Inquinare è reato, quando e cosa si rischia

Ilena D’Errico

26 Settembre 2024 - 23:22

In alcuni casi inquinare è reato. Ecco cosa sono i reati ambientali e rischia chi li commette danneggiando l’ecosistema.

Inquinare è reato, quando e cosa si rischia

L’attenzione all’ambiente è relativamente recente, sebbene in continua crescita, tanto che soltanto nel 2015 è stato introdotto nel Codice penale un titolo dedicato ai reati ambientali. Si tratta di illeciti che riguardano per l’appunto la lesione dell’ambiente, anziché del patrimonio o dell’incolumità fisica per esempio. La moderna introduzione della normativa non contribuisce affatto a chiarire le idee ai cittadini, che spesso hanno un’idea confusa su questo tipo di reati.

Molti ritengono erroneamente che soltanto soggetti come le amministrazioni possano commetterli, anche se alcune condotte possono interessare i comuni cittadini. Così, in alcuni casi la gravità dei fatti viene sottovalutata e con essa la portata delle sanzioni, che sono piuttosto elevate. Chiariamo quindi cosa sono i reati ambientali, chi li può commettere e cosa rischia.

Inquinamento ambientale

Il reato di inquinamento ambientale è definito dall’articolo 452 bis del Codice penale come la compromissione o il deterioramento delle acque, dell’aria, del suolo e del sottosuolo in porzioni estese, dell’ecosistema o della biodiversità di piante e animali. Le sanzioni sono la reclusione da 2 a 6 anni e una multa da 10.000 a 100.000 euro, ma aumenta se il danno riguarda territori sottoposti a vincoli oppure specie protette. Un’altra aggravante riguarda la morte o le lesioni personali (con malattia di durata superiore a 20 giorni) causate dal reato.

Al contrario, la sanzione è diminuita quando il fatto viene commesso con colpa - ovvero senza l’intenzionalità - e quando non ha determinato l’effettivo inquinamento dell’ambiente, ma resta un reato di pericolo. La compromissione dell’ambiente deve in ogni caso essere “significativa e misurabile”, ma non necessariamente irreversibile. Per esempio, la pesca abusiva può rientrare in questa fattispecie, quando riguarda specie protette e avviene con modalità che danneggiano l’ecosistema marino.

Disastro ambientale

Il disastro ambientale - articolo 452 quater del Codice penale - è molto simile al reato di inquinamento, ma riguarda l’alterazione di un ecosistema in maniera irreversibile, particolarmente onerosa o tanto estesa da offendere l’incolumità pubblica. La pena è infatti della reclusione da 5 a 15 anni, oltre all’eventuale aggravate se il danno è subito da ambienti sottoposti a vincoli o da specie protette. Le attenuanti sono le medesime viste sopra, in caso di colpa o pericolo.

Il disastro ambientale ha quindi un’enorme portata, che può derivare semplicemente dall’estensione della condotta e non la sua particolarità. Per esempio, l’eccessiva deforestazione tale da compromettere il suolo.

Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività

L’articolo 452 sexies del Codice penale individua il reato di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, punito con la reclusione da 2 a 6 anni e la multa da 10.000 a 50.000 euro. Questo reato si configura ogni qualvolta un soggetto gestisce o anche solo detiene del materiale radioattivo senza le specifiche autorizzazioni e precauzioni. La pena è elevata se ne deriva anche inquinamento ambientale. Contrariamente a ciò che si pensi, anche questo reato interessa spesso cittadini comuni, per lo più nell’ambito dell’attività lavorative.

Impedimento del controllo ambientale

L’articolo 452 septies del Codice penale punisce con la reclusione da 6 mesi a 3 anni chi impedisce i controlli ambientali, di sicurezza e di igiene, li ostacola o li altera.

Omessa bonifica

L’omessa bonifica, regolamentata dall’articolo 452 terdecies del Codice penale, è un reato riguardante appunto l’inadempimento rispetto all’obbligo di ripristinare lo stato dei luoghi colpiti da danni ambientali. Questo reato può essere dunque commesso soltanto da chi per legge o disposizione dell’autorità è tenuto alla bonifica ed è punito con la reclusione da 1 a 4 anni e la multa da 20.000 a 80.000 euro. Proprio di recente la Cassazione ha inoltre chiarito che la sua caratteristica portante è l’inquinamento ambientale, che lo differenzia da illeciti come l’abbandono dei rifiuti e l’inottemperanza all’ordinanza sindacale di rimozione dei rifiuti.

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