Il più grande deposito di terre rare conosciuto in Europa è stato scoperto in Svezia: cosa significa la novità per il futuro del continente? Si tratta davvero di una svolta nel settore materie prime?
La scoperta del più grande deposito conosciuto in Europa di elementi di terre rare ha fatto crescere un certo entusiasmo nel vecchio continente.
In un mondo sempre più affamato di materie prime per svilupparsi ed evolversi e in un tempo storico, come quello attuale, di conflitti geopolitici pericolosi e marcati, la notizia è parsa ottima. L’Ue potrebbe finalmente affrancarsi dalla dipendenza della Cina per questi elementi così cruciali anche per la transizione green. Commenti positivi sono giunti anche dai media statunitensi, visto che Washington tenta di isolare il dominio economico e commerciale del dragone in una strategia nazionale che non ha colori politici.
La scoperta del giacimento di terre rare in Svezia, però, sta già suscitando riflessioni più ampie: è davvero una svolta? Quali ostacoli deve superare l’Europa per poter godere dei vantaggi del nuovo giacimento?
Terre rare in Europa: cos’è la scoperta in Svezia
La Svezia ha scoperto quello che è classificato come il più grande giacimento europeo di minerali delle terre rare - una componente cruciale per l’elettronica e il fabbisogno di energia pulita - dando un impulso significativo alla caccia del continente alla sicurezza commerciale.
La società mineraria svedese di proprietà statale LKAB ha affermato che il deposito trovato conteneva più di un milione di tonnellate di ossidi di terre rare. Il giacimento appena scoperto, chiamato Per Gejer, si trova nelle immediate vicinanze della miniera di ferro LKAB a Kiruna, la più grande del mondo.
Questi metalli sono utilizzati nella fabbricazione di auto elettriche e turbine eoliche, così come magneti, schermi di vetro, altoparlanti e vari altri dispositivi elettronici. La scoperta potrebbe aprire la strada all’estrazione di elementi di terre rare in Europa, con la regione attualmente totalmente dipendente dalle importazioni da un mercato dominato dalla Cina.
“Questa è una buona notizia, non solo per LKAB, la regione e il popolo svedese, ma anche per l’Europa e il clima”, ha affermato Jan Moström, presidente e CEO del gruppo di LKAB.
Nessun elemento di terre rare viene attualmente estratto in Europa, lasciandola dipendente dalle importazioni. L’Unione Europea riceve il 98% dei minerali dalla Cina, secondo la Commissione Europea.
Nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 2022, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che gli elementi delle terre rare, insieme al litio, utilizzato anche nelle batterie, “saranno presto più importanti del petrolio e del gas”. L’Ue prevede che la domanda aumenterà di cinque volte entro il 2030.
La questione è strategica per tutto l’Occidente. Gli Stati Uniti, che da tempo fanno affidamento sulla Cina per i minerali, stanno cercando di rafforzare la propria catena di approvvigionamento nazionale per emergere come attore globale dominante. Nel 2021, l’amministrazione Biden ha preso di mira le terre rare, tra le altre priorità della catena di approvvigionamento nazionale, per ridurre la vulnerabilità di queste industrie alle tensioni geopolitiche.
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Le terre rare in Europa: opportunità o problema?
Il primo ostacolo della coperta svedese sono i tempi. La società ha affermato che la strada per l’estrazione mineraria sarà lunga, con una licenza di esplorazione ancora da presentare e molti altri anni di necessari per scoprire l’intera estensione del giacimento.
“Se guardiamo a come hanno funzionato altri processi di autorizzazione nel nostro settore, ci vorranno almeno 10-15 anni prima che possiamo effettivamente iniziare l’estrazione e fornire materie prime al mercato”, ha affermato Moström.
Non solo. La questione è delicata e complessa anche per le conseguenze sull’ambiente e sul territorio circostante. Politico.eu ha già testimoniato mesi fa il malcontento di una parte di popolazione svedese che vive nei pressi di una riserva di minerali di terre rare nel sud della Svezia, potenziale sito minerario.
Il settore minerario ha ancora un’immagine negativa, “sporca”, ha ammesso tepo fa il commissario per il mercato interno dell’UE Thierry Breton. Gli ambientalisti avvertono che la possibilità di aprire nuove miniere all’interno del blocco rischia di danneggiare la biodiversità e inquinare le falde acquifere. Ciò sta rendendo i residenti locali consapevoli del costo ambientale della transizione verde.
Per esempio, nella contea di Jönköping, in Svezia, c’è la sede del deposito più notevole dell’UE di metalli delle terre rare pesanti, in un’area di foreste e terreni agricoli denominata Norra Kärr. Gli attivisti hanno a lungo combattuto contro i tentativi di estrarre. Il sito proposto si trova vicino a un’area Natura 2000, ovvero protetta dal diritto dell’Ue, e a monte del lago Vättern, il lago più profondo e il secondo più grande della Svezia, che fornisce acqua dolce a 250.000 persone in Svezia.
Il progetto è ben lungi dall’essere l’unico piano minerario controverso nell’Ue. Dalle miniere di litio nella Spagna occidentale e nel Portogallo centrale, a una miniera di rame in Romania - dove gli oppositori hanno acquistato terreni all’interno dell’area di sviluppo del progetto - gli attivisti potrebbero ostacolare il tentativo dell’Ue di uscire dal monopolio cinese.
Occorre il giusto equilibrio, pur sapendo di competere con gli affari spesso senza scrupoli della Cina. Per questo, la nuova scoperta svedese rischia di essere un problema, più che un’opportunità, sia per tempistiche che per impatto.
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