Il mondo senza petrolio non può esistere: la previsione

Violetta Silvestri

31 Ottobre 2022 - 15:19

Altro che svolta green alle porte: il petrolio sarà ancora il re delle fonti energetiche. A ribadirlo è l’OPEC, nella sua proiezione sulla domanda di greggio. Il picco è lontano: le stime.

Il mondo senza petrolio non può esistere: la previsione

Petrolio o energie rinnovabili: cosa vincerà nei prossimi decenni?

L’OPEC ha tenuto ferme le proiezioni secondo cui la domanda globale di greggio continuerà a crescere per almeno altri 10 anni e ha affermato che sarebbe pericoloso abbandonare i combustibili fossili.

La previsione si scontra con l’opinione diffusa nell’industria petrolifera secondo cui la domanda raggiungerà un picco verso la fine di questo decennio, poiché la minaccia del cambiamento climatico spingerà il passaggio alle energie rinnovabili.

D’altronde, anche l’Agenzia internazionale per l’energia ha sottolineato che l’invasione russa dell’Ucraina accelererà un picco nel consumo mondiale di combustibili fossili, con la domanda di gas che ora dovrebbe unirsi a petrolio e carbone per raggiungere il massimo verso la fine di questo decennio, per poi calare.

Sarà davvero così? L’OPEC scommette ancora sull’oro nero, tutt’altro che finito anche in tempi più lontani, come il 2045.

La domanda di petrolio non si fermerà: la stima OPEC

Il consumo mondiale di petrolio aumenterà del 13% per raggiungere i 109,5 milioni di barili al giorno nel 2035 e mantenersi intorno a questo livello per un altro decennio, ha affermato l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio nel suo annuale World Oil Outlook.

Il segretario generale dell’OPEC Haitham Al Ghais, alla vigilia della COP27 sul clima in Egitto, ha ribadito l’avvertimento lanciato nei colloqui dello scorso anno secondo cui una rottura completa con le fonti fossili è “potenzialmente pericolosa per un mondo che continuerà a essere assetato di tutte le fonti di energia”.

La posizione dell’organizzazione ha ricevuto qualche conferma nell’ultimo anno, poiché le forniture di gas naturale e altri combustibili non sono riuscite a tenere il passo con il rimbalzo della domanda post-Covid dopo anni di sottoinvestimenti dell’industria petrolifera.

L’invasione russa dell’Ucraina a febbraio, e la conseguente interruzione dei flussi di gas naturale, ha rappresentato un’ulteriore complicazione per la transizione a basse emissioni di carbonio, poiché le nazioni consumatrici si rivolgono a combustibili più inquinanti come prodotti petroliferi e carbone come sostituti.

L’OPEC vede, quindi, la quota del petrolio nel mix energetico globale, attualmente al 31%, calare solo leggermente nel 2045 al 29%.

L’AIE vede il picco dei combustibili fossili

Al contrario dell’OPEC, Fatih Birol, capo dell’AIE, ha affermato qualche giorno fa che il mondo si sta avvicinando rapidamente a “un momento cruciale nella storia dell’energia”, poiché la domanda di combustibili fossili che hanno sostenuto l’economia moderna dall’avvento dell’evoluzione industriale si avvicina a un punto di svolta.

“Dopo la rapida crescita del consumo di gas negli ultimi 10 anni, pensiamo che l’età dell’oro del gas stia volgendo al termine”, ha affermato Birol in un’intervista. “Insieme al calo del carbone e del petrolio che già ci aspettavamo, ora vediamo un picco intorno al 2030 per tutti i combustibili fossili.”

L’AIE ha dichiarato nel suo rapporto annuale World Energy Outlook che ora vede gli investimenti in energia pulita aumentare di circa il 50% entro la fine del decennio a 2 trilioni di dollari all’anno, ovvero più del doppio dell’importo investito ogni anno in combustibili fossili oggi.

Tuttavia l’organismo, fondato all’indomani dell’embargo petrolifero arabo degli anni ’70 per fornire consulenza sulla sicurezza energetica, ha avvertito che gli investimenti verdi devono crescere ancora più velocemente a 4 trilioni di dollari all’anno entro il 2030 se si vogliono raggiungere gli obiettivi zero emissioni.

Vero è, infatti, che sebbene l’AIE si aspetti che le emissioni globali raggiungano il picco entro il 2025, rimarrebbero ben al di sopra dei livelli necessari per limitare l’aumento delle temperature medie a 1,5°C, come previsto dall’accordo di Parigi sul clima, entrato in vigore nel 2016.

La domanda di combustibili fossili dovrebbe diminuire solo “costantemente dalla metà degli anni 2020 al 2050 con una media annua più o meno equivalente alla produzione totale di un grande giacimento petrolifero.”

La strada è ancora lunga e del petrolio se ne sentirà parlare ancora.

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