Laddove vigono meccanismi di volontarietà sussistono ampie fasce di lavoratori non coperti dai fondi pensione, come ad esempio in Italia.
Lo scorso 6 febbraio, l’OCSE ha pubblicato il consueto rapporto Pension Markets in Focus che contiene indicazioni sulle evoluzioni in atto a livello globale nel settore del risparmio pensionistico privato. Il rapporto, riferito al 2021, copre tutti i piani pensionistici a capitalizzazione, a prescindere dalla forma giuridica in cui sono organizzati (fondi pensione, contratti assicurativi, riserve nei bilanci dei datori di lavoro, altri veicoli) e dal soggetto incaricato della gestione.
A livello globale la partecipazione ai piani pensionistici si presenta a macchia di leopardo, con la modalità di adesione, obbligatoria (mandatory-quasi mandatory), automatica (automatic enrolment) o volontaria (voluntary) a influenzare in modo significativo i tassi di adesione. La modalità di adesione è ovviamente connessa al ruolo della previdenza pubblica. In stati come i Paesi Bassi, dove la pensione pubblica assicura un reddito minimo in funzione anti-povertà, sono presenti meccanismi di adesione obbligatoria che consentono di massimizzare i tassi di partecipazione. Al contrario laddove vigono meccanismi di volontarietà sussistono ampie fasce di lavoratori non coperti dai fondi pensione, come ad esempio in Italia.
Successi significativi in termini di nuove adesioni sono stati raggiunti negli ultimi anni laddove si è percorsa con decisione la strada dell’automaticità, come nel Regno Unito e in Nuova Zelanda (in Irlanda il debutto è previsto dal 2024). Purtroppo, non si può dire altrettanto dell’esperienza italiana introdotta dal 2007 attraverso il “silenzio-assenso” relativamente alla destinazione del Tfr. [...]
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