Il confronto con un anno fa e il boom dei prezzi delle auto usate avallano la tesi della transitorietà dell’inflazione USA. Ma attenzione al PPI, in calendario martedì.
Nelle ultime due sedute della settimana i mercati hanno assorbito con una certa nonchalance l’aggiornamento arrivato dall’inflazione USA.
Nonostante sia risultato maggiore delle stime sia in versione completa (+5%, dato maggiore dal 2008) sia a livello di indice depurato delle componenti più volatili (c.d. core, +3,8%, top dal 1992), l’aggiornamento relativo l’inflazione USA (qui la notizia) non ha mosso più di tanto i mercati, anzi: dall’1,58% di inizio ottava, il rendimento del decennale statunitense ha chiuso la settimana all’1,44% e l’indice del dollaro che, come il precedente, avrebbe dovuto fornire indicazioni rialziste, è passato da 90,2 a 90,1 punti.
Questo perché l’analisi dei dati arrivati giovedì ha convinto gli operatori della transitorietà delle pressioni rialziste in arrivo dai prezzi al consumo.
Inflazione USA: fattori transitori dietro il rialzo dei prezzi
Due gli elementi che (per ora) fanno dormire sonni tranquilli ad operatori e policy makers.
Da un lato il confronto è fuorviante perché un anno fa il sistema dei prezzi era completamente distorto: tra febbraio e maggio 2020 le tariffe aeree erano scese del 30%, i prezzi per affittare un auto segnavano un -23% e dormire una notte in hotel costava il 14% in meno.
Dall’altro, agli operatori non è sfuggito uno dei fattori chiave che ha decretato il balzo dell’inflazione a maggio: le quotazioni delle auto usate. Nel mese di maggio i prezzi delle auto usate negli USA hanno fatto registrare un portentoso +29,7% annuo pesando per circa un terzo sul dato totale.
Fonte: Quartz
Perché i prezzi delle auto usate sono così elevati?
In primo luogo i prezzi delle auto usate stanno salendo negli USA a causa della minore offerta di modelli nuovi in scia dei lockdown e della carenza di semiconduttori: praticamente tutti i produttori statunitensi hanno annunciato rallentamenti alla produzione e lanciato warning sui conti 2021 a causa della mancanza di chip che ha caratterizzato gli ultimi mesi e che continuerà a caratterizzare i prossimi trimestri.
Secondo i calcoli condotti dalla società di consulenza AlixPartners, il fatturato delle case automobilistiche, secondo una stima cautelativa, nel corso del 2021 scenderà di oltre 60 miliardi di dollari.
Diventati negli anni sempre più importanti per la realizzazione di un auto, ed i grandi cambiamenti che stanno rivoluzionando l’automotive ne aumenteranno l’impatto, i semiconduttori oggi sono introvabili poiché con la chiusura degli impianti a causa del Covid le forniture sono state dirottate verso quei settori, come quello dell’elettronica di consumo, che, anche nei momenti peggiori, hanno sofferto meno o si sono addirittura avvantaggiati della pandemia.
Con il progressivo allentamento delle restrizioni, mixato con la volontà delle persone di riappropriarsi di una dose di normalità, le richieste di auto sono ripartite prima delle previsioni e le forniture di chip non sono riuscite a star dietro a questo fenomeno.
Oltre alle difficoltà di reperire il nuovo, il comparto dell’usato ha dovuto fare i conti anche con il fatto che normalmente, nel corso di una recessione, l’offerta tende ad aumentare poiché le persone non riescono a star dietro ai finanziamenti accesi per acquistare il nuovo. Questa volta, grazie agli stimoli fiscali, il tasso di “default” è stato decisamente ridotto.
Gli stimoli hanno finito per distorcere anche il lato della domanda: grazie ai benefici fiscali, chi doveva sostituire l’auto ha deciso di farlo ora e, in numerosi casi, il mix di sussidi e pandemia ha permesso a chi non la possedeva di acquistare un auto, nella maggiorparte dei casi usata, perché più sicura per proteggersi dai contagi.
Inoltre, va tenuto presente che a maggio 2020, causa pandemia e lockdown, i negozianti avevano praticato forti sconti per l’acquisto di auto usate.
Operatori tranquilli ma attenzione al PPI
Valutato come un fattore transitorio, l’incremento dei prezzi delle auto usate, mettendo d’accordo operatori e autorità, non ha prodotto grandi stravolgimenti sui mercati (l’unico problema a questo punto è rappresentato dall’eventualità che l’incremento dei prezzi delle auto usate si riversi sull’intera economia).
La prossima settimana riflettori puntati sull’aggiornamento relativo i prezzi alla produzione (PPI, Producer Price Index) che, in versione “core”, quella calcolata al netto delle componenti più volatili, potrebbe superare quota 3% per la prima volta dai primi anni ’90.
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