L’influenza sta toccando picchi da record, tra le varie regioni colpite sono tre quelle più a rischio perché rientrano nella’area rossa della curva dei contagi.
L’influenza sta raggiungendo nel nostro paese dei picchi davvero straordinari e i tassi di contagio sono in continua crescita. Sono in particolare tre le regioni più a rischio, cioè Lombardia, Emilia-Romagna e Umbria, evidenziate in rosso nel bollettino di Influnet.
La situazione non è delle migliori neanche sul resto della penisola: infatti, secondo le indagini dell’Istituto superiore di sanità i contagi d’influenza hanno toccato il tasso di 12,9 casi ogni mille persone assistite. Si tratta del punto più alto di contagio toccato dai tempi dell’influenza suina del 2009-2010. Se quest’ultima, però, si è caratterizzata per una rapida discesa nel mese di dicembre, quest’anno la curva continua a salire.
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Influenza: le regioni più a rischio
I dati raccolti fino al 27 novembre riportano che le persone allettate a causa dell’influenza sono state già 2 milioni e 552.000. Gli esperti stanno perciò monitorando il quadro con molta attenzione, così da individuare le ragioni di questi altissimi tassi di contagio e le migliori precauzioni per evitarli. In alcune regioni difatti le circostanze sono piuttosto critiche:
- Emilia Romagna, con 20,24 casi su 1.000.
- Umbria, con 19,61 casi ogni 1.000.
- Lombardia: 17,80 casi per 1.000.
- Veneto, con 16,43 casi su 1.000.
- Provincia autonoma di Bolzano: 16,09 casi ogni 1.000.
- Marche, 15,68 casi su 1.000.
Questi dati sono preoccupantemente vicini al record del 2017-2018, quando l’incidenza superò i 14 casi. In quel caso, tuttavia, questo alto tasso si è registrato soltanto a metà gennaio. Al contrario, oggi l’incidenza nazionale è quasi di 13 casi e non siamo arrivati neanche alla metà dicembre.
Con tutta probabilità, dunque, la situazione continuerà a peggiorare con l’arrivo dell’inverno. A confermarlo, la curva di contagi di Influnet, resa nota dall’Istituto superiore di sanità. Il grafico mette in evidenza la crescita della curva che arriva a toccare le zone arancioni già in questo periodo dell’anno.
Secondo gli esperti non servirà molto tempo affinché la curva finisca direttamente nell’area rossa a maggiore rischio: con tutta probabilità ciò si verificherà già nel corso della prossima settimana. Il continuo incremento della curva epidemica sarà sicuramente fonte di una forte pressione sugli ospedali, considerando che in situazioni normali, nelle quali il tasso di contagi è minore, muoiono tra le 8.000 e le 10.000 persone a causa dell’influenza.
La crescita del contagio, oltretutto, non sta avanzando in modo omogeneo, ma anzi sembra aumentare progressivamente: due settimane fa gli italiani colpiti erano soltanto 563.000, mentre nell’ultima settimana sono arrivati a ben 761.000 contagiati.
Le cause dell’aumento dell’influenza
Le ragioni di questa avanzata inarrestabile sono di certo rintracciabili nelle conseguenze dell’epidemia di Covid. Secondo Gianni Rezza, direttore della prevenzione al ministero della Salute, la causa risiede proprio nei sistemi di protezione adottati contro il Covid negli ultimi anni. Così come era stato preannunciato da molti medici, l’utilizzo di mascherine, isolamento e distanziamento sociale ha inibito la normale circolazione dei virus.
Di fatto, i bambini fino ai 3 anni non hanno quasi mai fatto esperienza di alcun virus influenzale e perciò il loro organismo si trova più esposto e suscettibile del normale. Questo fattore si somma al fatto che sono proprio i bambini i maggiori diffusori del nucleo familiare, portando così a un meccanismo difficile da tenere sotto controllo.
La fascia pediatrica è comunque quella più colpita, infatti tra i bambini al di sotto dei 5 anni l’incidenza ha già toccato i 40,8 casi ogni 1.000 assistiti. Al di fuori dell’Italia le condizioni non sono comunque più rosee, infatti anche la commissaria Ue per la salute, Stella Kyriakides, ha riportato una dichiarazione in merito all’impatto dell’influenza in Europa.
Gli esperti concordano sulla necessità di adottare delle misure di prevenzione per limitare le possibili conseguenze più gravi. Si tratta essenzialmente di ricevere i vaccini per il Covid e quello antinfluenzale, al fine di evitare perlomeno la sintomatologia più pesante e pericolosa.
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