L’erede è chiamato a pagare l’imposta di successione sui beni che riceve in eredità, ma sono previste franchigie e aliquote differenti. Vediamo come funziona e le novità 2025.
L’imposta di successione è un balzello che deve pagare chi riceve in eredità o in donazione beni mobili e immobili. Cos’è e come funziona, come si calcola e quando si paga? L’imposta prevede un’aliquota diversa e una franchigia differente in base al grado di parentela che si ha con il defunto di cui si è erede o con il donante.
Quando viene a mancare un congiunto, gli eredi sono chiamati ad aprire la successione presentando la relativa dichiarazione e provvedendo con il versamento dell’imposta.
A sorpresa, però, questa è un imposta che in Italia pesa pochissimo e che nella maggior parte dei casi neanche è dovuta perché sono previste delle franchigie piuttosto elevate che portano al pagamento della tassa solo se si ereditano o si ricevono in donazione beni dall’importo molto alto, mentre in alcuni casi è dovuta obbligatoriamente anche su donazioni o eredità più esigue.
Vediamo in quali casi si è tenuti al pagamento, e come varia l’importo in base al grado di parentela tra beneficiario e donante/defunto.
Di seguito tutto quello che c’è da sapere dell’imposta in questione.
Cos’è l’imposta di successione e donazione
L’imposta di successione e donazione è dovuta per il trasferimento della proprietà di immobili o di altri diritti qualora un soggetto benefici di un arricchimento patrimoniale mortis causa (in caso di eredità) o a titolo di liberalità (per effetto di una donazione). Le franchigie ed il sistema ad aliquote differenziato in ragione del soggetto beneficiario dell’eredità influenzano il calcolo della tassa dovuta.
Tale imposta è disciplinata dal D.Lgs n. 346 del 31 ottobre 1990, fu soppressa nel 2001 e poi reintrodotta nel 2006 dalla Legge 286 con successive modifiche.
L’imposta di successione (e donazione) si applica:
- su tutto il patrimonio lasciato dal defunto;
- sui trasferimenti a titolo gratuito, comprese le liberalità;
- sulle costituzioni di vincoli di destinazione di beni.
Imposta di successione, come funziona
È stata emanata nel 1862, subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia, la prima legge in materia di tassazione dei beni ricevuti in eredità. Prima dell’unificazione, in ogni provincia era previsto un sistema specifico: era prevista l’esenzione totale al Sud mentre, ad esempio, l’imposta dovuta era particolarmente rigorosa in Piemonte e Lombardia.
A introdurre l’imposta sulle successioni e sulle donazioni così come la conosciamo oggi è stato il DPR n. 637 del 26 ottobre 1972, poi sostituito dal Testo Unico approvato dal Decreto Legislativo n. 346 del 31 ottobre 1990.
Abrogata dal Governo Berlusconi con la legge n. 383/2001 e successivamente introdotta dal Governo Prodi, l’attuale impianto della tassa sulle successioni è quello disegnato dai commi da 47 a 51 dell’articolo 2 del decreto legge n. 262 del 2006, che ha introdotto il sistema di aliquote e franchigie a oggi applicato.
Ma cos’è la tassa di successione di cui tanto si parla? Si tratta di un’imposta che colpisce i trasferimenti di beni e diritti per successione a causa di morte. Si tratta, semplificando, della “tassa sull’eredità”.
Novità in vigore dal 1° gennaio 2025
Nella Gazzetta Ufficiale 231 del 2 ottobre 2024 è stato pubblicato il D.Lgs 139 del 18 settembre che razionalizza le imposte di registro, di successione e di donazione.
Il decreto legislativo non solo semplifica calcolo e liquidazione delle imposte in questione, ma prevede anche delle sostanziali modifiche per la gestione dei trasferimenti di azienda in ambito familiare e nella tassazione dei trust.
Nelle modifiche previste anche delle agevolazioni per gli eredi più giovani di età: per chi non supera i 26 anni è stata prevista la possibilità di versare imposte di bollo, catastali e ipotecarie utilizzando le somme giacenti che fanno parte dell’attivo ereditario per fare in modo che le somme siano liberate immediatamente dagli istituti di credito per fare in modo che i giovani possano versare le imposte.
Imposta di successione fai da te
Per l’imposta di successione, ma anche per quella di registro, la parola d’ordine diventa “fai da te”. Nelle successioni il decreto conferma quanto previsto inizialmente affermando che l’imposta debba essere liquidata in autonomia entro 90 giorni dal termine della dichiarazione di successione. L’imposta autoliquidata, in questo modo, diventa quella principale, rendendo qualsiasi intervento di rettifica come una sorta di imposta complementare.
La novità principale non riguarda solo la liquidazione dell’imposta, ma anche la modalità di presentazione delle dichiarazioni di successione: l’unico canale per l’invio è quello telematico con presentazione entro i 12 mesi dall’apertura di successione. Univa alternativa a questa tipologia di invio è quella che prevede la spedizione tramite posta raccomandata che, però, può essere utilizzata solo dai soggetti che non risiedono in Italia.
Semplificazioni anche nella compilazione delle dichiarazione di successione
Per quel che riguarda la compilazione della dichiarazione di successione intervengono novità abbastanza importanti che prevedono non sia più necessario andare a indicare gli atti di alienazione degli ultimi sei mesi (con eventuali corrispettivi).
Viene meno anche l’obbligo di allegare gli estratti catastali degli immobili oggetto della successione e il certificato dei pubblici registri per quel che riguardano navi e aeromobili (per l’individuazione).
Novità nei trasferimenti d’azienda
L’intervento riguarda anche i trasferimenti aziendali in ambito familiare. Se quote societarie o azioni di società devono essere trasferite al coniuge o ai discendenti, è prevista l’esclusione dalla tassazione qualora il trasferimento stesso permetta di acquisire il controllo di diritto o nel caso che il controllo stesso sia già in essere.
L’agevolazione previste che permette di escludere le quote dalla tassazione è vincolata al mantenimento del controllo per un periodo che non sia inferiore ai 5 anni.
Chiarimenti anche per quel che riguarda i trust: l’imposta deve essere applicata solo al momento che i beni e i diritti sono trasferiti ai beneficiari, ma può essere previsto un prelievo anche anticipato al momento della presentazione della dichiarazione di successione o a quello in cui in beni vengono conferiti nel trust. In questi casi, avendo una tassazione anticipata, quando i beni saranno effettivamente trasferiti non ci sarà tassazione.
Su quali beni si applica l’imposta di successione (mobili e immobili)
L’imposta di successione sugli immobili è dovuta per qualsiasi tipologia di abitazione: quindi appartamenti, terreni, fabbricati strumentali e così via.
Mentre l’imposta sui beni mobili si applica su automobili, barche, aeromobili e anche su gioielli, opere d’arte, azioni, obbligazioni, titoli di Stato (tassati soltanto nel caso di donazione), crediti e quote di appartenenza a società.
Quanto si paga di successione per una casa
Precisiamo che le imposte di successione e donazioni si applicano con aliquote e franchigie diverse a seconda del grado di parentela. Per quanto riguarda gli immobili a uso abitativo, le percentuali sono queste:
- per coniuge, figli, genitori e nipoti è pari al 4% del valore dell’eredità, sulla parte che supera 1.000.000 di euro;
- per fratelli/sorelle l’imposta di successione è pari al 6%, sul valore dell’eredità che supera 100.000 euro;
- per gli altri parenti (fino al 4° grado), gli affini in linea retta e gli affini in linea correlata entro il 3° grado è pari al 6% del valore dell’eredità;
- per altri soggetti non legati da vincoli di parentela, l’imposta di successione è dell’8% del valore dell’eredità, senza franchigie.
Oltre alle franchigie di 100.000 euro e di 1 milione di euro, vi è una ulteriore franchigia, pari ad 1,5 milioni di euro, per i trasferimenti effettuati in favore di soggetti portatori di handicap, riconosciuto grave ai sensi della legge n. 104 del 1992.
Il sistema costruito comporta, quindi, che non sempre si paga l’imposta sull’eredità ricevuta, soprattutto in caso di trasferimenti tra coniuge, figli, fratelli o sorelle.
Come si calcola l’imposta di successione
Ecco una tabella riepilogativa dei criteri di calcolo dell’imposta di successione:
Aliquota | Franchigia | Grado di parentela |
4% | sull’importo eccedente la franchigia di 1.000.000 di euro | per coniuge, figli e altri parenti in linea retta |
6% | sull’importo eccedente la franchigia di 100.000 euro | per fratelli e sorelle |
6% | senza franchigia | per altri parenti fino al 4° grado |
8% | senza franchigia | per altri soggetti estranei |
4%, 6% o 8% | sull’importo eccedente la franchigia di 1.500.000 di euro | per persone portatrici di handicap grave ai sensi della Legge 104 (in base al grado di parentela) |
Cos’è e come si calcola la franchigia
Per calcolare l’importo dell’imposta è fondamentale tener conto della franchigia stabilita dalla legge. Questa si calcola sul valore della donazione o della massa ereditaria per ciascun beneficiario.
La franchigia, come abbiamo visto, dipende dal grado parentela e dalla presenza di una disabilità certificata dal medico.
Come si paga l’imposta di successione
Dopo la presentazione della dichiarazione di successione, lo Stato effettua i controlli e i relativi calcoli e, nel termine di 3 anni (anche se generalmente bastano pochi mesi), invia al beneficiario l’avviso di accertamento con cui si richiede il versamento dell’imposta dovuta.
Chi eredita o riceve in donazione un bene mobile o una casa è tenuto al pagamento dell’imposta di successione entro 60 giorni dalla data di notifica dell’avviso dell’Agenzia delle Entrate.
L’imposta va versata tramite il Modello F24 - che è allegato alla comunicazione dell’Agenzia delle Entrate - e si può pagare presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, in banca o alle Poste.
Si può pagare a rate?
La risposta è sì, l’imposta di successione e donazione si può pagare a rate secondo queste modalità:
- almeno il 20% dell’importo deve essere versato nel termine di 60 giorni dalla notifica dell’avviso di liquidazione;
- la restante parte va versata in 8 rate trimestrali (che salgono a 12 per importi superiori a 20.000 euro), sulle quali sono dovuti gli interessi calcolati dal 1° giorno successivo al pagamento della tranche iniziale. Le rate scadono l’ultimo giorno di ciascun trimestre.
La rateizzazione è possibile soltanto se l’imposta supera i 1.000 euro.
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