Due vertici al MISE, altrettanti flop con rinvio. E se Taranto paga una mala gestione decennale, la raffineria di Priolo lega il suo destino all’imminente embargo sul petrolio russo. NATO o lavoro?
Sarebbe fin troppo facile paragonare i tempi di reazione da centometrista messi in campo dal governo su rave party e Ong con la politica del gettare la palla in tribuna mostrata su Ilva e Lukoil. Forse persino ingiusto. Certamente populista nel senso deteriore del termine, ovvero sfoggio vis polemica fine a se stesso e all’ottenimento di quattro likes in più. Non è lo stile di Money.it.
Perché quando di mezzo ci sono posti di lavoro, stipendi, mutui e bollette da pagare, figli a cui dare da mangiare e di che vestirsi, buttarla in facile caciara risulta sgradevole. Al limite dell’insultante. Un po’ come la scelta di Franco Bernabè, presidente del cda di Acciaierie d’Italia, di disertare l’incontro sull’ex Ilva al MISE, preferendo presenziare al webinar di Siderweb. D’altronde, noblesse oblige: le sue richieste al governo le aveva avanzate il giorno prima della riunione ministeriale attraverso un’intervista concessa a La Stampa nella quale chiedeva 1 miliardo per l’ex Ilva a causa dell’esplosione dei costi. E invitava, quasi scocciato, esecutivo e ArcelorMittal a trovare un’intesa.
Ma non basta. Perché Franco Bernabé deve aver pensato che fosse meglio mettere subito in chiaro la propria poco considerazione della politica, di fatto trattata alla stregua di un bancomat, quantomeno nei toni e nei contenuti declinati nell’intervista. Ed ecco che infatti, poco prima dell’appuntamento al MISE, è comparsa sulla scena questa missiva: [...]
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