Pensione d’invalidità e assegno di accompagnamento: ritardi INPS e ASL, lunghe attese per il riconoscimento degli assegni.
Pensioni d’invalidità e accompagnamento: causa Covid, le visite delle ASL per l’accertamento dell’invalidità da mesi procedono rallentate.
Le conseguenze della pandemia sono diverse: ovviamente si guarda in continuazione all’aspetto sanitario, in quanto 72.370 decessi sono un dato che non passa di certo inosservato. Poi però ci sono le conseguenze trasversali, come ad esempio i ritardi sulle terapie per i pazienti non Covid, spesso anche per quelle salvavita, come pure per le visite mediche di routine.
È il caso, ad esempio, delle visite per l’accertamento della percentuale d’invalidità; ricordiamo, infatti, che per il riconoscimento dell’invalidità - nonché della relativa pensione - è necessario sottoporsi alla visita medica di accertamento che viene effettuata presso la ASL di competenza.
Senza visita non vi è la possibilità di percepire la pensione d’invalidità, qualora ovviamente se ne abbia diritto; ebbene, la pandemia ha rallentato notevolmente le procedure, penalizzando i nuovi potenziali invalidi civili che da mesi sono in attesa di essere riconosciuti come tali così capire se hanno diritto ad un sostegno economico per la loro situazione. Lo stesso vale per coloro che in questi mesi si sono aggravati e che, ad esempio, sono in attesa del riconoscimento dell’invalidità totale così da richiedere l’indennità di accompagnamento.
Il Covid “blocca” le visite dell’invalidità
Ci sono migliaia di testimonianze di persone che da mesi attendono di essere chiamati per la visita di accertamento dell’invalidità. Anche chiamando il call center INPS ci confermano che le visite sono molto indietro, anche perché durante il primo lockdown queste sono state bloccate e adesso si è ripartiti a ritmi ridotti (con ulteriori rallentamenti con lo scoppio della seconda ondata).
Un vero e proprio caos che danneggia tutti coloro ai quali è sopraggiunta in questi mesi una malattia invalidante e che speravano di poter contare sull’assegno ordinario d’invalidità, riconosciuto a partire dalla percentuale del 74%.
Lo stesso vale per i casi di aggravamento: anche in tal caso serve la visita del medico competente per accertare l’aumento della percentuale d’invalidità, dalla quale potrebbe scaturire non solo il riconoscimento della pensione ma anche del relativo assegno di accompagnamento.
D’altronde, risale allo scorso ottobre l’allarme lanciato dal Consiglio d’Indirizzo e Vigilanza INPS con una delibera riguardante un’emergenza “da affrontare con coraggio ed urgenza”, ossia i ritardi accumulati nella gestione delle domande d’invalidità e nell’organizzazione delle prime visite. Lo stesso vale per le visite di revisione o conferma della condizione d’invalidità, ma per quest’ultime non ci sono comunque grandi disagi in quanto la pensione d’invalidità, qualora riconosciuta, ha continuato ad essere erogata.
Nel dettaglio, come spiegato dal Presidente del Comitato di Vigilanza, Guglielmo Loy, i numeri sono eloquenti e confermano che questa situazione necessiterà di diversi mesi affinché tutti gli arretrati possano essere smaltiti. Il dato più preoccupante è sicuramente quello che riguarda i cittadini in attesa della visita propedeutica al riconoscimento dell’invalidità, per i quali lo scorso ottobre le domande in attesa risultavano essere oltre 1 milione (1.187.045 per l’esattezza, di cui 264.114 presso l’INPS e 922.931 presso le ASL).
Una procedura che solitamente si completa in 120 giorni, con punte negative - nelle Regioni meno virtuose - che toccano i 160 giorni. Ma i ritardi accumulati causa lockdown hanno portato ad un allungamento dei tempi che si ripercuote sui cittadini, per i quali l’essere chiamati a visita sembra essere ormai un traguardo inarrivabile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA