Il mercato avrebbe regolato tutto da sé, ma a che prezzo? Ecco come il caso SVB ha aperto una breve analisi sul capitalismo Usa e il suo (non) funzionamento.
Il capitalismo Usa non è più lo stesso
Griffin non ha usato mezzi termini nell’intervento riportato dal Financial Times e ha decisamente sostenuto che il governo degli Stati Uniti non sarebbe dovuto intervenire per proteggere tutti i depositanti SVB dopo il crollo della banca con sede a Santa Clara.
“Gli Stati Uniti dovrebbero essere un’economia capitalista, e questo sta crollando davanti ai nostri occhi”, ha detto lunedì in un’intervista, un giorno dopo che le autorità di regolamentazione statunitensi si sono impegnate a proteggere tutti i depositanti in SVB, anche quelli con saldi superiori ai $250.000.
“C’è stata una perdita di disciplina finanziaria con il governo che ha completamente salvato i depositanti”, ha aggiunto Griffin.
SVB è stata chiusa dalle autorità di regolamentazione statunitensi venerdì dopo che i clienti si sono affrettati a ritirare 42 miliardi di dollari - un quarto dei suoi depositi totali - in un giorno e uno sforzo fallito per raccogliere nuovo capitale ha messo in discussione il futuro del prestatore focalizzato sulla tecnologia.
Il miliardario fondatore di Citadel, il cui fondo quest’anno è diventato la società di hedge fund di maggior successo di sempre, ha affermato che la forza dell’economia statunitense significava che il governo degli Stati Uniti non doveva intraprendere un’azione così energica. Nessun intervento statale, quindi, in nome del più puro libero mercato.
“Sarebbe stata una grande lezione sull’azzardo morale. Le perdite per i depositanti sarebbero state irrilevanti e avrebbero portato a casa il punto che la gestione del rischio è essenziale. Siamo alla piena occupazione, le perdite su crediti sono state minime e i bilanci delle banche sono al massimo di sempre. Possiamo affrontare la questione dell’azzardo morale da una posizione di forza”: questa la tesi di Griffin.
I critici del pacchetto di salvataggio hanno sottolineato il rischio di azzardo morale che deriva dal rendere tutti i depositanti integri con i propri soldi depositati su SVB, mentre le autorità di regolamentazione hanno dovuto affrontare domande sui segnali di avvertimento mancati.
Ma il punto di vero interesse che Ken Griffin ha fatto uscire allo scoperto è proprio il dilemma su quanto vale ancora la regola ferrea del libero mercato, che lascia fare tutto alle sue dinamiche spesso distorsive e nocive, o quanto sia necessario l’intervento di uno Stato che salva. E ancora, probabilmente, la provocazione ha messo in evidenza come il capitalismo, a volte, vuole imporsi senza regole.
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