Prezzo del petrolio in aumento, sulla scia di notizie poco rassicuranti sulle forniture dal Mar Rosso. Cosa succede in uno dei passaggi cruciali per il greggio a livello mondiale?
Il prezzo del petrolio è tornato in primo piano con il rialzo della sessione asiatica.
Al momento in cui si scrive, i futures sul Brent avanzano dello 0,98% a 77,30 dollari al barile e la quotazione WTI scambia a 72,50 dollari al barile con un aumento dell’1,00%.
In generale, il greggio ha perso circa un quinto rispetto al massimo di fine settembre ed è sceso del 10% su base annua, spinto al ribasso dall’offerta di shale statunitense che ha superato le aspettative degli analisti e dallo scetticismo sul fatto che tutti i membri dell’OPEC+ manterranno gli impegni di ridurre la produzione. Sebbene gli hedge fund siano ora i meno rialzisti rispetto ai dati risalenti al 2011, gli analisti di Wall Street vedono qualche margine per un rimbalzo dei prezzi il prossimo anno.
Intanto, in attesa dell’apertura delle Borse europee, il petrolio guadagna. Il motivo, però, è nel Mar Rosso. La minaccia dei militanti Houthi, che hanno attaccato diverse navi mercantili in questo strategico tratto di mare nelle ultime settimane, sta spingendo grandi spedizionieri di greggio a livello mondiale a cambiare rotta. Con conseguenze dirette sull’offerta petrolifera.
Prezzo del petrolio in rialzo: cosa succede in Mar Rosso
La geopolitica del Medio oriente irrompe sul mercato petrolifero.
Gli spedizionieri colossi come MSC Mediterranean Shipping Co. e CMA CGM SA sono stati gli ultimi ad annunciare che non invieranno le loro navi nel Mar Rosso per le crescenti minacce, mentre Maersk Tankers ha affermato che sta trovando nuove soluzioni affinché le sue navi abbiano la possibilità di evitare il percorso.
Gli attacchi alle navi dei militanti Houthi nel Mar Rosso – in particolare navi che sostengono siano collegate a Israele – in risposta alla guerra a Gaza sono ormai un rischio per chi trasporta e fornisce greggio.
Nello specifico, Bab al-Mandab (stretto che congiunge il Mar Rosso con il Goflo di Aden) è una delle rotte più importanti al mondo per le spedizioni globali di merci via mare, in particolare petrolio greggio e carburante dal Golfo diretto a ovest per il Mediterraneo via Canale di Suez o con il vicino oleodotto SUMED, così come le materie prime dirette verso l’Asia, compreso il petrolio russo.
Trovare altre rotte per l’approvvigionamento di petrolio che solitamente passa nel Mar Rosso è un ulteriore elemento che rompe gli equilibri del settore.
“L’attenzione rimane sull’offerta, con la produzione di greggio statunitense che raggiunge nuovi record verso la fine dell’anno”, ha affermato Robert Rennie, responsabile della ricerca sulle materie prime e sul carbonio presso Westpac Banking Corp. “Non è sicuro se l’aumento delle tensioni nel Mar Rosso avrà un’influenza sostanziale sui prezzi del petrolio, anche se i costi della logistica e delle spedizioni aumenteranno”.
Il rischio di uno sconvolgimento è reale e i prezzi di Brent e WTI sono infatti schizzati. Inoltre, cattive notizie sull’’offerta sono giunte anche da Mosca.
La Russia ha dichiarato domenica che intensificherà i tagli alle esportazioni di petrolio a dicembre potenzialmente di 50.000 barili al giorno o più, prima di quanto promesso. Ciò avviene dopo che Mosca ha sospeso circa due terzi dei carichi del suo principale greggio degli Urali da esportazione dai porti a causa di una tempesta e della manutenzione programmata.
La combinazione della diminuzione di petrolio russo con l’incertezza sulla sicurezza delle rotte del Mar Rosso ha innescato il rialzo del prezzo del petrolio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA