La guerra del Sudafrica alle miniere d’oro illegali e alle reti criminali che le governano si è trasformata in una carneficina con 78 lavoratori morti intrappolati. Ecco cosa sta accadendo.
In Sudafrica si muore per l’oro. Lo Stato, da sempre uno dei principali produttori di oro al mondo, è oggi teatro di una grave crisi legata all’estrazione illegale.
Le cosiddette miniere clandestine, operate da gruppi noti come “zama zamas”, rappresentano un problema complesso e multilaterale, che coinvolge criminalità organizzata, povertà, e politiche di gestione del territorio. L’ultimo tragico episodio è accaduto in questi giorni nella cittadina di Stilfontein, a sud-ovest di Johannesburg, dove la lotta alle miniere clandestine si è trasformata in una carneficina.
In questa località, centinaia di minatori illegali sono rimasti intrappolati in una miniera dopo che la polizia ha bloccato l’approvvigionamento di cibo e acqua per mesi, nel tentativo di costringerli a risalire in superficie. Il bilancio attuale è drammatico: 78 morti e 166 sopravvissuti, mentre centinaia di persone si trovano ancora intrappolate a due chilometri di profondità.
L’operazione ha sollevato dure critiche sia a livello nazionale che internazionale, mettendo in discussione le scelte delle autorità e il costo umano di questa strategia repressiva. Vediamo cosa sta accadendo nelle miniere sudafricane e quali sono le conseguenze di questo quadro.
Cosa sta accadendo nelle miniere del Sudafrica?
Le miniere illegali in Sudafrica, spesso situate accanto a quelle regolari, sono diventate luoghi di lavoro per migliaia di persone in grave crisi economica, provenienti non solo dalle regioni del Sudafrica ma da Stati limitrofi come Mozambico, Zimbabwe e Lesotho.
Questi lavoratori, privi di protezioni legali e spesso sfruttati da reti criminali, sono costretti a calarsi nelle profondità della terra per estrarre oro in condizioni estremamente pericolose. A Stilfontein, la polizia è riuscita a individuare una di queste miniere, dove centinaia di zama zamas stavano lavorando illegalmente. L’intervento delle forze dell’ordine è iniziato con l’arresto di alcuni minatori in superficie, ma è poi degenerato quando quelli rimasti sottoterra si sono rifiutati di emergere.
In risposta, la polizia ha bloccato l’invio di cibo e acqua alla miniera per diversi mesi, una decisione che, secondo le autorità, mirava a impedire la proliferazione di attività illegali. Tuttavia, questa strategia si è rivelata disastrosa: la mancanza di beni essenziali ha trasformato la miniera in una trappola mortale. Le prime operazioni di soccorso sono iniziate solo dopo l’intervento di un tribunale, che ha ordinato la fornitura di risorse di prima necessità. Ma per molti era ormai troppo tardi. Secondo la Federazione sindacale sudafricana, questa tragedia rappresenta “una delle peggiori manifestazioni di negligenza volontaria da parte dello Stato”: un omicidio di Stato. Nonostante ciò, la polizia ha difeso il proprio operato, sottolineando che combattere l’estrazione illegale è essenziale per contrastare la criminalità organizzata.
Sudafrica e le miniere illegali: le conseguenze di una crisi umanitaria
Le implicazioni di quanto accaduto a Stilfontein sono molteplici e drammatiche. In primo luogo, il bilancio umano è sconvolgente: 78 morti, 166 sopravvissuti arrestati e centinaia ancora intrappolati. Le condizioni di vita nei tunnel sono insalubri e pericolose, con il rischio costante di crolli, malattie e mancanza di ossigeno.
I minatori salvati, invece di ricevere cure mediche, sono stati immediatamente trasferiti in carcere, accusati di immigrazione illegale e di violazione delle leggi minerarie. Questo approccio ha suscitato critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani, che accusano il governo di criminalizzare le vittime: spesso gli zama zamas sono arruolati e costretti a lavorare nelle miniere da reti criminali che minacciano la loro vita e le loro famiglie.
Insomma, lo Stato - denunciano le associazioni - se la prenderebbe con i “pesci piccoli”, anziché affrontare le cause profonde del problema, come la povertà e la disoccupazione dilagante. In secondo luogo, l’immagine delle autorità sudafricane ne esce fortemente compromessa, con il rischio di alimentare un clima di sfiducia verso le istituzioni, già percepite come inefficienti nella gestione delle disuguaglianze economiche e sociali.
Infine, per risolvere il problema delle miniere, lo Stato dovrebbe parlare di regolamentazione delle risorse naturali. Il settore minerario, che dovrebbe rappresentare una fonte di ricchezza per il Paese, si è trasformato in un simbolo di sfruttamento umano e naturale e di conflitto. Finché non verranno messe in atto politiche inclusive che garantiscano condizioni di lavoro sicure, il rispetto dei diritti umani e la salvaguardia dell’ambiente, episodi tragici come quello di Stilfontein rischiano di ripetersi, con costi umani, sociali e ambientali incalcolabili.
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