Ilva, le novità parlano di un duro scontro legale ancora in atto tra commissari e ArcelorMittal. I dettagli
Ilva: poche novità per il rilancio dell’acciaieria di Taranto in questo gennaio cruciale. L’unica certezza sul futuro dell’industria siderurgica pugliese, infatti, sembra essere lo scontro acceso tra i commissari e ArcelorMittal.
In attesa della fine del mese, entro la quale il Tribunale di Milano attende un piano di riassetto completo e credibile, le due parti rivali si sono nuovamente scontrate su obiettivi e visione del rilancio aziendale.
Ieri, lunedì 20 gennaio, nella memoria difensiva presentata dai commissari per la causa civile in corso a Milano, sono emerse parole dure e polemiche nei confronti degli indiani. E, soprattutto, si sono fatti i conti di un eventuale abbandono dal progetto della multinazionale, che impatterebbe in modo importante sul PIL italiano.
Al momento, quindi, per l’Ilva le novità non sono affatto incoraggianti.
Ilva: commissari all’attacco di ArcelorMittal. Quali novità?
La memoria difensiva presentata ieri dai legali dei commissari Ilva non usa mezzi termini per criticare l’atteggiamento della multinazionale indiana.
Nello specifico, il documento affidato al Tribunale civile milanese avanza accuse di inadempimento sempre più marcato degli obblighi contrattuali da parte di ArcelorMittal, che continua a gestire i rami dell’azienda:
“su una base nettamente depressa ed insufficiente rispetto alla capacità produttiva. Inoltre, la consistenza del magazzino invece di essere orientata all’approvvigionamento, è fortemente sbilanciata sul prodotto finito.”
Sarebbe palese, quindi, la volontà della multinazionale di non adempiere agli impegni di produzione, resa ancora più grave, stando alle dichiarazioni dei commissari, dalla decisione del giudice di Taranto di mantenere attivo l’altoforno 2.
Gli indiani, infatti, avevano considerato lo spegnimento dell’impianto e la mancata estensione della protezione legale per danni ambientali (lo scudo penale) come condizioni vincolanti per spingere verso il disimpegno nell’acciaieria.
Ad oggi, secondo i commissari Ilva, queste valutazioni non sono veritiere, soprattutto in vista del mancato blocco dell’altoforno 2, che continua a lavorare.
Piuttosto, la multinazionale è accusata di portare avanti una politica capitalistica d’assalto, “secondo la quale se a valle dell’affare concordato si guadagna, allora “guadagno io”, mentre, se invece si perde, allora “perdiamo insieme”.
La battaglia legale, dunque, resta accesa e il clima non proprio conciliante per trovare un accordo condiviso. Mentre il dossier Ilva continua a essere sotto osservazione da parte del Governo per una soluzione di rilancio, le due parti rivali non placano lo scontro.
Disimpegno di ArcelorMittal e impatto economico: le prospettive
Lo scenario più pessimista, che vede l’abbandono degli indiani dell’accordo e del progetto di rilancio, avrebbe un impatto economico non trascurabile per il PIL italiano.
I commissari sottolineano proprio questo dato nella loro memoria difensiva:
“Le conseguenze economiche attivate dall’inadempimento di ArcelorMittal, il fallimento del progetto di preservazione e rilancio dei Rami d’azienda, avrebbero un impatto economico pari ad una riduzione del Pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano e allo 0,7% del Pil del Mezzogiorno.”
Con lo scioglimento del contratto da parte della multinazionale, inoltre, si verrebbe a creare un vuoto incolmabile, in quanto l’amministrazione straordinaria non avrebbe mezzi, risorse, struttura per sostituirsi agli indiani.
Il 31 gennaio potrebbero arrivare novità importanti per l’Ilva. Nel frattempo, la battaglia legale resta accesa e preoccupante.
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