Sebbene India e Cina non fossero d’accordo sul prezzo massimo occidentale del petrolio russo, questa misura danneggerà comunque la Russia. Ecco perché.
Il petrolio e il gas russi stanno trovando nuove case, lontano dall’Europa, nella regione indo-pacifica. Cina e soprattutto India stanno acquistando greggio dalla Russia a un ritmo mai visto prima: il price cap occidentale è fallito?
A dicembre le nazioni del G7, l’Europa e l’Australia hanno concordato un prezzo massimo sul petrolio russo. Questa mossa è stata subito contrastata con il deciso blocco delle esportazioni di greggio da Mosca.
Il prezzo massimo è fissato a 60 dollari al barile ma ha anche una clausola flessibile in caso di grandi variazioni del prezzo di mercato. In ogni caso, il petrolio venduto al prezzo massimo è molto più economico di quello venduto alle attuali condizioni di mercato.
A partire da mercoledì mattina il Brent, il benchmark internazionale per il petrolio greggio, è a 80,56 dollari al barile, 20 dollari in più rispetto al prezzo massimo. Le nazioni occidentali avevano sperato che i prezzi internazionali del petrolio sarebbero scesi abbastanza da interrompere le entrate russe, ma non è stato così.
Con il mercato europeo chiuso, la Russia si è voltata verso est per mantenere i propri ricavi. Anche se difficilmente potranno sostituire le esportazioni che avevano prima della guerra.
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Né la Cina, né l’India hanno concordato sul prezzo massimo imposto dall’Occidente, anche se non per mancanza di impegno. Gli Stati Uniti hanno provato per mesi a coinvolgere l’India, ma senza successo.
L’India ha bisogno del petrolio russo per la sua industrializzazione, che era stata precedentemente manomessa dalla colonizzazione occidentale. Nuova Delhi non vede alcun motivo per ritardare ulteriormente la propria industrializzazione a causa di una guerra dall’altra parte del mondo. Quindi, nonostante la loro stretta relazione con gli Stati Uniti, l’India continuerà ad acquistare petrolio dalla Russia.
Il problema per la Russia è che l’India è lontana e non ci sono oleodotti che la collegano direttamente. Ciò significa che l’unica opzione praticabile è inviare petrolio tramite navi a spese russe. I rompighiaccio carichi di greggio lasciano il porto di Murmansk, vicino al confine russo-finlandese, entrano nel Mediterraneo, attraversano il Canale di Suez e, dopo un lungo viaggio, raggiungono finalmente Cochin.
India e Cina, nonostante la loro elevata necessità di petrolio, possono permettersi di abbassare i prezzi. Anche la Russia ha un disperato bisogno di far andare avanti la propria economia, soprattutto mentre la guerra in Ucraina continua a infuriare.
In effetti, la Cina ha già stretto un accordo con la Russia per uno sconto di 6 dollari al barile. Dopo aver incluso i costi di trasporto e sconto, il prezzo complessivo è di circa 70 dollari al barile: superiore al prezzo massimo, ma ancora non abbastanza per ricostituire l’economia russa.
Quindi, per ora, si può dire che il price cap occidentale abbia funzionato. Forse non nella misura sperata dagli europei, ma sta sicuramente infliggendo danni alla Russia.
Articolo pubblicato su Money.it edizione internazionale il 2023-01-11 11:13:23. Titolo originale: India, China increase Russian Oil imports. Here’s why it won’t be enough for Russia
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