Il vero motivo per cui Musk, Zuckerberg e Bezos sostengono Trump

Laura Naka Antonelli

23 Gennaio 2025 - 14:43

Cosa vogliono esattamente Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e altri grandi nomi di Wall Street dalla presidenza di Donald Trump?

Il vero motivo per cui Musk, Zuckerberg e Bezos sostengono Trump

Ci sarebbe un motivo ben preciso che avrebbe portato non solo Elon Musk, ma anche Mark Zuckerberg e Jeff Bezos, tra i rappresentanti più illustri delle Big Tech USA, a decidere, in modo più o meno plateale, di inchinarsi al cospetto del ’re’ Donald Trump. A presentarlo Sigal Samuel, giornalista di VOX.

The broligarchs have a vision for the new Trump term. It’s darker than you think”: è il titolo dell’articolo, che spiega il fenomeno che si sta manifestando sotto gli occhi di tutti: quello degli oligarchi della Silicon Valley, ribattezzati “broligarchi”, che stanno facendo a gara per arruffianarsi il neo presidente degli Stati Uniti.

I tre - Musk, Zuckerberg e Bezos - vengono definiti leccapiedi di Donald Trump, (per usare una espressione più blanda del termine utilizzato dalla giornalista, “suck up”), dopo essersi presentati tutti impettiti e fieri alla cerimonia di insediamento del presidente eletto alla Casa Bianca di lunedì scorso, 20 gennaio 2025: data storica, che ha certificato l’ascesa al potere e l’ingresso nell’Ufficio Ovale, del 47° presidente degli Stati Uniti.

Musk, Zuckerberg, Bezos in prima fila per acclamare la nuova presidenza di Donald Trump

La presenza dei tre non poteva passare inosservata, visto che i CEO si sono seduti tutti in prima fila durante la cerimonia di inaugurazione della seconda amministrazione USA di Trump, accanto ad altri nomi del firmamento di Wall Street: l’amministratore delegato di Alphabet-Google Sundar Pichai, il CEO di Apple Tim Cook, e anche il numero uno di TikTok, la piattaforma cinese messa al bando dal precedente presidente Joe Biden, a cui Trump potrebbe concedere la grazia di continuare a fare business negli Stati Uniti, nel caso in cui venisse acquistata da Elon Musk, fondatore e numero uno di Tesla, oppure dal presidente di Oracle, Larry Ellison.

Non solo dunque Elon Musk, che si è prodigato nei mesi precedenti a favore di Trump facendosi primo sponsor della campagna elettorale del candidato repubblicano, in corsa per la Casa Bianca contro la candidata democratica Kamala Harris.

Se la presenza di Musk era considerata scontata - Musk e Trump, si può dire, fanno ormai coppia fissa - più sorprendente è stata la partecipazione alla cerimonia di Mark Zuckerberg e di Jeff Bezos, così come degli altri manager che, fino a poco tempo fa, avevano dato l’impressione non solo di non voler spartire nulla con l’inquilino della Casa Bianca, ma anche di accanirsi contro di lui, stando a quanto rivelato dallo stesso presidente americano.

Tutti con il piattino, cosa vogliono i broligarchi in cambio da Trump? Non solo tasse e deregulation

Tutti ora con il piattino per avere qualcosa in cambio? La giornalista di VOX ha ricordato che esiste al momento una narrativa che domina su tutte nel mondo dei media, secondo la quale le Big Tech americane starebbero adulando Trump, nella speranza di beneficiare in primis delle scelte di politica economica che verranno annunciate dalla nuova amministrazione USA, e che si tradurranno in un taglio delle tasse e in una fase di deregulation.

In altre parole, i dirigenti della Silicon Vallery starebbero cadendo ai piedi di Trump soltanto per tirare acqua ai loro rispettivi mulini, ergo per tutelare gli interessi delle loro attività.

Secondo la giornalista di Vox, questa narrativa non è sbagliata ma, sicuramente, non riesce a spiegare tutto. Se è vero che Trump ha, di fatto, promesso tagli massicci delle tasse a favore dei miliardari, in gioco ci sarebbe infatti ben altro.

Ciò che questi “tech bros” o così come sono stati ribattezzati da qualcuno, ovvero “broligarchs, ergo broligarchi” hanno in mente va al di là del loro puro desiderio di garantire e magari far crescere le loro rispettive ricchezze.

Trump, il mezzo per dare corpo a una ideologia fondata sulla fantascienza e sul mito

La risposta va trovata piuttosto nell’ideologia di cui questi grandi giganti si sono fatti da un po’ paladini: “una ideologia ispirata dalla fantascienza e dal mito. Una ideologia”, scrive Samuel, “secondo cui loro sono i supermen” e, in quanto tali, “non dovrebbero essere soggetti alle regole, in quanto stanno facendo qualcosa di incredibilmente importante: plasmare il mondo a loro immagine” (e somiglianza), è lecito aggiungere.

Una ideologia tutta incisa nello slogan che Donald Trump ha sbandierato nei giorni infuocati della sua campagna elettorale: “MAGA (Make America Great Again)” che, agli occhi dei broligarchi, che includono per l’appunto Musk, Zuckerberg e Bezos, così come anche dei registi del venture capital in USA Peter Thiel e Marc Andreessen, è più che altro il riconoscimento di una nuova era in cui i più potenti della Terra potranno magari finalemnte godere del privilegio divino di non essere sottoposti ad alcuna norma che cerchi di imbrigliare il loro genio.

Ciò a cui ambiscono, ha spiegato Brooke Harrington, docente di sociologia economia presso il Dartmouth College, specializzata nella scienza che studia il comportamento dei Paperon de’ Paperoni del mondo, è “un senso di impunità completo”.

Si tratta di persone che “non accettano alcun limite, qualsiasi forma possa avere”. E Trump per questi oligarchi della Silicon Valley sarebbe secondo Harrington l’avatar perfetto di questa visione del mondo, in quanto è l’uomo che ha incitato l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, quindi praticamente un golpe e che nonostante questo è stato rieletto, ed è anche l’uomo a cui la storia ha dato ragione, nel momento in cui, durante uno dei suoi processi, ha detto: “Quando sei una star, te lo fanno fare. Puoi fare tutto”.

Obiettivo: potere senza limiti. Le fonti di ispirazione di Zuckerberg, Bezos e Musk

Proprio questo riuscire a fare tutto i broligarchi vogliono ottenere con la presidenza di Donald Trump, vantando un potere con “nessun limite” che possa arrivare da qualsiasi fonte, che si tratti di un governo democratico, dagli stessi sistemi finanziari, o dei semplici fatti: perfino della stessa morte.

Tutto, per concretizzare i sogni del Superuomo: quello del Metaverso, per esempio, nel caso del CEO di Meta Mark Zuckerberg, che ha preso ispirazione dallo scrittore di fantascienza Neal Stephenson, a cui si deve infatti la paternità del termine “metaverse”. E non importa, fa notare l’articolo di Vox, che il libro “Snow Crash” che contiene questa parola sia la descrizione di un mondo distopico.

A Zuckerberg, questo piccolo particolare non interesserebbe, forse neanche lo avrebbe notato, in quanto per lui quel romanzo, più che un avvertimento, è un libretto di istruzioni.

Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ispirato invece da Star Trek, ha deciso di imbarcarsi nel business dei viaggi nello spazio attraverso il progetto Blue Origin, che punta alla colonizzazione dello spazio. Altra fonte di ispirazione di Bezos è stato il libro “The High Frontier” scritto dal professore di fisica Gerard K. O’Neill, ai cui seminari Bezos ha spesso partecipato.

C’è poi Elon Musk, che non ha fatto mistero del suo sogno di colonizzare Marte per salvare l’umanità dal pianeta morente della Terra, sogno ispirato dai libri di Isaac Asimov.

Ubermensch (Superuomo) e transumanesimo, quel sogno in comune di vincere la morte

In sostanza, ciò a cui aspirerebbero Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Pieter Thiel è più di un’America fatta di meno tasse e meno regole: la deregulation a loro avviso deve essere lo strumento attraverso il quale si possa dar corpo ai loro sogni che, come massimo comune denominatore, hanno tutti il concetto di superuomo, ubermensch, esattamente quello elaborato dal filosofo Friedrich Nietzsche.

Un Superuomo che non deve inchinarsi né al senso comune, né al moralismo né tanto meno a Dio, dunque alla morte.

Non per niente in un post su X Musk ha affermato che soltanto i “maschi Alfa” sono capaci di badare a loro stessi.

Ma a forgiare le menti di Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos è anche il transumanesimo, movimento che si è diffuso alla metà del Novecento, promosso da Julian Huxley, biologo e presidente della Società britannica eugenica British Eugenics Society, che ha poi influenzato il pensiero del futurista Ray Kurzweil.

Kuzweil ha già profetizzato che arriverà il momento in cui l’intelligenza dell’uomo riuscirà a unirsi con l’intelligenza delle macchine (intelligenza artificiale?), fino a promuovere cambiamenti nella stessa natura della mortalità in un futuro post biologico, come ha scritto lui stesso nel 1999.

E’ stato lui, a sua volta, a influenzare i giganti della Silicon Valley, Musk incluso, come dimostra l’altra creazione del braccio destro del presidente Donald Trump, ovvero Neuralink.

Obiettivo ultimo dei transumanisti è quello di dar vita a un nuovo uomo che riesca a trascendere perfino la morte.

Non è uno scherzo: Zuckerberg, Bezos e Thiel, a quanto emerge da alcuni rumor, stanno tutti investendo in startup che stanno cercando di concretizzare il sogno impossibile: quello di vivere per sempre.

D’altronde, scrive Salmen, “ciò che impone un limite a noi tutti è la morte, e lo scopo dei broligarchi è di non avere alcun limite”.

Chi è di aiuto a chi, dunque? Sono Musk, Bezos, Zuckerberg a servire a Trump, o Trump è, alla fine, solo un mezzo su cui i tre hanno intenzione di far leva per avere le mani libere e creare il loro nuovo nuovo mondo? I prossimi anni risponderanno a questo interrogativo cruciale.

Sta di fatto che il sodalizio tra le Big Tech Usa e la presidenza di Donald Trump farà forse piacere ai mercati, che continuano a scommettere sul business dell’Intelligenza artificiale, AI, grazie all’alleanza tra la Silicon Valley e Washington, forse mai così stretta come oggi. Ma questioni di etica, di bioetica, e dubbi palesi che la democrazia di tutto il mondo sia in grave pericolo, si sono già affacciati da un po’.

E spaventa ricordare quanto disse Peter Thiel nel 2009: “Non credo più che la libertà e la democrazia siano compatibili”.

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