Dall’inizio della guerra in Ucraina, Pechino ha beneficiato di forti sconti sulle forniture energetiche dalla Russia, ma i costi globali dell’energia sono in aumento.
La Cina deve sciogliere al più presto un nodo spinoso che, in proiezione futura e in caso di conflitti, potrebbe compromettere la sua posizione di superpotenza globale. Di cosa si tratta? Semplice: nonostante possa contare su ingenti quantità di carbone Pechino è sempre stata e, in parte continua ad essere, vulnerabile sul fronte energetico.
Detto altrimenti, il gigante asiatico è chiamato a risolvere questo problema se vorrà veramente blindare la propria sicurezza nazionale ed essere il più possibile immune ad embarghi o blocchi rivali. Certo, nel corso dei suoi decenni di rapida crescita e industrializzazione il governo cinese ha cercato di tamponare l’emergenza, ad esempio aderendo all’Organizzazione mondiale del Commercio, nel 2001, e, più di recente, soddisfacendo la sua domanda di energia in rapida crescita con le importazioni. Sembrava che il peggio fosse alle spalle e invece, sia a causa dei cambiamenti climatici che per via delle nuove tensioni geopolitiche, il problema è riemerso dalle ceneri.
E non è un problema da poco, visto che, nel corso della storia, le grandi potenze che sono riuscite ad affermarsi hanno sempre potuto sfruttare ingenti quantità di energia. Banalmente, negli ultimi secoli è stato il controllo sull’energia che ha consentito all’Occidente di consolidare il proprio dominio economico, politico, militare e scientifico sul resto del mondo. [...]
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