IPO CrowdFundMe: l’esempio che il crowdfunding funziona

Riccardo Designori

26/11/2018

La piattaforma di crowdfunding ha avviato il processo che la porterà in Borsa. Money.it ha intervistato Tommaso Baldissera Pacchetti, Fondatore e CEO di CrowdFundMe. Il manager ha spiegato le linee guida dello sviluppo del portale

IPO CrowdFundMe: l’esempio che il crowdfunding funziona

È ufficialmente iniziato venerdì 23 novembre il percorso che porterà in Borsa CrowdFundMe. Il collocamento delle azioni della piattaforma leader in Italia nel crowdfunfing è previsto, salvo proroga o chiusura anticipata, fino all’11 dicembre. Il mercato di riferimento sarà l’AIM. In vista dello sbarco a Piazza Affari, Money.it ha intervistato Tommaso Baldissera Pacchetti, Fondatore e CEO di CrowdFundMe.

Sig. Baldissera, cosa vi ha spinto verso la quotazione in Borsa?
La decisione di sbarcare a Piazza Affari rappresenta innanzitutto una dimostrazione che il crowdfunding funziona. CrowdFundMe ne è un esempio concreto visto che è passata da una campagna che ha raccolto quasi 280mila euro. Vogliamo inoltre dimostrare che la finanza alternativa, come il crowdfunding, non può esistere senza finanza tradizionale.

Come pensate di utilizzare il capitale raccolto?
In questa fase non puntiamo a un processo di crescita per acquisizioni ma vorremo utilizzare le risorse per accelerare la nostra crescita organica. In quest’ottica andremo sicuramente a sviluppare tecnologicamente la nostra piattaforma e a incrementare la nostra struttura organizzativa e di marketing. Molto importante sarà l’attività di educazione finanziaria che dovremmo fare nel medio-lungo periodo per far conoscere l’equity crowdfunding agli investitori più tradizionali.

Siete la prima società che ha fatto una raccolta di equity crowdfunding che ha scelto questa strada. Pensa che in questa direzione sarete seguiti da altre realtà?
È un po’ la nostra ambizione. Nella decisione di quotarsi ha influito anche la volontà di raccontare al mercato la nostra equity story, da startup finanziata con capitali propri, al round di equity crowdfunding fino a chiudere il cerchio con una IPO. Siamo nati nel 2013 (anche se consideriamo il 2016 il nostro primo anno operativo), nel giugno 2017 abbiamo allargato la nostra compagine azionaria con l’ingresso di 122 nuovi investitori attraverso una campagna di crowdfunding e ora completiamo il percorso con la quotazione in Borsa, prima società del Fintech in Italia. Ci attendiamo che altre startup ci seguano. Senza poterne anticipare il nome, sono già stato contattato da un’altra realtà che prossimi mesi vorrebbe seguire il nostro esempio. Vogliamo essere uno stimolo per l’intero settore, una sorta di testimonial.

In quest’ottica come vede il ruolo del legislatore nello sviluppo del settore?
Indubbiamente il legislatore e l’autorità sono i primi a credere nello sviluppo del crowdfunding. L’avvio della possibilità di rubricare le quote detenute nella società presso un intermediario sono un primo passo per aumentare la liquidità degli investimenti in crowdfunding. Un altro tema che stiamo monitorando con molta attenzione è quello dei minibond. Ad ora non lo abbiamo inserito nel business plan ma se il legislatore dovesse confermare nella finanziaria 2019 le voci che stanno circolando nelle ultime settimane, ovvero che i portali potranno collocare titoli di debito, allora saremo pronti a muoverci e a cogliere l’opportunità.

Il risparmiatore che investe in CrowdFundMe in che ottica deve ragionare?
A livello generale il crowdfunding rappresenta indubbiamente un’ottima opportunità per diversificare i propri investimenti, una nuova asset class. Va inoltre evidenziato che i risultati raggiunti finora sono stati di assoluto rilievo. Il mercato è ancora agli albori ed in fortissima ascesa. Vi sono ancora enormi margini per la crescita di CrowdFundMe e per la crescita del mercato in generale. Con queste premessa sapremo sicuramente sfruttare al meglio questa opportunità andando a creare valore per gli investitori di CFM. L’operazione di collocamento è aperta agli investitori istituzionali e a quelli retail, i quali potranno sottoscrivere l’offerta fino al 11 dicembre attraverso l’intermediario Directa Sim.

La struttura dell’Ipo va in questa direzione?
Assolutamente sì. Chi acquisterà le azioni di CrowFundMe avrà 1 warrant ogni 2 azioni in IPO e un warrant ogni 2 azioni dopo il periodo di fedeltà (6 mesi). Inoltre va ricordato che come PMI innovativa, se gli investitori deterranno le azioni per 3 anni potranno detrarre dalle imposte il 30% dell’investimento effettuato nell’anno dell’investimento (quindi nella dichiarazione 2019 qualora l’IPO si chiudesse entro il 31/12/18).

Come si è evoluto in questi anni il vostro business e cosa vi aspettate per il prossimo futuro?
Il primo anno di attività vera è stato il 2016, archiviato con 500mila euro di raccolta è un fatturato di 15mila euro. La crescita dell’interesse verso il crowdfunding ha favorito il costante sviluppo degli ultimi due esercizi. Nel 2017 abbiamo finanziato progetti per circa 3 milioni di euro, con il nostro giro d’affari arrivato a 186mila euro. Nel 2018 abbiamo già superato gli 8 milioni di euro di raccolta e a livello di fatturato il previsionale è fissato a 370mila euro. Nelle nostre stime vi è poi un’ulteriore robusta crescita nel prossimo biennio, con il fatturato visto a 1,3 milioni di euro nel 2019 e a oltre 2 milioni nel 2020. Al di là dei numeri di bilancio, quello che mi preme sottolineare è tuttavia la crescita dei progetti finanziati: dai 6 del 2016, ai 17 del 2017, fino agli oltre 30 di questo 2018. Una vera rivoluzione per le società italiane alla ricerca di capitali.

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