Il 2023 è stato l’anno record per la mancanza di manodopera e il tasso di posizioni lavorative non occupate, anche se la media dell’Eurozona è ancora più alta.
Quando si parla dei problemi del mercato del lavoro è probabile riferirsi al tasso di disoccupazione, spesso preso a riferimento come principale indicatore del mancato allineamento tra domanda e offerta. Ma non è l’unico.
C’è anche il tasso di posti di lavoro vacanti, che ribalta la prospettiva: non si concentra su coloro che cercano un impiego ma, al contrario, su chi offre una posizione lavorativa e non riesce a trovare qualcuno che possa ricoprirla. Per dirla diversamente, la quantità di posti vacanti esprime quanta offerta di lavoro rimane insoddisfatta: il lavoro c’è, ma i lavoratori mancano.
Il motivo? Il primo è facile intuirlo, se si pensa che una delle strategie con cui i datori di lavoro affrontano la carenza di personale è offrire paghe più alte. L’incentivo economico, tuttavia, come sottolineato dalla Banca d’Italia, che in uno studio ha indagato le ragioni alla base del cosiddetto mismatch nel mercato del lavoro, non è l’unica leva: il lavoro diventa attraente con condizioni più flessibili, opportunità di sviluppo professionale e anche maggiore sicurezza. Secondo Eurostat, nel secondo trimestre del 2024 il tasso di posti vacanti in Italia è stato del 2,1%, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2023. Si tratta di un valore più basso della media dell’Eurozona, che è del 2,6%, e ben al di sotto anche dei tassi rilevati in Germania (3,1%) e Francia (2,8%), ma più alto di quello della Spagna (0,9%). [...]
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